Bio e Natura 16/02/2013

Le biomasse più inquinanti delle fonti energetiche tradizionali

Le biomasse termiche emetterebbero bruciando oltre 1.000 volte più particolato fine delle fonti gassose e ridurrebbero soltanto parzialmente quelle di CO2


Il settore che più contribuisce al peggioramento della qualità dell’aria in Italia è quello del riscaldamento. Le politiche energetiche devono tener conto di un'analisi complessiva delle caratteristiche dei combustibili oggi disponibili. Se ne è discusso oggi a Roma al convegno “I combustibili da riscaldamento in Italia – Riflessi economici e ambientali”, promosso da Assogasliquidi, Associazione di Federchimica che rappresenta il settore del GPL, un prodotto che proviene per il 50% dagli stessi pozzi di gas naturale e il cui utilizzo, grazie alle sue caratteristiche, potrebbe contribuire efficacemente alla lotta all’inquinamento.

Lo studio di NE-Nomisma Energia presentato oggi sull'argomento rileva che la crisi economica ha fatto registrare in Italia un aumento record di consumi (20 milioni di tonnellate nel 2012) e importazioni (+26 % nei primi mesi del 2012) di legna, pellet e cippato, le cosiddette biomasse termiche.

Un incremento che si spiega col costo ridotto del prodotto rispetto ai combustibili tradizionali, in gran parte dovuto al loro regime fiscale; le biomasse godono infatti di Iva agevolata e non pagano le pesanti accise che invece gravano sui combustibili tradizionali che, oltre alle accise, pagano l’Iva a prezzo pieno: così la tassazione sulle biomasse è di 2-5 euro/MWh contro valori fino a 67 euro/MWh per le fonti tradizionali.

“Questo trend dei consumi, purtroppo, non è in linea con le nostre esigenze ambientali che sono prima di tutto quello di pulire l’aria delle nostre città, e della nostra Pianura Padana, dal particolato fine” ha dichiarato Davide Tabarelli, Presidente di NE-Nomisma Energia. “Il confronto tra i combustibili rileva infatti che le biomasse termiche emettono bruciando, anche nelle migliori condizioni, oltre 1000 volte più particolato fine delle fonti gassose come il GPL. Sebbene sia fondamentale tenere conto del vantaggio economico nell’uso di biomasse e della riduzione, a volte discutibile, della CO2, non dobbiamo dimenticare la priorità ambientale della qualità dell’aria. Si evidenzia che per quanto riguarda le emissioni di polveri, NOX, diossina, l’utilizzo delle biomasse comporta attualmente emissioni molto più consistenti rispetto ai combustibili tradizionali e, in particolare, a quelli gassosi”

Proprio il confronto tra la politica energetica del Paese, in vista degli obbiettivi posti dall’Unione Europea nel 2020, e la congiuntura economica con i nuovi stili di vita che questa ha determinato, è stato al centro della tavola rotonda di oggi.

“L’auspicio del settore è che il nuovo Governo tenga conto, nelle politiche energetiche, di più fattori oltre a quello economico e a quello della riduzione della CO2. Servono misure di incentivazione che non creino uno squilibrio e che portino realmente il nostro Paese ad uno sviluppo più sostenibile” ha commentato Paolo Dal Lago, Presidente di Assogasliquidi/Federchimica.

Ai lavori sono intervenuti Walter De Santis, Direttore Centrale gestione tributi e rapporto con gli utenti Agenzia delle Dogane; Paolo Puglisi, Direttore Legislazione Tributaria Dipartimento delle Finanze; Sebastiano Serra, Capo Segreteria Tecnica del Ministro dell’Ambiente; Stefano Ciafani, Vice Presidente Nazionale Legambiente e Stefania De Feo, Confindustria

di C. S.