Articoli 01/09/2012

Il disegno di legge “Salva olio italiano” fa uno scatto in avanti

Il disegno di legge “Salva olio italiano” fa uno scatto in avanti

La Commissione agricoltura del Senato, all'unanimità, ha votato la richiesta di deliberante per il provvedimento. Si prospettano tempi rapidi per l'approvazione di un testo che ha fatto molto discutere. Tutte le novità spiegate dalla relatrice, la senatrice Colomba Mongiello


Il disegno di legge 3211, presentato dalla senatrice Colomba Mongiello, che è anche relatrice del provvedimento, sembra prendere la via breve per l'approvazione.

Proprio il giorno prima della chiusura estiva del Senato la Commissione agricoltura del Senato ha chiesto, con votazione all'unanimità, la sede deliberante affinchè il testo non debba passare dall'Aula ma possa essere approvato direttamente in Commissione. E' probabile, visto l'accordo tra tutte le forze politiche, che la richiesta venga accolta, accelerando l'iter.

Per un esame approfondito del disegno di legge rimandiamo agli atti del Senato e agli interventi succedutisi in Commissione.

Per approfondirne gli aspetti salienti e le novità, abbiamo incontrato la senatrice Colomba Mongiello.

- Alchil esteri e panel test obbligatorio sono già legge, essendo entrati nel decreto sviluppo approvato dal Parlamento prima della pausa estiva. Si tratta probabilmente dei punti più dibattuti e controversi del suo disegno di legge. L'intero impianto della norma è però stato più volte contestato, perchè ritenuto contrario agli interessi di parte del settore oleario italiano. Contro chi si batte con il Dl 3211?

Il tema non è "contro" chi, ma a favore di chi: di quanti producono e vogliono produrre qualità; di quanti consumano e vogliano consumare qualità. Nessuno, tra quelli auditi dalla Commissione Agricoltura e tra i commentatori del nostro lavoro, ha messo in discussione l’inestimabile valore identitario dell’olio d’oliva e la necessità di tutelarlo e valorizzarlo alla vigilia dell’avvio di accordi commerciali con i Paesi dell’area mediterranea. Così abbiamo fatto e così stiamo facendo, ottenendo il plauso anche della autorità di controllo e la condivisione degli omologhi organismi del Parlamento Europeo. Poi comprendo che ci possano essere territori in cui sarà più difficile, magari oneroso, l’adeguamento alle normative, ma è nel loro interesse farlo per migliorare la competitività delle produzioni innanzitutto distinguendole da quei prodotti che sfruttano la fama e il favore commerciale del made in Italy e dei prodotti caratteristici della dieta mediterranea.

 - Alchil esteri a 30 mg/kg per l'olio italiano. E' un valore piuttosto basso. Non esiste un problema di coerenza con altri parametri chimici per l'extra vergine, come acidità e perossidi?

E’ il valore individuato dalla quasi totalità delle organizzazioni di produttori e dai tecnici come la soglia a garanzia della migliore qualità e della più elevata salubrità. Perché bisogna sempre tener presente che la norma è anche presidio di sicurezza alimentare a favore dei consumatori, tant’è che prevede l’inasprimento delle sanzioni, particolarmente di quelle economiche, per gli agropirati.

- Panel test obbligatorio in sede giurisdizionale. Le commissioni d'assaggio, rispetto alla prima versione del testo, sono diventate quelle ufficiali ma in molti hanno contestato l'attendibilità stessa del metodo. Perchè attribuisce invece tanto valore al metodo organolettico?

Perchè la chimica può ingannare una macchina, ma non il palato di chi ha imparato a riconoscere persino le molecole dell’olio che assaggia. Ciò non vuol dire che saranno archiviate le analisi tecniche, a maggior ragione quelle sanitarie, ma abbiamo ritenuto corretto rafforzare il valore legale del metodo organolettico riconoscendo la professionalità e la competenza di chi svolge questo tradizionale e delicato compito.

- Dopo l'inserimento nel decreto sviluppo degli articoli su alchil esteri e panel test e a seguito dell'accelerazione dell'iter del disegno di legge, il Ministro Catania ha lasciato trasparire la possibilità di creare un disciplinare unico per l'olio Made in Italy. Come valuta quest'apertura?

Più che positivamente. In Senato attendiamo, purtroppo, da anni che si arrivi finalmente alla composizione della carta d’identità di ogni singolo prodotto identitario della nostra inimitabile agricoltura di qualità. Abbiamo bisogno di affermare con evidente chiarezza e assoluta trasparenza dove, cosa e come si produce, anche per valorizzare le peculiarità e le tipicità territoriali che altrimenti rischiano di essere espulse da un mercato sempre più globalizzato.

