L'arca olearia 14/03/2014

Ma i frantoiani italiani meritano davvero un albo? Perchè tutelarli per legge?

Non sono ancora estinti e già dovranno iscriversi a un albo, secondo la nuova legge approvata dalla Regione Puglia. La nuova figura diverrà a tutti gli effetti responsabile del corretto svolgimento del processo produttivo e dell’applicazione delle norme vigenti in materia


Come se non bastassero le discussioni infinite sulle quote rosa, come se non bastassero albi ed elenchi stabiliti dalle nuove normative, nazionali e comunitarie, ecco ora spuntare pure l'Albo per i frantoiani.

Chi ha avuto la brillante idea? Ma, soprattutto, i frantoiani se lo meritano?

Alla prima domanda è facile rispondere. Tutte le leggi hanno un padre, a volte una madre, ovvero il proponente della nuova normativa. In questo caso si tratta di Donato Pentassuglia, consigliere PD della Regione Puglia, che, come riportato da Artisanpost.it , nella relazione introduttiva alla norma ha dichiarato che “attraverso le maglie larghe della normativa sulla produzione hanno potuto e possono filtrare tuttora anomalie fraudolente che non sempre è facile individuare attraverso i pur rigorosi controlli. La chimica moderna, al servizio talora della sofisticazione dei prodotti, compresi quelli oleari, piuttosto che della repressione delle frodi, rendono il compito dei controllori sempre più difficile, in una continua rincorsa tra la criminosa adulterazione e la cessazione della commercializzazione di prodotti che danneggiano, oltre che il portafoglio, talora anche la salute del consumatore”.

Ma cosa c'entra la salute del consumatore o il suo portafoglio con la nuova figura, istituzionalizzata, del frantoiano? Secondo la legge regionale, che dovrebbe essere pubblicata nel giro di qualche giorno, il frantoiano diventerà il responsabile del corretto svolgimento del processo produttivo e dell’applicazione delle norme vigenti in materia. Un concetto di responsabilità individuale molto importante per responsabilizzare questo importante attore della filiera olivicolo-olearia.

E torniamo così al punto iniziale, ovvero alla seconda domanda formulata. Se lo meritano?

La prima risposta, d'istinto, sarebbe no. Ancora troppi frantoiani interpretano il proprio ruolo come quello di operai atti a far funzionare delle macchine, senza considerare che stanno lavorando una materia prima viva, le olive, da cui scaturisce un succo vitale per la nostra cucina e la nostra tradizione. Poi però pensi che questo passaggio culturale può favorire quel ricambio generazionale e anche di metodo necessario a far fare il necessario salto di qualità all'Italia olivicolo-olearia. Possiamo infatti far “crescere” gli olivicoltori ma con essi devono farlo anche tutti gli altri attori, a partire dai frantoiani.

Va salutata quindi con favore la nuova legge pugliese che, infatti, è passata a larghissima maggioranza: 40 voti favorevoli, 1 contrario e 8 astenuti.

Ma vediamo per sommi capi i contenuti della legge.

Il testo introduce e definisce la nuova figura professionale del mastro oleario, regola e stabilisce i requisiti per partecipare ai corsi regionali di formazione e istituisce l’albo regionale dei mastri oleari la cui tenuta è affidata all’Assessorato alle politiche agroalimentari.

Con questo provvedimento si disciplinano inoltre le caratteristiche degli stabilimenti di produzione olearia nella regione Puglia e si pongono le premesse necessarie per una adeguata formazione tecnico-professionale del mastro oleario.

Il mastro oleario è il responsabile della conduzione tecnica del frantoio, coordina la gestione del magazzino e dei registri, la fase di molitura, di confezionamento, la gestione, l’utilizzo e lo smaltimento dei sottoprodotti di lavorazione.

Tra le norme transitorie è previsto che per un periodo di due anni dalla data di entrata in vigore della legge possano chiedere l’iscrizione all’Albo solo coloro che dimostrino di aver svolto negli ultimi cinque anni i compiti attribuiti al mastro oleario.

di Alberto Grimelli

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Commenti 5

giampaolo sodano
giampaolo sodano
26 marzo 2014 ore 15:53

Ma di cosa parla il signor de marte!? Ma l'ha letta la legge? Dove sono i balzelli nella legge pugliese? Il frantoio è un'impresa, come tale ha la necessità di avere i professionisti necessari alla sua attività. Una cosa è certa: nel frantoio c'è, e c'è sempre stato, un mastro oleario. Altrimenti chi fa l'olio? L'olio è un alimento troppo importante per essere trattato con superficialità. E farne oggetto di polemiche prive di senso.

