Associazioni di idee 24/11/2017

Gli industriali oleari italiani tradiscono la produzione olivicola nazionale

Gli industriali oleari italiani tradiscono la produzione olivicola nazionale

Grave che si preferisca un olio extra comunitario rispetto al rilancio della produzione nazionale. Dura presa di posizione di Sicolo, Loiodice e Canino dopo le parole a Tunisi del Direttore di Assitol


“Invece di proporre soluzioni per rilanciare l’olivicoltura nazionale e difendere il made in Italy, il direttore di Assitol benedice le importazioni a dazio zero, senza controllo, dalla Tunisia e ribadisce l’impegno degli industriali italiani nella selezione di oli di qualità in giro per il Mediterraneo. Si tenta, ancora una volta, di calpestare gli interessi degli olivicoltori italiani, giocando anche sulla pelle dei consumatori, in nome del business senza scrupoli: continueremo ad opporci con tutte le forze a questa logica”.

Il mondo della produzione italiana risponde unito e sconcertato alle parole del direttore di Assitol, associazione degli industriali oleari italiani, Andrea Carrassi, riportate nelle ultime ore dagli organi di stampa.

In un incontro a Tunisi, infatti, Carrassi ha benedetto le importazioni di olio a dazio zero, senza controllo e programmazione, dal paese africano, ribadendo l’impegno delle aziende olearie italiane nella selezione di oli in giro per il Mediterraneo.

Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, Unapol e Unasco non ci stanno e rilanciano.

“È grave che l’industria olearia italiana preferisca commercializzare un olio di dubbia provenienza, prodotto in condizioni igienico sanitarie disastrose attraverso manodopera sfruttata e sottopagata, al Made in Italy dei produttori italiani, tracciato e di qualità”, attaccano i Presidenti Gennaro Sicolo (CNO), Tommaso Loiodice (Unapol) e Gino Canino (Unasco).

“Le parole di Carrassi sono gravi perché giustificano i comportamenti di molti industriali, anche di quelli più fraudolenti, protesi ad importare prodotto da paesi comunitari ed extracomunitari e a mettere sul mercato miscele di oli più o meno extravergini – dichiarano i rappresentanti del mondo della produzione olivicola italiana -. Queste parole smentiscono la stessa associazione degli industriali italiani, impegnata insieme a noi nel FOOI, Filiera Olivicola Olearia Italiana, che invece fino ad ora aveva sempre ribadito il sostegno alle iniziative della produzione per il rilancio dell’olivicoltura nazionale”.

"Più che parlare di dazio zero dalla Tunisia, gli industriali italiani dovrebbero combattere contro le tante complicazioni che le nostre migliori produzioni di olio extra vergine di oliva devono affrontare quando cerchiamo di esportarle nel mondo - continuano i Presidenti di CNO, Unapol e Unasco -. Oltre ai dazi che tutti i paesi utilizzano, ci sono le cosiddette barriere non tariffarie, come le restrizioni quantitative, sanitarie, burocratiche e tecniche: Paesi come l'Australia, gli Stati Uniti, Taiwan, il Brasile, l'Arabia Saudita, l'India, la Cina e tanti altri le utilizzano per rendere difficile la vita agli esportatori di olio extravergine di oliva".

“Il 28 novembre incontreremo nuovamente il Ministro Martina e metteremo sul tavolo questi problemi - concludono i Presidenti di CNO, Unapol e Unasco -. Chiediamo al governo una presa di posizione definitiva a sostegno della produzione italiana e dell’olio extravergine d’oliva Made in Italy”.

di C. S.