La voce dell'agronomo 01/10/2005

SE IL MARKETING VINCE SULL’AMORE NAZIONALE CI SI DA' LA ZAPPA SUI PIEDI. IL CASO ALITALIA

Ottimi formaggi francesi nella sala vip dell’aereoporto di New York. Il tutto offerto dalla nostra compagnia di bandiera. Lo sdegno della Coldiretti e la risentita sorpresa del Ministro. Non possiamo unirci al coro delle proteste. Alitalia ha operato secondo logiche di mercato


La polemica è partita da una solerte denuncia della Coldiretti.
Nella sala vip dell’aereoporto di New York, l’Alitalia offriva ai propri clienti prelibati formaggi cinesi e non gli italiani.
Scandalo e ignominia sulla nostra compagnia di bandiera. Che fulmine li colga.
“L'Italia ha conquistato la leadership europea negli alimenti tipici e di qualità e il mercato statunitense rappresenta un enorme sbocco commerciale per la produzione nazionale legata al territorio e con origine garantita. In un luogo di prestigio e immagine – sottolinea la Coldiretti - che può rappresentare una vetrina per l'Italia e i suoi prodotti, anziché offrire assaggi di parmigiano reggiano, grana padano, provolone, pecorino romano o uno dei quasi cinquecento formaggi tipici italiani (32 a denominazione di origine e 451 tradizionali censiti dalle regioni) stona fortemente la presenza di minicaciotte francesi.”
Un’occasione promozionale di importanza strategica è andata perduta.
Possiamo e dobbiamo sfruttare meglio, molto meglio, le occasioni che ci si presentano.
Oggi, a livello internazionale, la pubblicità e il marketing sono fattori basilari per conquistarsi un posto di rilievo nell’immaginario collettivo e, di conseguenza, quote di mercato.
Ecco perché mi ha sconcertato la dichiarazione del Ministro Alemanno “Sono rimasto notevolmente sorpreso nell’apprendere dell’offerta di formaggi francesi nella sala vip Alitalia dell’aeroporto JFK di New York” seguita da affermazioni copiate dal comunicato stampa emesso da Coldiretti. Più che il Ministro in questo caso a rimanere sorpreso è stato l’ufficio stampa del Ministero che ha pubblicato un comunicato così poco convincente da apparire estorto.

A queste due autorevoli voci si è unito un coro di protesta nei confronti del comportamento così poco patriottico dell’Alitalia.
La schiera è folta e ben nutrita, ma non possiamo unirci a essa.
La nostra compagnia di bandiera, già non esente da critiche e colpe, non può però stavolta essere criminalizzata e messa pubblicamente sulla gogna per aver operato secondo logiche di mercato.
Per essere presenti in sala vip a New York i formaggiai e le autorità francesi hanno pagato. Alitalia ha quindi semplicemente messo a disposizione un proprio spazio “promozionale”.
Sono sicuro che se i dirigenti di Alitalia avessero ricevuto offerte da parte di produttori italiani, delle nostre organizzazioni di categoria o di una delle strutture, come Buonitalia, deputata a fare marketing agroalimentare, sarebbero stati ben felici di proporre alimenti “made in Italy”.
Purtroppo manca una vera strategia di promozione. Si spendono migliaia e migliaia di euro (quanti?) per immensi e deserti stand in fiere e manifestazioni e si dimentica il direct marketing, quello che contatta direttamente il consumatore laddove è più ricettivo, là, come in una sala di aspetto di un aeroporto, ove ha tempo da dedicare alla cultura gastronomica e culinaria. In questo campo non siamo secondi a nessuno, in fatto di comunicazione temo che abbiamo ancora molto da imparare dai nostri cugini francesi.

di Alberto Grimelli