ferdinando de marte
ferdinando de marte
24 marzo 2014 ore 16:01

Se la creazione di tutti questi balzelli porta valore aggiunto al prodotto in termini economici... bene (cosa per la quale ho forti dubbi, in quanto, il mercato globale si rivolge alle offerte più convenienti).
A tutti coloro che si inventano questi balzelli è arrivata l'ora di dire basta, non c'è più niente da succhiare non è rimasta più una goccia di sangue per andare avanti, capisco che voglio creare servizi per spremere denaro e creare occupazione, ma se la mucca non ha più latte non la si può pure succhiare anche il sangue. e poi in un frantoi ci vorrebbe : l'avvocato, il ragioniere, il commercialista, il medico, il biologo e chi più ne ha più ne metta.....

giampaolo sodano
giampaolo sodano
18 marzo 2014 ore 21:51

ma cosa diavolo c'entra la burocrazia? cosa sono tutti questi distinguo? e poi le perplessità e i dubbi. o addirittura i doppi no. ma l'avete letta la legge? avete per caso sentito parlare di etichette poco chiare e di olio dalle olive contraffatto? e di certa stampa che ha blaterato e irriso ogni riferimento ai frantoi artigiani? ebbene la legge approvata dal consiglio regionale della puglia (la regione che da sola rappresenta il 50% dell'olio italiano) dice due cose molto semplici e chiare: all'articolo 1 che l'impresa olearia (il frantoio, non l'azienda agricola) è l'unità produttiva artigiana (non industriale) in cui si fa l'olio con le olive e all'articolo 2 che il responsabile della produzione dell'olio è il mastro oleario (non il proprietario, non l'agricoltore, non il capo del laboratorio). due norme che fanno giustizia delle tante mistificazioni che si sono fatte e dette sull'olio extravergine nel costante tentativo di eliminare dal mercato il frantoio, il suo prodotto artigianale e la indispensabile professionalità e creatività di chi sa fare l'olio dalle olive.
per continuare a confondere le idee al consumatore (e a fregarlo) è bene non cambiare nulla: se, per esempio, la legge mongello prescrive che la parola MISCELA deve essere scritta ben leggibile sull'etichetta o che bisogna obbligare i ristoratori ad usare le bottiglie con il tappo antirabocco si fa in modo che la legge finisca nella spazzatura di bruxelles.
e allora vediamo cosa si inventeranno, i soliti noti, per bloccare la legge pugliese. nell'attesa, caro Grimelli, non sottoporti al fastidio della puzza asfissiante della burocrazia (o dell'olio esportato a mumbai o a taiwan), meglio esercitare l'olfatto a riscoprire i profumi straordinari del nostro olio artigianale (meglio ancora se firmato da un bravo mastro oleario).

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
17 marzo 2014 ore 12:41

Ben comprendo il fastidio, per non dire di peggio, di una burocrazia asfissiante, quale quella italiana.
Ecco perchè ritengo vadano ben soppesati i pro e i contro di certe scelte e di certe leggi, senza rifiutarle a priori solo perchè creano o potrebbero creare ulteriori adempimenti.
E' chiaro che, se vediamo solo questo aspetto, ogni norma è assolutamente negativa. Ho cercato però di andare oltre le apparenze e una decisione istintiva.
Al contrario di quanto avviene in molti paesi in cui vige un profondo e innato liberismo, in Italia guardiamo con diffidenza alle associazioni private o comunque agli albi privati. Consideriamo questi strumenti solo lobby di potere o, al più, circoli chiusi e non elementi di valorizzazione di una filiera o di un prodotto.
In Italia qualsiasi cosa, se non viene fatta "per legge", è quasi come non esistesse. Le certificazioni "di legge" valgono molto di più di quelle volontarie, anche se molto stringenti.
Ecco allora che un riconoscimento della figura del frantoiano, della sua centralità nella filiera olivicolo-olearia, attraverso una legge può essere uno strumento utile, se sfruttato a dovere, per imporre all'attenzione della pubblica opinione la categoria.
E' chiaro che anch'io ho perplessità e dubbi. La legge avrà un'applicazione snella ed efficiente? I frantoiani saranno in grado di valorizzare la propria figura?
Ci sono i disfattisti, coloro i quali, a priori, ritengono che la risposta non possa che essere negativa ad entrambe le domande. Io, invece, voglio essere positivo, guardando al futuro con speranza.
Vediamo quel che succede. Il sottoscritto e Teatro Naturale non hanno mai lesinato critiche di fronte ad atteggiamenti assurdamente chiusi e ottusi della burocrazia (vedi recente vicenda Inail per piccoli frantoi). Vigilieremo e solo col tempo capiremo se le opportunità offerte da questa legge verranno colte o si trasformerà nell'ennesimo balzello.

marco de dominicis
marco de dominicis
17 marzo 2014 ore 10:16

Mi scusi Dott. Grimelli, lei scrive "La prima risposta, d'istinto, sarebbe no.".
Io aggiungo : anche la seconda risposta, ragionata, è NO.
Poveri noi, altra - inutile - brocrazia.