Articoli 27/09/2003

IL LINGUAGGIO DI LUIGI VERONELLI. VINO, TERRA, ODI, AMORI

“Solare per vocazione”, così si è definito il decano dei giornalisti buongustai. Non è soltanto il più celebre tra tutti. E’ il più arguto e innovativo, colui che, piaccia o no, ha saputo esprimere al meglio una propria identità, forte e indistinta


“Teatro Naturale” intende presentare Veronelli ai propri lettori attraverso una serie di citazioni, che esprimono un lessico inusuale e il più delle volte provocatorio ed estremo. Abbiamo messo in evidenza le invettive più cruenti, le autocelebrazioni, i compiacimenti, le definizioni più solari e quelle a effetto, le parole di nuovo conio e le forzature, gli immancabili refrain, i toni confidenziali più intimi e dimessi.

Si può parlare per certi versi di una analisi “enopsichedelica” del linguaggio veronelliano. Il perché? Semplice. Leggendo la rivista “Ex Vinis”, poi “EV”, poi più devotamente “Veronelli EV” (tanti sono infatti i titoli che la testata - reperibile sia su abbonamento, sia in edicola - ha assunto negli anni) l’espressione anzidetta compare ripetute volte. Anzi, è la rivista stessa a essere definita tale, risultando peraltro dispensatrice di “vitamine enoiche”, addirittura.

Non vogliamo soffermarci in approfondimenti dotti, intendiamoci. Preferiamo piuttosto mantenerci fedeli alle citazioni. Senza stravolgere nulla. Senza motivare né chiosare alcunché.
Il riferimento a EV, seguito da alcuni numeri, sta a indicare la fonte, ovvero la rivista bimestrale di cui Veronelli è direttore responsabile.
La prima cifra indica il numero della pubblicazione, la seconda l’anno.

Il linguaggio utilizzato dal decano dei giornalisti gastronomici d’Italia è certamente tra i più originali, ma nel medesimo tempo esprime anche un certo gusto antico, rarefatto, seppure altrettanto anarcoide, per la parola. E’ uno stile sciolto e insieme contratto, fluido e ugualmente stridente, distensivo e pure stizzoso, pieno in ogni caso di continui rimandi a un mondo che sa guardare al passato senza rinunciare al divenire. “Sdrafanico”, insomma, come direbbe lo stesso Veronelli.



LE INVETTIVE PIU’ CRUENTI
- La G…. è l’industria americana del vino. Milioni di bottiglie. Ciascuna identica in senso matematico. (…) A me ciò disgusta. (EV 59/01)
- Ho assaggiato il Suo olio e l’ho trovato lesivo – come del resto evidenziava già il prezzo stesso – del buon nome della Sua pasta. (EV 59/01)
- Per me, faccio esempio, l’azienda agricola V…. B…. è una tiritera. Una tiritera? Un qualcosa nella mia mente infantile (essì) in cui ci si poteva far anche la pipì. (EV 59/01)
- Ora la radio parla di cinque tappi da bottiglietta che contiene – mio il parere libero e fazioso – una bevanda pallida, smunta e traditora. (EV 63/02)
- Stretto dall’impossibilità (dall’esclusione) nella pubblica comunicazione mediatica, modo odierno di tenerti prigione; peggio, di mozzarti la lingua – una volta ancora chiamo in causa, con parole forti che dovrebbero provocare querele, i signori della Raitivvù. Mi proponevo di dedicare loro una mia storia sdrafanica. (EV 58/01)
- Disprezzo e odio le industrie che – determinate per costituzione al solo profitto – si sono appropriate di quell’impossibile, per loro, denominazione. (EV 60/01)
- “Preso dall’odiare” anagramma d’uno dei più squallidi gasteropodi polmonati che strisci sulle cacche… (EV 55/00)
- Non mi invii i migliori saluti, i miei sono pessimi. (EV 66/02)
- Sono stanco. Ci scommetto: non per l’età. Per la presa di coscienza – questa sì, forse dovuta all’età – d’essere maltrattato dalle persone (dalle aziende agricole) che molto mi devono. Una frase ch’io sovente ripeto – reale – è: “quando ho iniziato il mio lavoro – l’ho iniziato in Piemonte – i ‘miei’ contadini avevano le pezze al culo, oggi tengono nei garages le Mercedes”. (EV 68/03)
- Il mercato italiano dell’olio di oliva è un merdaio. (EV 67/02)


