Articoli 30/10/2010

Gli italiani mangiano sempre peggio

Cambia lo stile di vita e così le abitudini alimentari che dimenticano la tradizione. La salubrità dei pasti, con un'unica lodevole eccezione, è diminuita nel corso degli ultimi cinquant'anni


Si corre, si corre, si corre.
Che si sia manager impegnati o della generazione "snack", il fatto certo è che si dedicano meno tempo, energie e soldi al cibo.

Rispetto a quarant'anni fa gli italiani spendono al giorno per mangiare solo 2 euro in più. E’ il risultato dell’indagine condotta da Fipe-Confcommercio. In termini di spesa pro-capite oggi si spendono a testa per acquistare prodotti alimentari circa 1.864 euro; nei primi anni '90 se ne spendevamo 1.934.

Conti alla mano la spesa per mangiare, tra casa e fuori casa, è di 9,70 euro a testa al netto dell’inflazione.
Tirando le somme la spesa è di 212 miliardi di cui 142 per il consumo alimentare domestico.
Il 33% degli acquisti alimentari è per il "fuori casa", segno evidente che si cucina sempre meno.

In effetti nuove figure sociologiche, come quella del manager, del professionista (ambosessi), apparentemente danno grande importanza al cibo ma si scopre che è solo un contorno, un'occasione di socializzazione, tanto che prediligono i piatti pronti o surgelati. Apparentemente attenti alla salubrità e alla provenienza del cibo solo raramente leggono però le etichette. Spesso le idee circa le derrate alimentari e la gastronomia sono scarse e lacunose.
Ancora più estrema è la figura dello snack man. Spesso giovani o giovanissimi, il rapporto col cibo è fondamentalmente immaturo e votato alla tecnologia. Amano plastica e cartone, non leggono le etichette e ignorano le elementari regole di conservazione dei cibi e preparazione dei pasti.

Cosa accomuna queste due figure? Lo scarso consumo di fruttae verdura, prodotti deperibili e naturali per eccellenza.

Andando a esaminare in dettaglio l'analisi Fipe ci accorgiamo di quanto questo nuovo stile di vita abbia un impatto sui consumi.
E' infatti diminuita la spesa per frutta e verdura, aumentata quella per biscotti (e snack) e bibite varie (addirittura del 20%).
Ottime performance per pasta e derivati dei cereali (+18%), segno evidentemente che a un piatto di pasta, almeno per ora, non si rinuncia.
Non tutto il male viene però per nuocere. Infatti, accanto alle riduzioni per frutta e verdura, a segnare il passo dei consumi è anche la carne (-9%), dato che ha un impatto positivo per la salute, ma è stagnante il consumo di pesce.

L'aumento del consumo di pasta, che è una piacevole sopresa, va però anche interpretato, soprattutto in ragione di una diminuzione della carne, frutta e verdura.
I primi piatti, più semplici e veloci da preparare, stanno sostituendo le più laboriose ricette dei secondi.

La tradizione gastronomica va bene e fa bene all'Italia ma non agli italiani.
Un assunto che trova giustificazione anche in una recente indagine Ismea, diffusa durante il recente Salone del Gusto di Torino.
L’Istituto di ricerca segnala in particolare che nell’ultimo anno, per i prodotti tipici (DOP/IGP), ad un aumento del 3% del giro d'affari potenziale ha fatto riscontro un calo del 2,8% del valore al consumo.
Male il mercato interno dove bisogna aggiungere un ulteriore flessione nel 2009 dello 0,1% alla crisi del 2008 (-4,5%) . Bene invece le esportazioni con un +15% e un valore stimato in 1,3 miliardi di euro.

Gli italiani mangiano sempre peggio e aumenta il divario tra la nostra enorme tradizione gastronomica e le tendenze sociologiche legate al cibo.

di Ernesto Vania