Mondo Enoico 19/12/2017

Il prezzo medio del vino italiano non cresce all'estero

Era di 2,71 euro/litro il prezzo medio del vino italiano all’export nel 2016 e rimarrà più o meno tale anche nel 2017. Sempre più lontano il traguardo posto due anni fa dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, di 7,5 miliardi di export entro il 2020


Natale senza fiocchi per il vino italiano, che si appresta a chiudere l’anno in crescita (circa 5,9 miliardi di euro il valore dell’export stimato) anche se a brindare saranno i suoi competitor, che crescono molto di più e in alcuni casi doppiano la performance del Belpaese. È la sintesi del bilancio consuntivo 2017 su 10 tra i principali mercati importatori di vino (67% dell’import totale) tracciato dall’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies e realizzato in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor. “In un quadro generale di forte crescita della domanda mondiale di vino – ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta – l’Italia non può sorridere. Nonostante l’incremento complessivo delle vendite all’estero, che stimiamo possa aggirarsi tra il 4 e il 5%, il nostro Paese segna il passo di fronte alla velocità doppia del suo principale competitor, la Francia, e al significativo recupero dei produttori del Nuovo Mondo e della Spagna. Sul dato – ha proseguito Ballotta - pesa come un macigno la crescita zero del prezzo medio all’esportazione, fermo a 2,71 euro al litro. Un elemento, questo, che la dice lunga sulla nostra debolezza commerciale”.

In generale i risultati dei primi 10 mesi dell’anno nell’extra Ue (Usa, Cina, Canada, Giappone, Svizzera, Russia, Norvegia), indicano una crescita importante della domanda di vino in valore, con un incremento che sfiorerà il 10% sul 2016. A fronte di ciò il mercato europeo dei 3 principali importatori (Regno Unito, Germania e Svezia) è in recessione, trainato in negativo da Germania (-1,6%) e Uk (-1,4%). In questo quadro generale, tra i top 5 produttori (Francia, Italia, Spagna, Australia e Nuova Zelanda) fa peggio di tutti l’Italia, complice una seconda parte dell’anno critica che sta limitando la crescita al 5,7% nei Paesi terzi e appesantendo la perdita nei 3 Paesi del Vecchio Continente (-2,4%), che da soli rappresentano in valore oltre la metà della domanda europea di vino italiano. Nei 7 Paesi terzi in esame, che rappresentano il 76% del mercato extra-Ue, il fine anno sorriderà in primis alla Francia e all’Australia – con crescite attorno al 10-12% ma anche a Nuova Zelanda e Spagna (tra +8% e +9,5%).

Era di 2,71 euro/litro il prezzo medio del vino italiano all’export nel 2016 e rimarrà più o meno tale anche nel 2017. Una performance non incoraggiante rispetto a quella francese (5,92 euro, +4,6% nei primi 10 mesi), ma anche agli incrementi significativi (dal 4 all’8%) di Spagna, Cile e Australia che tuttavia mantengono un prezzo medio più basso del prodotto made in Italy. Decrescita per la Nuova Zelanda (-5,6%), che però può contare su un valore medio comunque alto (4,21 euro/litro).

Quest’anno, che sarà ricordato per lo storico sorpasso dei francesi sugli italiani nel primo mercato al mondo (gli Usa) e delle importazioni (in valore) della Cina sulla Germania, si chiude con un testa a testa in Canada tra Francia e Italia (in recupero), con i 2 Paesi che hanno superato le importazioni di vino statunitense. Nei primi 8 mesi di quest’anno l’Italia ha infine espresso incrementi significativi in Russia (+44,3%) Cina (+19,3%), Canada (+9,5%), Giappone (+6,5%) e Svizzera (+5,5%), mentre è sotto media o in negativo proprio nei suoi mercati chiave: Usa (+1,4%), Regno Unito (-4,3%) e Germania (-1,4%).

Per l’Osservatorio Paesi terzi è sempre più lontano il traguardo posto 2 anni fa dall’ex premier, Matteo Renzi e dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, di 7,5 miliardi di export entro il 2020. Secondo i calcoli, infatti, servirebbe una crescita media annua del 9% circa.

di C. S.