Turismo 19/01/2013

Agriturismo in ginocchio nel 2012

Tranne che per Pasqua e Fine Anno, dati negativi a due cifre per tutti gli altri indicatori. Redditi giù del 15%. Per un rilancio persone competenti, ministero dedicato e sinergia fra Stato e Regioni


L’agriturismo, nel 2012, ha “camminato” col passo della crisi: arrivi scesi sotto i tre milioni (-11,5% sul 2011), presenze a 12,2 milioni (-12% sul 2011), redditi aziendali tagliati del 15%.

Questa è la “brutta” fotografia del settore scattata da Agriturist (Confagricoltura), elaborando dati dell’Osservatorio Nazionale del Turismo e dell’ISTAT, al termine di un anno difficile per tutto il turismo italiano, caratterizzato da un lieve recupero dei turisti stranieri, e da una pesante riduzione della domanda interna. A Pasqua e fine anno l’agriturismo ha retto, registrando addirittura qualche miglioramento a confronto col 2011; ma nei fine settimana, e soprattutto in estate, ha sofferto il crollo degli ospiti italiani.

La durata dei soggiorni - prosegue la nota di Agriturist - si è ulteriormente abbreviata, la ristorazione è “caduta” del 20%, la vendita diretta dei prodotti connessa con l’ospitalità è diminuita del 10%. Prezzi invariati, diminuzione degli ospiti, aumento delle aziende del settore e inflazione intorno al 2,5%, hanno causato la compressione dei redditi dell’attività agrituristica.

“Le prossime elezioni - dichiara Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist - saranno cruciali per la ripresa del turismo: ai programmi dei partiti chiediamo impegni precisi. La responsabilità del settore va affidata a persone di provata esperienza, nel quadro di un ripristinato Ministero del Turismo e di un coordinamento forte fra Stato e Regioni. L’Italia ha le carte in regola per recuperare il 20% di domanda turistica internazionale perduto negli ultimi dieci anni, ma non sono più consentite improvvisazioni, incarichi clientelari e rivendicazioni localistiche. L’agricoltura, ben oltre l’agriturismo, può dare un contributo importante alla conservazione dei paesaggi e alla qualità dell’offerta enogastronomica”.

di C. S.