Italia 19/03/2019

Un sindaco impone la gestione biologica del vigneto

Un sindaco impone la gestione biologica del vigneto

E’ stata emessa il 13 marzo dal sindaco di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, un’ordinanza che impone alla Tenuta Agricola S. Martino, proprietaria del terreno, una coltivazione biologica certificata perchè la coltura si trova in prossimità di una asilo


Un’ordinanza che impone una coltivazione biologica nel vigneto piantato a ridosso dell’asilo. Un atto innovativo, che però i genitori dei bambini vedono come un primo passo per risolvere la situazione.

E’ stata emessa il 13 marzo scorso dal sindaco di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, un’ordinanza che impone alla Tenuta Agricola S. Martino, proprietaria del terreno in questione, una coltivazione biologica certificata. Si tratta di un’ordinanza innovativa, emessa a seguito di una nota dell’Ulss 2, che invitava il primo cittadino Roberto Tonon ad adottare un provvedimento ordinativo, vista la prossimità del vigneto ad un sito altamente sensibile e seguendo il principio di cautela, considerato che “permane la situazione di pericolo percepito da parte dei genitori e dei cittadini, con conseguente disagio sociale che determina un problema di tutela della salute pubblica intesa in senso lato” come si legge nel testo dell’ordinanza.

A seguito di questo provvedimento, la società proprietaria del vigneto piantato lo scorso 27 febbraio, nonostante due diffide ed un’ordinanza di sospensione lavori emessa dal Comune, dovrà procedere “ad una coltivazione con metodo biologico certificato, in adesione al disciplinare dettato dal Protocollo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG; all’adozione di sistemi di recupero durante il trattamento della vite, al fine di evitare rischi irritativi derivanti dalla dispersione di prodotti fitosanitari contenenti zolfo; alla lavorazione del vigneto e delle pertinenze in esclusive fasce orarie e giorni esterni all’attività della scuola materna, per evitare, soprattutto, dispersione di polveri e rumori”.

Disposizioni innovative che, se da un lato tranquillizzano i genitori, dall’altro non risolvono la situazione, resa complicata dal mancato rispetto della precedente ordinanza da parte della proprietà, di cui ora i genitori dubitano fortemente di potersi fidare.

“Siamo soddisfatti che con questa ordinanza si ponga l'attenzione sull'esistenza di un problema di salute pubblica legata alle coltivazioni convenzionali e si riconosca la necessità di ripensare i metodi di coltura vicino ai siti sensibili, come le scuole, e ci auguriamo che questo si estenda anche alle abitazioni. Il fatto che ora anche l'Ulss, oltre all'amministrazione comunale, si schieri definitivamente al fianco dei cittadini e delle loro legittime preoccupazioni ci fa davvero piacere e rafforza il nostro impegno nel tutelare la salute dei nostri figli – dichiarano i genitori -. Ci auguriamo davvero che ora la proprietà decida di fare un passo indietro e riveda l'atteggiamento tenuto fino a questo momento. Certo, però, abbiamo forti dubbi che ciò possa accadere, viste le precedenti azioni intraprese dai proprietari, che hanno violato due diffide ed un’ordinanza pur di seguire i propri interessi. Come possiamo fidarci di persone che hanno già dimostrato di essere pronte a violare la legge senza avere alcun rispetto per le istituzioni? Come possiamo avere la certezza che non utilizzeranno comunque pesticidi? Quale saranno le conseguenze in questo caso? Dovesse succedere comunque i nostri figli saranno esposti a questi prodotti nocivi.  Per tutti questi motivi continuiamo a sostenere che quel terreno non sia il posto giusto per un vigneto, visto che si trova inserito in un contesto urbano consolidato e direttamente confinante con un sito altamente sensibile, quale la scuola dell’infanzia frequentata dai nostri figli. Se ciò non fosse possibile, chiediamo che, alla luce del comportamento dei proprietari, rimanga valido l'obbligo di firmare una convenzione con il Comune in cui sia incontestabilmente chiaro che, in caso di inadempimento delle clausole, la proprietà dovrà sospendere la coltivazione”. 

di C. S.