Articoli 29/10/2011

Il cibo? Ora è targato Kosher e Halal

Il cibo? Ora è targato Kosher e Halal

E' grande successo per gli alimenti destinati a una popolazione ormai multietnica. Si fa largo il cibo pensato su misura per ebrei e musulmani. E intanto le imprese agricole si stanno attrezzando per soddisfare la richiesta


“La concordia tra mondo musulmano ed ebraico si può trovare anche a tavola, venendo incontro alle esigenze di ampie fasce di consumatori, impegnandosi per favorire uno sviluppo armonioso del pluralismo in una società sempre più multietnica”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi nel corso del seminario, promosso dall’Organizzazione degli imprenditori agricoli, dedicato alle certificazioni kosher (per gli ebrei) e halal (per i musulmani).

Il seminario è indirizzato alle aziende agricole associate, con lo scopo di evidenziare le opportunità di queste certificazioni, che possono diventare utili strumenti di marketing per collocare i prodotti nella grande distribuzione in Italia ed all’estero.

“Quello del kosher – ha spiegato Pietro Busconi della sede italiana dell’autorevole ente di certificazione USA - è un segmento di mercato che nel mondo vale 150 miliardi di dollari. Ogni anno 2500 nuovi prodotti diventano kosher”.

La certificazione kosher apparentemente ha un bacino di utenza limitato (la comunità italiana di religione ebraica è composta da circa 50 mila persone), ma permette di essere più competitivi in chiave di export. Ad esempio – è emerso nel seminario di Confagricoltura - un'alta percentuale di catene di supermercati negli Stati Uniti richiede che i fornitori abbiano la certificazione kosher, perché in questo modo possono coprire una più ampia fascia di pubblico. Tale certificazione, per molti consumatori stranieri, non necessariamente di religione ebraica, è garanzia di qualità, salubrità, sicurezza alimentare, dal momento che il processo produttivo avviene sotto il controllo dei rabbini in tutte le sue fasi.

Analoga situazione per i prodotti certificati halal, destinati al mercato dei consumatori musulmani, ma non solo. Il rispetto delle leggi italiane ed europee in materia di igiene, sicurezza alimentare e benessere animale è imprescindibile al fine del rilascio di questa certificazione, che si ottiene quando il processo produttivo è totalmente controllato dagli imam.

“Molte le opportunità per le aziende che si affacciano ad una platea che rappresenta il 20% della popolazione mondiale, con nutrite comunità presenti anche nel nostro Paese (1,5 milioni di persone) ed in tutta Europa (20 milioni) che richiedono prodotti alimentari, ma anche cosmetici e farmaceutici, che rispettino le prassi indicate dal Corano - ha rilevato Isa Nicola Benassi, responsabile qualità di ‘Halal Italia’, importante ente italiano, riconosciuto dal governo, di certificazione volontaria per i prodotti del made in Italy -. Si stima che il mercato halal-food valga in Europa 70 miliardi di dollari (in Italia 5 miliardi) e sia destinato a crescere ulteriormente con grandi opportunità per le aziende che esportano. Il sistema halal nel suo complesso, in tutto il mondo, vale 2,3 migliaia di miliardi di dollari”.

Insomma - nel seminario di Confagricoltura - quella che si profila è indubbiamente una grande opportunità commerciale per le imprese agricole, soprattutto in chiave di internazionalizzazione. E’ come ha detto il New York Times riferendosi alle certificazioni kosher (ma la considerazione vale anche per l’halal) “una delle migliori decisioni di business che un’azienda possa prendere”.

“Le certificazioni kosher ed halal derivano dalla sacralità dell’alimento, che deve essere puro, incontaminato, lecito - ha concluso il presidente di Confagricoltura Guidi -. Ci accostiamo a tutto ciò con rispetto. Anche attraverso il cibo si può costruire un ponte che avvicina culture e religioni; un ponte che un’Organizzazione come la nostra, laica e attenta al business, ma anche sociale, e sostenitrice delle integrazioni tra i popoli, non può non cogliere”.

 

LA SACRALITA’ DEL CIBO ALLA BASE DELLE CERTIFICAZIONI KOSHER ED HALAL

La Bibbia sulle prescrizioni ebraiche in materia alimentare

Per gli ebrei vi sono degli alimenti che sono considerati puri ed altri impuri e nella Bibbia (Levitico 11,1 e seguenti) viene elencato tutto ciò che si può o non si può mangiare.

Sono consentite le carni dissanguate di tutti i ruminanti con gli zoccoli fessurati, come bue e montone, di animali acquatici con pinne e scaglie, di volatili (esclusi alcuni, come i rapaci, esplicitamente proibiti).

Non sono consentite le carni di animali carnivori, di maiale e i frutti di mare.

Il Corano sulle prescrizioni islamiche in materia alimentare

È importante sottolineare che nel Corano non si trovano “elenchi” di cibi leciti, semplicemente perché la regola generale è che tutte le cose buone offerte dalla Provvidenza di Dio sono lecite e benefiche per l’uomo, mentre sono le cose proibite (haram) a costituire una eccezione e ad essere, quindi, indicate esplicitamente.

Secondo il Corano, dunque, tutti i cibi sono halal ad eccezione delle carni di animali già morti prima della macellazione, di maiale, di animali macellati senza invocare Dio.

 

di C. S.

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Commenti 2

Fabrizio Penna
Fabrizio Penna
30 ottobre 2011 ore 18:29

Caro Romano, io sono cattolico-cattolico (definizione strana ma che vuole fare il paio con la sua di cattolico laico che, certamente per mia incapacità, non comprendo cosa significhi) e desidero farle rilevare che anche nel cristianesimo cattolico (che poi significa universale) è buona norma pregare, benedire e ringraziare per il cibo, sia quando lo si ottiene e/o produce sia quando lo si consuma, anche se la nostra religione non ha fissato rigide norme obbligatorie. Tutto è lasciato al libero arbitrio. Essendo il cristianesimo una religione basata sul rispetto, sull'amore, sul perdono e sulla non condanna del prossimo, ci chiede di anche essere tolleranti verso i conportamenti altrui, ma contemporaneamente fedeli agli insegnamenti del Vangelo. Relativamente al cibo Gesù ci dice chiaramente: «Ascoltate e intendete: non quello che entra nella bocca contamina l'uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l'uomo!» (Matteo 15:11)
Mi sembra molto chiaro, anche se non sempre lo è, visto che un amico sacerdote scherzosamente ma non troppo sostiene che la maggiorparte dei cristiani vanno a messa per mangiare Cristo e quando escono mangiano i cristiani!
Un caro saluto
Fabrizio Penna

Romano Satolli
Romano Satolli
29 ottobre 2011 ore 17:18

Da cattolico laico, perchè un animale macellato sia halal, tutti i macellai dovranno pregare mentre li ucciidono? Nei macelli industriali, sarà sufficiente diffondere le preghiere con sistemi di diffusione automatici?
Infine mi chiedo: come si può prgare Dio, quando si invoca la morte di un proprio simile?