Editoriali 05/09/2014

Il made in Italy viene prodotto all’estero? Facciamolo consumare in Italia


Se la genialità italiana viene poi concretizzata all’estero non è certamente un bene per il nostro Paese, ma qualcosa si può pur fare: per esempio indurre gli stranieri a venire a consumare da noi. E’ questa la visione dei Narratori del gusto, un movimento in forte crescita che basa la sua esistenza su una comunicazione fortemente innovativa dei prodotti tipici e dei territori che li originano.

Quando i nostri prodotti sono consumati nei territori che li originano hanno un gusto più convincente, ma non solo: gli importatori delle nostre eccellenze possono acquisire argomentazioni di vendita adeguate solo se vivono in prima persona la cultura del prodotto. Questa passa attraverso l’esperienza sensoriale costituita dalle caratteristiche del prodotto ed è incredibilmente potenziata dal contesto in cui trova origine. E se il passaggio dal “vedere” al “gustare” è cosa buona, ancora più efficace è il transito dal “vedere” al “fare” per poi “gustare”. Pensiamoci un’attimo: che ci fa quel giapponese in una giornata di pioggia nelle Langhe? Perché non proporgli un corso di cucina per fare i tajarin o la bagna caoda? E alla fine un bell’assaggio condotto rilevando le sue percezioni e basando su quelle la corretta esecuzione del piatto, la sua storia, gli aneddoti che lo accompagnano, i vini che meglio si abbinano. Con quale tornaconto? Il primo e il più importante: si diverte, e quindi quando tornerà a casa sua diventerà un ambasciatore delle Langhe inducendo i connazionali a fare anche loro l’esperienza. Il secondo: in una giornata di pioggia non imparerà tutti i piatti delle cucina langarola, quindi sarà tentato di ritornare. Il terzo: in Giappone vorrà dare prova della sua nuova abilità, quindi riunirà amici ai quali servirà il suo elaborato accompagnato da un vino delle Langhe. Il quarto: con ogni probabilità prolungherà di qualche giorno la sua permanenza, portando ricchezza a tutta la comunità. Il quinto: non solo si sono consumati prodotti agricoli locali, ma si è creata occupazione. Bastano questi cinque motivi per pensare di fare qualcosa di meno stereotipato e di più coinvolgente nel turismo?

I Narratori del gusto sono nati nel 2012 con la filosofia di coniugare prodotti e territori attraverso l’analisi sensoriale originando così forme di comunicazione che trasformano l’uditore in protagonista consentendogli a sua volta di imparare a trasferire quanto ha appreso. Oltre 350 sono gli allievi ai corsi di brand ambassador che ora sono al servizio dei produttori per portare una ventata di novità nelle relazioni con i clienti. La qualità dell’azione dei Narratori del gusto ha convinto organizzazioni importanti e produttori di vaglia ad aderire all’associazione: dalla Federazione Italiana Pubblici Esercizi a Gualtiero Marchesi, per non parlare di new entry come Baladin, Acetum, Accademia Italiana Degustatori Riso, Distilleria Bottega, Dersut Caffè, Canevel, Confraternita di Valdobbiadene.

Oggi l’associazione è quindi in grado di svolgere un grande volume di attività che potrebbe essere destinato all’accoglienza degli stranieri con il duplice vantaggio: farli stare di più e meglio in Italia e renderli ambasciatori dei nostri prodotti all’estero. Quindi il made in Italy produrrebbe più reddito di cui una parte andrebbe soprattutto ai giovani che hanno abbracciato questa professione: tanti, bravi e motivati. L’azione dei Narratori del gusto è infatti di tipo relazionale: non c’è cattedra sulla loro strada, ci sono gruppi di persone - a volte curiose, altre volte un po’ annoiate dal sentire le solite storie - che investono sul conoscere divertendosi. Vista una cantina viste tutte, e molte volte di fronte a un monumento sono inondate di date, nomi, alberi genealogici e schegge di storia dell’arte. I piedi dolgono, magari sopraggiunge la sete. Le guide turistiche che sono state convertite in guide sensoriali hanno cambiato stile: ci si riposa in trattoria, con una degustazione, e magari è su questa che si costruisce la storia del territorio in cui si inserisce anche il monumento.

di Luigi Odello

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Commenti 1

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
06 settembre 2014 ore 10:22

Ospitare nelle nostre cucine magari solo per una bruschetta con diversi e ben scelti gusti di olio, o un assaggio di vari tipi significativi e particolari di miele, oppure di formaggi, salumi, ecc scelti tra quelli estranei alla grande distribuzione, sono in effetti spesso un valore elevato e indimenticabile per nostri ospiti, ancor di più se stranieri.

Ho casi di conoscenti in diversi paesi che anche a distanza di generazioni mi vengono ricordati con partecipazione come eventi gastronomici importanti.

Secondo me è ottima l'idea di enti preposti a fornire queste sensazioni, fino a spingerle alle ricette.

Tutti noi però possiamo incrementare il successo dell'operazione, se, anche singolarmente, sapremo far parte delle nostre eccellenze culinarie i nostri amici, ospiti, clienti, ecc, trasformandoli in ambasciatori disinteressati e convinti dei nostri prodotti.

Ovviamente se una volta a casa, entrano in un negozio che esponga prodotti che gli ricordano i gusti apprezzati, e li trovano privi di quelle sensazioni superiori, non verrà annullato il primo ricordo, ma sicuramente accentuata la diffidenza.

Un collettivo sforzo di miglioramento credo sia la chiave per mantenere alto il prestigio del paese. Ne saremo capaci?