LE AUTOCELEBRAZIONI, I COMPIACIMENTI
- Sono anarchico dal 1946. (EV 63/02)
- Mi dice: “Alberto Sordi non l’ha riconosciuta e si scusa. Mi comunica di dirle: Lei è una delle tre persone serie d’Italia”. Uno dei miei ricordi migliori. (EV 63/02)
- Affermo con tranquilla conoscenza: nessun altro al mondo ha camminato tante vigne e diverse. (EV 63/02)
- Il mio limite è quello dell’impossibilità della comunicazione libera, cosciente, progettuale. (EV 63/02)
- Sono un combattente che non può e non deve dare segni di stanchezza e di resa. Gli avversari – ci sono sempre – amo guardarli dritti, negli occhi, così che credano io c’entri dentro e veda – illuminante – la loro meschineria, l’arretratezza, la cecità morale, le colpe. (EV 53/00)
- Nota per il mio biografo. Ne ho scritte di parole e modi di dire nuovi. E ne ricordo pochi. “Ant’anni” per fare un esempio. Che unisce – di qui tanti anni – quantità e qualità. Ant’anni fa. (EV 53/00)
- Approfitto dell’ignoranza dei colleghi che non mi apprezzano. (EV60/01)


LE DEFINIZIONI PIU’ SOLARI E QUELLE A EFFETTO
- Una pioggia di coloratissime farfalle. Non eran cibo, erano angeli che tornavano suso in cielo. (EV57/01)
- - Sono un anarchico angelo di Chagall (EV 52/00)
- Ne cammini le vigne e sei colto, come per magia, dalle note di chi ci visse. (EV 58/01)
- Più invecchio, più vorrei trovarmi di fronte al noumeno del vino. (EV 67/02)
- Io credo che voi ragazzi abbiate la possibilità reale di interrompere la corsa efferata verso la catastrofe, proprio con i gesti attenti ad una rispettosa e consapevole coltura della terra. (EV 66/02)
- W l’agricoltura contadina. Abbasso l’industria, in primis quella “alimentare”. (EV 66/02)
- Nessuno osi mai offendere la memoria – la fatica, l’umanissima resa e l’innamoramento – di quei miei contadini d’antan. (EV 56/00)

GLI AMMICCAMENTI E LE ESPRESSIONI DI LODE
- Le tue parole mi hanno invaso ed io ti voglio bene. (EV 59/01)
- Per quanto ti possa sembrare impossibile: chiudo gli occhi e la bocca, penso a quel giorno a casa tua e sono invaso dalle loro sensazioni. (EV 59/01)
- Delle donne – in generale (e in particolare) – conosco i più intimi nei. (EV 65/02)

LE PAROLE DI NUOVO CONIO E LE FORZATURE
- Grazziaddeo
- Sdrafanica
- Ant’anni
- Triccheballacche

I “REFRAIN” IMMANCABILI
- Amico lettor mio, amica mia paritaria
- Abbraccio te e ciascuno che ami
- Ragioni millanta che tutta la notte canta
- La Terra, la Terra, la Terra, la Terra, la Terra, la Terra,…

LA DISCESA NEI TONI CONFIDENZIALI E DIMESSI
- Quanti anni che non mangiavo bollito misto tale da rinnovare emozioni? (EV 57/01)
- Uno dei racconti mai scritti è sulle grandi nevicate e pisciate. (EV59/01)
- Porco il cazzo, l’unica mia reale affinità con Proust è l’insopportazione degli odori di cucina. (EV 52/00)
- Ahimè, ch’io sono proprio il cane del prologo di La vie inestimabile du grand Gargantua père de Pantagruel; ne rompo l’osso e gusto la midolla. (EV 31/96)

di T N