Economia 01/06/2018

Sale la spesa degli italiani per i prodotti agroalimentari

Per la carne e derivati, dopo 5 anni di contrazioni, è iniziata un’inversione di tendenza. Aumenta la spesa per i salumi: il famoso “tagliere” è diventato oramai un must per gli aperitivi e le cene con gli amici in casa


La spesa delle famiglie per i prodotti alimentari registra nel primo trimestre 2018 un incremento del 1,4% rispetto all’analogo periodo del 2017 che segue il +3,2% già registrato nell’intero 2017 rispetto all’anno precedente, secondo una ricerca Ismea.
Anche nel primo trimestre 2018 sono i prodotti confezionati a trainare la spesa (+2,3%) mentre per i prodotti sfusi (che ormai pesano solo il 33% del valore del carrello) la spesa si è contratta dello 0,5%.
I consumatori italiani nel periodo da gennaio a marzo 2018 hanno speso circa l’1,3% in più per l’acquisto di beni alimentari e l’1,9% in più per le bevande (alcoliche ed analcoliche).
Importante sottolineare che la ripresa non si è manifestata in maniera uniforme a livello nazionale: una crescita sostenuta della spesa si è registrata nell’Area Nord Est (+5%) del Nord Ovest (+3,3%) e nell’Area Centro (+5,6%), mentre una flessione della spesa ha caratterizzato i consumi nell’Area Meridionale (- 1,1%).

La composizione del carrello nel primo trimestre 2018 vede una riduzione della spesa per le bevande analcoliche, per gli ortaggi (sia freschi che trasformati), e per molti prodotti da scaffale derivati dei cereali, mentre aumenta la spesa per tutti i prodotti proteici (carni pesce uova).
Tra i prodotti freschi molto bene il comparto delle uova, per le quali la spesa è aumentata nel primo trimestre del 19% dopo la già buona performance del 2017 (+4% rispetto al 2016). Il trend è in buona parte ascrivibile all’aumento dei prezzi medi (+19%) e alla maggior presenza in assortimento di uova provenienti da allevamenti “a terra” e biologici.

l secondo dato ad emergere è quello relativo ai prodotti carnei per i quali, dopo 5 anni di contrazioni, nel 2017 è iniziata un’inversione di tendenza che trova conferma nei dati delle prime 12 settimane del 2018, in cui la spesa segna un incremento del 4,8% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, frutto di aumento dei valori unitari (i prezzi sono in
aumento per tutte le tipologie di carne) ma anche dei volumi (per le suine volumi +0,6% per le bovine +2,5% per le avicole +2,2%).

Rallenta il tasso di crescita della spesa per i prodotti ittici, pur confermando un ulteriore +2% rispetto al primo trimestre 2017. A trainare la spesa sono i surgelati con un +6%, in terreno positivo seppur con minor enfasi anche la spesa per il pesce fresco (+1%), le conserve e gli affumicati.

Aumenta la spesa per i salumi: il famoso “tagliere” è diventato oramai un must per gli aperitivi e le cene con gli amici in casa, e i “preaffettati vaschettati” una presenza costante nei frigoriferi delle famiglie con figli adolescenti. Dall’analisi dei dati emerge una maggiore attenzione alla qualità e una maggiore disponibilità a spendere di più per quei prodotti con una maggiore shelf life, a fronte di volumi a volte in contrazione.

Per chiudere il comparto dei freschi proteici, i prodotti lattiero caseari pur registrando una spesa in crescita nel suo complesso (+0,7% nel primo trimestre) evidenziano atteggiamenti da parte degli acquirenti differenziati nei confronti delle singole referenze. Anche in questo caso sono i prodotti con maggior apporto innovativo a riscontrare il favore dei consumatori, mentre continuano a perdere appeal i prodotti tradizionali quali il latte fresco (-1,3% a volume e -0,6% a valore) e lo yogurt bianco (-3,3% in valore e volume). Tra i formaggi si può dire che il consumatore stia privilegiando quelli legati al territorio e alla cucina tradizionale e gourmet, ossia i “duri” nei quali la maggior quota
è rappresentata dai grana DOP (+6,1 in valore e +5,1% in volume), mentre perdono posizione gli “industriali” (-5,5% in volume e -2,7% in valore). Per quanto riguarda il burro nel primo trimestre si registra un contenimento dei volumi acquistati (-4%) a fronte di prezzi ancora molto sostenuti (+20% rispetto all’analogo trimestre 2017) che mantengono il valore della spesa superiore del 16% rispetto allo scorso anno.

Per quanto riguarda le produzioni vegetali si evidenzia una generale contrazione della spesa sia per i freschi che per i trasformati; responsabili di tale andamento non tanto i cambiamenti di stile di consumo bensì un trend flessivo delle quotazioni medie di tutti gli ortaggi e di buona parte della frutta invernale, cui fa eccezione solo il kiwi, per il quale i prezzi sono stati eccezionalmente alti.
In particolare per quanto riguarda gli ortaggi la flessione della spesa nel primo trimestre del 4,5% è da ascriversi soprattutto alle patate, per le quali a fronte di volumi quasi stabili (-0,6%) la spesa si è contratta di oltre 6 punti percentuali. Analogamente per alcuni ortaggi di stagione quali finocchi, lattughe, radicchio si sono registrati valori medi in notevole contrazione rispetto a quelli dell’analogo trimestre 2017 (per tutti flessioni a due digit) che a parità di volumi consumati hanno contratto la spesa complessiva in scontrino di quasi 7 punti percentuali.
Per la frutta, per la quale nel complesso la spesa risulta essere stabile, si sono evidenziate dinamiche differenziate: i consumatori hanno aumentato gli acquisti di arance, che malgrado il prezzo inferiore allo scorso anno (-5%) hanno fatto registrare un incremento di spesa del 2% ; continua ad aumentare la spesa per la frutta in guscio, mentre pur aumentando la spesa diminuiscono i volumi per le mele (per la minor offerta disponibile) , aumentano volumi e spesa per l’uva; per quanto riguarda i kiwi si nota una notevole contrazione dei volumi acquistati, ma per i quali resta invariata la spesa dati i prezzi in aumento di oltre 20 punti percentuali.

di C. S.