- Alchil esteri e panel test non sono gli unici punti controversi del disegno di legge. Quali novità rispetto a termine minimo di conservazione e tappo anti-rabbocco?

Abbiamo, anche qui, rafforzato le previsioni a tutela della qualità di un alimento, perché tale è l’olio d’oliva. Di qui la scelta di fissare la data di scadenza a 18 mesi dalla data di estrazione, di precisare meglio la disciplina relativa alla somministrazione nei ristoranti e negli esercizi pubblici e di prevedere sanzioni pecuniarie specifiche. Chissà che, finalmente, si riesca a non far più presentare sulle tavole dei ristoranti oliere anonime contenenti un olio anonimo: privo di alcuna indicazione sulla provenienza e la scadenza, dunque potenzialmente pericoloso per la salute del cliente.

- Una novità dell'ultimo minuto è l'articolo 10 bis, da lei presentato, sul divieto di vendite sottocosto durante la campagna olearia. Lo vuole illustrare?

Scaturisce dalla mozione unitaria della Commissione Agricoltura in tema di alchi esteri, approvata un paio di mesi prima del deposito della proposta di legge, che raccoglieva e rilanciava anche le proteste dei produttori rispetto alle speculazioni commerciali. Vendere il prodotto sottocosto mentre ancora si stanno compiendo le operazioni di raccolta e molitura delle olive vuol dire condizionare negativamente l’intero mercato, impedendo una corretta composizione del prezzo all’interno della filiera olivicola. A farne le spese sono, particolarmente, i soggetti deboli della catena: olivicoltori e consumatori. I primi possono essere costretti a vendere il prodotto addirittura ad un prezzo inferiore al costo di produzione; per gli altri non c’è alcun automatismo che traduca il minor costo dell’olio in un vantaggio economico. Meglio, allora, vietare ogni manovra speculativa e tutelare il principio della libera concorrenza.

- Il disegno di legge prevede una dimensione dei caratteri in etichetta di 1,5 mm. Il regolamento 1169/2011, che diverrà operativo dal gennaio 2014, prevede invece 1,2 mm. E' probabile che, nella campagna olearia 2013/14, entrambi i provvedimenti risulteranno in vigore. Non si rischia di ingenerare molta confusione?

Il Parlamento italiano ha più volte anticipato le decisioni comunitarie: è accaduto proprio con l’obbligo dell’etichettatura e, da ultimo, con la riduzione della percentuale di alchil esteri, fissando un limite più basso che contiamo sia presto recepito dalla normativa UE. Il rischio da lei segnalato è comunque reale, per questo siamo in contatto con il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro con l’obiettivo di trovare la soluzione idonea ad evitare disagi e disguidi. L’obiettivo è ottenere l’adeguamento della normativa UE a quella italiana, giacché la nostra garantisce una maggiore e migliore leggibilità dell’etichetta.

- Alle volte troppa burocrazia e norme eccessivamente rigide rischiano di creare dei paradossi. Esemplificativa, in questo senso, la storia dell'olivicoltore Alessio (ndr Frodi in commercio senza più alcun limite nel mondo oleario. Ce n'è per tutti i gusti). Avverte questo problema?

Ho letto la storia e la trovo paradossale, ma la norma non può prevedere ed esaurire tutta la potenziale casistica. Non sono un’esperta di diritto e procedura giudiziaria, ma credo che il giudice possa e sappia distinguere il caso di Alessio dalla megatruffa commerciale. Detto questo, è necessario considerare che la manipolazione e la vendita dei prodotti alimentari è attività da svolgere con particolare attenzione in considerazione dei suoi risvolti sulla salute dei consumatori, dunque trovo condivisibile che le norme siano particolarmente severe in omaggio al principio della legislazione europea che debba essere prevenuto ed evitato tutto quanto sia potenzialmente pericoloso.

- Le porgo infine la stessa domanda che feci al Ministro Catania. In occasione della manifestazione triestina Olio Capitale ho lanciato un appello: non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana. Non solo un allarme ma soprattutto un appello all'innovazione. Lo condivide?

Le imprese italiane, in tutti o quasi i settori, hanno perso competitività anche per la contrazione, fino all’annullamento in molti casi, degli investimenti pubblici e privati nella ricerca e nell’innnovazione. L’aggressività commerciale dei Paesi emergenti è anche conseguenza diretta di ingenti investimenti destinati a innovare tanto la materia prima che il ciclo produttivo che le politiche commerciali. Sono certa che il ministro Catania abbia colto il suo appello e, pur con i limiti imposti dalla crisi finanziaria, saprà offrire una risposta operativa a questa priorità.

 

Sul prossimo numero di Teatro Naturale un approfondimento tecnico-scientifico in merito ad alchil esteri e alle tematiche legate al disegno di legge Mongiello e al decreto sviluppo.

di Alberto Grimelli

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