Articoli 29/01/2011

Dieci regole d'oro per celebrare un matrimonio perfetto a tavola

Il Club Papillon lancia a Riva del Garda, in occasione di Expo Riva Hotel, il "decalogo della cerimonia". Il pranzo ideale non deve mai superare le tre ore


Siamo sicuri che i pranzi e le cene da cerimonia (matrimonio in primis) siano ancora attuali? Questa domanda, da tempo, riecheggia tra gli addetti ai lavori, ma anche tra le “vittime” di pranzi interminabili dove spesso viene salvata la forma, ma non la sostanza.

C'è infatti un anacronismo nel celebrare questi eventi che non va al passo ci tempi. Papillon, la rivista ma anche il movimento di consumatori fondati dal giornalista Paolo Massobrio, ha affrontato il tema coi principali catering,
ed anche coi ristoranti “coronati” (quelli che hanno la corona, ovvero il massimo dei giudizi e sono 149 su 2050 recensiti) della nuova guida I Ristoranti del Golosario 2011, creata per la prima volta solo per iPad e iPhone. Da questo sondaggio ne è scaturito un decalogo che sarà annunciato e discusso nella 35° edizione di Expo Riva Hotel, in programma Riva del Garda dal 30 gennaio al 2 febbraio, dove Papillon, condurrà due talk show al giorno sul tema dell'ospitalità del futuro.

Ma ecco le dieci regole d'oro per celebrare a tavola un matrimonio perfetto

1- Non più di 3 ore
Il pranzo ideale non deve mai superare le 3 ore. In ogni caso, se la cerimonia festosa si protrae per l'intera giornata, la “seduta” non deve superare le 2 ore.

2- Vince il classico ma con stile
L'esperienza insegna che nei matrimoni non serve esagerare, come avveniva in passato per ostentare. Il 90 % dei ristoranti interpellati ammette di cercare sempre proposte classiche e mai eccentriche, ma curate sia nella nella presentazione (condizione fondamentale) sia nella qualità delle materie prime.

3- L'aperitivo è una costante
Sembra irrinunciabile nel matrimonio all'italiana il rito dell'aperitivo, da servire sempre in piedi (95% degli intervistati), ma necessariamente con punti di appoggio per non mettere a disagio i più anziani.

4- Buffet con riserva
Si può mettere qualche altra portata a buffet, derogando in parte alla moda del comodo finger food, ma senza esagerare: non più di due proposte che non siano contemplate nel finger. Bocciata invece la formula del pranzo a buffet: valida solo per 2 ristoratori.

5 - Cinque: il numero perfetto
La scelta del numero delle portate è come sempre molto variabile a seconda del target di riferimento del ristorante, dell'estrazione sociale degli sposi e, fondamentale, della provenienza geografica. I ristoranti più tradizionali (circa il 10%) continuano sulla linea impegnativa delle 6/7 portate accanto a una minoranza (altro 10%) che predilige una formula mista con molti finger food e 3 portate principali (molto in voga anche in finger di dolci a fine pranzo in attesa dell'intramontabile torta).
La linea che però si impone è quella dei 2 antipasti + 1 primo + i secondo e il dolce.

6 - Più sostanza, meno panza e porzioni scelte in autonomia
Chi si aspettava che la crisi avesse modificato le scelte al ribasso si sbaglia: si è disposti a pagare, ma per la qualità. La scelta della ridotta quantità delle portate è dovuta principalmente a una modifica sostanziale dei ritmi e degli stili di vita. A pranzo, sostengono l'80% dei ristoratori, si viene per star bene, dialogare, essere rilassati senza l'assillo del riempirsi. C'è poi un'attenzione alla salute che si impone: evitare quindi le portate troppo impegnative e sostanziose, per non "appesantire" il proseguimento della festa. Il pesce vince sulla carne, ma soprattutto viene apprezzata l'offerta di contorni a base di verdure e - questa è una vera e propria tendenza - il “servizio accompagnato” (servirsi direttamente dal vassoio del cameriere, della porzione desiderata, fatta eccezione per un solo piatto di tutti quelli previsti nel menu)

7- Tradizione e territorio
Almeno a nozze nessuna rivoluzione in tavola. Il 75% dei ristoratori mette in tavola un menù classico: pesce negli antipasti, con una predilezione per i crostacei, il risotto tra i primi non manca quasi mai (è ritenuto raffinato) e nei secondi vincono – nel caso di portate di carne - gli arrosti.
Particolarmente apprezzato è il menù di territorio, mentre tramontano definitivamente i piatti internazionali. Nel menu finiscono le ricette locali oppure le interpretazioni a chilometro zero.

8- Il servizio è il vero valore aggiunto
La prima cosa da garantire, per tutti, è un servizio adeguato, con camerieri professionisti e sommelier a disposizione (in auge il banco dei formaggi, considerati un dessert, ma anche l'angolo della mescita, con la possibilità di pasteggiare con il medesimo aperitivo, oppure col vino dolce, fino alla scelta del superalcolico preferito e assaggiato con la discrezione del caso). Importantissima è anche la cura nell'allestire i tavoli, con la scelta accurata dei fiori. Il 50% degli intervistati però ricorda anche l'attenzione da porre nella musica: accompagnamento delicato durante il pranzo, anche se resiste, al termine del pranzo, la tradizione dell'orchestrina e del ballo.

9- Fine con botto
Le trovate esterne più apprezzate e richieste sono sempre i fuochi d'artificio (citati nel 20% dei casi). La fantasia però non manca: c'è chi a Milano sogna un matrimonio stile Bali con invitati scalzi e grandi tovaglie sulla sabbia, chi propone un'atmosfera anni Cinquanta con il sottofondo jazz e un barman professionista per servire cocktail a fine cena e chi addirittura ricorda una festa in abiti rinascimentali ambientata in un castello. Apprezzato (e di più semplice realizzazione) il servizio di baby sitting e la presenza di un prestigiatore, singolo o in gruppo, a disposizione dei bambini ai quali offrire un proprio menu (patatine e milanese le scelte più gettonate).

10- Brindisi con il vino dolce
Si comincia con le bollicine (per tutti), poi segue la classica alternanza bianco - rosso che tuttavia, a differenza del passato non è più un vino particolarmente impegnativo e strutturato (il Brunello e il Barolo sono citati solo nel 20% dei casi) ma un rosso pregiato, di buona struttura, mai particolarmente invecchiato. La vera sorpresa è con la torta nuziale dove da Nord a Sud si brinda ormai correttamente con il vino dolce per antonomasia: il Moscato o l'Asti, preferito perché giudicato ideale per non appesantire gli ospiti magari pronti per il viaggio. Il passito viene nominato solo da una minoranza come variante di classe a fine cena; lo Champagne con la torta (abbinamento
errato) è richiesto ancora dalla maggior parte dei clienti, ma sta ad un professionista suggerire in questo caso una versione meno secca. E tra le sorprese, l'arrivo della birra artigianale, che viene servita sempre di più con l'aperitivo accanto ad un brut.



Fonte: Paolo Massobrio

di C. S.