Italia 30/03/2022

Riscoprire le varietà locali per far ripartire l'olivicoltura umbra

Riscoprire le varietà locali per far ripartire l'olivicoltura umbra

Una selezione di cultivar per rifondare l’olivicoltura della regione Umbria, al fine di renderla più eco-sostenibile, bio-diversa, competitiva e genuina. Questo il risultato principale del progetto Inno.v.o


Il progetto, realizzato in Umbria, ha visto la partecipazione di Farchioni 1780, l’azienda agraria con sede a Gualdo Cattaneo, in provincia di Perugia, da sempre ispirata alla filosofia della sostenibilità contadina.

Il progetto INNO.V.O. - “Sviluppo di varietà alternative per affrontare le nuove sfide dell’olivicoltura” ha esplorato il territorio olivicolo umbro per raccogliere e identificare tante varietà locali sconosciute, rare, abbandonate o neglette. Queste varietà sono poi state moltiplicate e messe a dimora in campo, per valutarne tutte le caratteristiche. Il progetto ha poi selezionato e disegnato nuove varietà ideali dell’olivicoltura del futuro. Attingendo alle risorse genetiche olivicole autoctone dell’Umbria, e grazie all’applicazione di tecnologie genomiche, bio-molecolari e biotech, il progetto INNO.V.O. ha consentito di selezionare cultivar che potranno rappresentare la base varietale su cui rifondare l’olivicoltura della nostra regione, più eco-sostenibile, più bio-diversa, più competitiva e genuina.

“Il claim della nostra azienda è “Il futuro è nelle nostre radici”. Proprio per questo partecipare a questo progetto per noi significa due cose. Da un lato, sperimentare e innovare per selezionare e valorizzare cultivar capaci di rinnovare la nostra olivicoltura. Dall’altro, consapevolezza che tutto questo può avvenire nella fedeltà alla nostra tradizione e alla nostra meravigliosa terra che è sempre capace di stupirci”. Così Pompeo Farchioni, presidente dell’azienda Farchioni 1780 che è tra le capofila del progetto. “Questo progetto per noi è molto sentito perché perfettamente coerente con la nostra filosofia della sostenibilità contadina. Ovvero: soddisfare i fabbisogni presenti senza compromettere quelli futuri, utilizzando con la massima efficienza tutte le risorse che la natura mette a disposizione, a partire dalla terra e lungo tutto il ciclo di vita degli alimenti che produciamo, creando valore e mettendo al centro la qualità dei prodotti ed il benessere delle persone”, continua Farchioni. Che conclude: “Grazie a tutti i partecipanti a questo importante progetto. È una sfida appena iniziata che ci vedrà sempre più protagonisti”.

Al progetto - presentato nel corso di un webinar ospitato dal Salone agricolo di Mastri Birrai Umbri a Gualdo Cattaneo il 24 marzo scorso - hanno contribuito istituti di ricerca quali l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Perugia (CNR-IBBR), il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia (UNIPG-DSA3) e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (FEM), con la partecipazione e l’impegno di tante aziende olivicole quali la Società Agricola Fonte Cupa, la Mastri Birrai Umbri, Buccelletti Vivai, Petesse Maria Angela, Proietti Gianni e Agrimeccanica Ottavi.

Nel corso della stessa giornata è stato presentato anche il progetto “Life Cycle Assessment delle filiere olivicole-olearie e vitivinicole anche consociando specie zootecniche negli oliveti per aumentare la sostenibilità ambientale ed economica delle aziende”, realizzato da Golca Umbria, una rete di 19 imprese del mondo agroalimentare locale. Un progetto determinante per la creazione di una filiera ecosostenibile di aziende locali nel settore olivicolo-oleario, vitivinicolo, zootecnico e forestale. Grazie all’approccio adottato le aziende partecipanti hanno oggi le basi necessarie per la certificazione dell’impronta ambientale (secondo la norma ISO/TS 14067) dei propri prodotti. Questo tramite la quantificazione delle rimozioni nell’ambiente durante i processi aziendali e la valutazione dei crediti di carbonio generati dallo stoccaggio del carbonio delle piante. Un progetto molto innovativo perché il conteggio delle emissioni di CO2 associate al ciclo produttivo è effettuato con il bilanciamento del carbonio sequestrato in campo ed in azienda grazie ad esempio alle aree boschive. L’altro aspetto fortemente innovativo riguarda il ruolo che, anche sul piano nazionale, possono avere gli assorbimenti di carbonio da parte di molte specie tipiche e peculiari dell'agricoltura italiana, come le pecore e i polli. Tra i risultati principali: ben 12 aziende agricole umbre, tra il 2017 e il 2019 hanno ridotto le emissioni di anidride carbonica dei loro prodotti; altre 11 aziende hanno generato crediti di carbonio; più di 5mila tonnellate di carbonio stoccato nelle piante di altre 10 aziende.

di C. S.