Mondo Enoico 28/02/2017

Il vino vegano, un'ultranicchia che cresce

Richieste di certificazione in aumento del 35% e giro d'affari da 6 milioni di euro. Divieto d’uso di prodotti di origine animale per la chiarificazione, stabilizzazione o il confezionamento


Cresce in Italia la viticoltura vegan. Nel 2016 le richieste di certificazione VeganOk da parte di aziende vitivinicole sono aumentate del 35%. Sono i numeri dell’Osservatorio VeganOk ‘Rapporto In Vino Vegan 2017’ che stima un giro d’affari di circa 6 milioni di euro.

Le aziende vitivinicole certificate VeganOk si localizzano in Toscana 28%, Abruzzo 20% e Piemonte 17%, con una buona presenza di vini del Trentino e della Sicilia.

Per quanto riguarda le denominazioni di appartenenza, le etichette certificate VeganOk sono 54% Igt, 17% Doc/Dop e 1% Docg. Ancora. Il 45% circa delle etichette che riportano la scritta vegan hanno un’altra certificazione o un riferimento a metodi naturali o biodinamici. Lo standard più diffuso è sicuramente quello biologico, con il 26% circa delle etichette di vino vegan certificato anche bio; le etichette certificate Demeter ricoprono un’altra interessante quota così come quelle che riportano la dicitura ‘naturale’ o ‘biodinamico’.

Il marchio di autocertificazione VeganOk é riconosciuto e approvato da Associazione Vegani Italiani.

Nel disciplinare è inserita una nota specifica riferita al vino che prevede per gli alcolici il divieto d’uso di prodotti di origine animale per la chiarificazione e stabilizzazione (come ad esempio albumina, caseina, colla di pesce, gelatine animali ecc…), mentre per l’etichettatura e il confezionamento non è consentito l’uso di colle, inchiostri, lubrificanti o qualsiasi altro prodotto di origine animale. Inoltre, i consigli per l’abbinamento del vino non devono contenere indicazioni che fanno riferimento a cibi di origine animale.

di C. S.