Economia 18/04/2019

Più importazioni che esportazioni, la Brexit farà male all'agroalimentare inglese

Più importazioni che esportazioni, la Brexit farà male all'agroalimentare inglese

La bilancia commerciale agrolimentare europea con il Regno Unito segna un passivo strutturale da 30 miliardi di euro. L'export inglese è in crescita del 3,9%. L’Italia si posiziona al sesto posto tra i fornitori di prodotti agroalimentari


La bilancia commerciale complessiva di beni e servizi del Regno Unito è strutturalmente in deficit per oltre 160 miliardi di euro nel 2018, secondo una ricerca Ismea. I flussi dei prodotti agroalimentari rappresentano una quota pari al 6,6% dell’export inglese e al 10% dell’import del totale.

Gli scambi commerciali del settore agroalimentare evidenziano un passivo superiore a 30 miliardi di euro; a fronte di 27 miliardi di fatturato all’estero, le importazioni sono superiori a 57 miliardi di euro ed hanno mostrato una crescita media annua del 3,9% e sono rappresentate in gran parte da prodotti agroindustriali.

Nel commercio estero del Regno Unito il mercato comunitario rappresenta il partner principale, con una quota della UE del 63,8% dell’export agroalimentare e del 73% dell’import.

In tale contesto, l’Italia si posiziona al sesto posto tra i fornitori di prodotti agroalimentari del Regno Unito con un fatturato di 3,3 miliardi di euro nel 2018, in aumento del 4% medio annuo tra il 2009 e il 2018.
I principali prodotti esportati dall’Italia verso il Regno Unito figurano vini confezionati, vini spumanti, pomodori polpe e pelati, prodotti della panetteria e pasticceria, formaggi stagionati e freschi, paste alimentari, prosciutti stagionati, cioccolato, caffè, riso lavorato/semilavorato.

L’analisi del posizionamento competitivo di tali prodotti sul mercato britannico evidenzia la leadership italiana per vini spumanti, pomodori pelati e polpe, riso lavorato/semilavorato, pasta di semola e pasta ripiena. Per le altre produzioni in osservazione, tuttavia, il ruolo dell’Italia è di grande rilievo, rientrando sempre tra i primi sei fornitori del Regno Unito.

Alla luce di tali osservazioni, lo scenario di una Brexit senza accordo prefigura verosimilmente molteplici criticità per gli acquisti all’estero del Regno Unito, in ragione della netta prevalenza dei paesi comunitari nelle proprie importazioni e della difficoltà di instaurare nel breve periodo rapporti commerciali con partner alternativi.

Sulla base del posizionamento dell’Italia per singolo prodotto, la minaccia di un eventuale effetto sostituzione UE/Paesi Terzi non appare immediata. L’Italia, in particolare detiene le prime posizioni per i prodotti espressione del made in Italy (pasta, riso, pomodori). Più articolata la situazione del vino, dove i vini del nuovo mondo (tra quali Nuova Zelanda e Australia, membri del Commonwealth) detengono già rilevanti quote del mercato inglese.
Pesa tuttavia sullo scenario complessivo, l’autonomia decisionale del Regno Unito in materia di dazi, regimi fiscali, barriere tecniche e accordi commerciali bilaterali che non consentono allo stato attuale di poter delineare uno scenario probabile.

di C. S.