Articoli 25/02/2012

Chi decide la qualità dell'extra vergine? Produttore o consumatore?

Chi decide la qualità dell'extra vergine? Produttore o consumatore?

Il peccato originale di tutte le certificazioni, di tutti i vari bollini, secondo Claudio Peri, è che interpretano la qualità dal punto di vista di olivicoltori e frantoiani. Occorre invece rovesciare il paradigma. La situazione attuale però fa comodo a molti, abituati a convivere con qualche utile bugia e sicuri dell'impunità


Se coloro che sono i fruitori professionali dell'extra vergine d'oliva, se gli imprenditori che lo propongono e lo vendono al consumatore non fanno profitto con gli oli d'eccellenza, non potrà neanche mai nascere una filiera oleicola dell'eccellenza.

Una regola economica elementare: ogni passaggio deve creare un valore aggiunto, dal mondo della produzione fino al consumatore. Se ne desume che il senso e lo stesso valore dell'eccellenza vada condiviso tra tutti i vari attori della filiera.

Claudio Peri, Accademico dei Georgofili, è andato anche oltre. Condividendo la filosofia e il pensiero di Karl Popper, Peri ha sintetizzato il concetto di qualità nell'espressione anglofona: “fitness for use”.

“Cosa sia l'eccellenza – ha spiegato Claudio Peri durante un incontro all'Accademia dei Georgofili il 16 febbraio scorso - lo deve dire chi la deve pagare (il consumatore) e può valorizzarla soltanto chi deve farsela pagare, cioè chi la fornisce al consumatore, dunque essenzialmente il distributore e il ristoratore.”

E' un rovesciamento completo del paradigma della qualità come lo conosciamo, ovvero che sia il mondo della produzione ad indicare i requisiti e i parametri della qualità, anche attraverso disciplinari di produzione e simili.

L'attuale politica della qualità non è sbagliata. E' semplicemente anacronistica. Non si è evoluta tenendo conto dell'importanza assunta, a livello di valorizzazione e comunicazione, da parte della Grande Distribuzione e della ristorazione. Il concetto di qualità basato su bollini e certificazioni di conformità andava bene vent'anni fa, quando il consumatore non si era ancora completamente affidato, nelle scelte di consumo della sua vita quotidiana, a questi intermediari.”

Tra le contestazioni mosse a Peri, è una visione eccessivamente mercantilistica del mercato, dominata dalla legge della domanda e dell'offerta, quindi secondo logiche più algebriche che umane.

“E' vero il contrario. Non si tratta di portare al centro dell'attenzione la brutalità delle regole del mercato, quanto piuttosto la sensibilità e l'attenzione del consumatore. Solo esaltandone il ruolo potrà emergere un mercato dell'eccellenza.”

Ora tutte le responsabilità gravano sul mondo della produzione, in quanto attore che garantisce, o dovrebbe garantire, la qualità. Il discarico delle loro responsabilità da parte della ristorazione e della Grande Distribuzione, a causa di disattenzioni o leggerezze sul piano dello stoccaggio, del trasporto e della vendita provoca anche una scarsa sensibilizzazione verso il tema della qualità e dell'eccellenza.

“I produttori alle volte si vantano di vendere le loro produzioni all'estero senza però prestare le adeguate cure e attenzioni alla logistica. Ne possono conseguire cocenti delusioni da parte del consumatore perchè l'olio extra vergine è un prodotto fragile, che può arrivare compromesso se non si utilizzano le dovute cautele. Le certificazioni di qualità, secondo lo schema attuale, scaricano ogni responsabilità sul produttore.”

La responsabilizzazione ha però un costo. Oggi ristorazione e Grande Distribuzione si cautelano, infatti, richiedendo idonee garanzie e certificazioni dal mondo produttivo.

“Il problema è il riconoscimento del ruolo. Finchè il mondo produttivo si assume l'onere della valorizzazione, si assumerà anche quello della qualità. Grande Distribuzione e ristorazione non si impegneranno a creare valore aggiunto, ritagliandosi il semplice ruolo di intermediari. Sono invece molto di più, sono il luogo dove, con linguaggi, stili e modi diversi, si può realmente fare cultura di prodotto. E' la cultura di prodotto a fare valore aggiunto. Assumendosi questo ruolo anche per l'extra vergine, come hanno già fatto rispetto ad altre produzioni agroalimentari, si dovranno far carico anche di alcuni oneri, come un'attenzione alla catena logistica. Si innescherà così un meccanismo virtuoso.”

Il mondo dell'agricoltura, in questo modo, non perderà di centralità, allontanandosi ancor di più dalla società civile?

“Non credo, se saprà ritagliarsi uno spazio diverso. Non solo produttore ma anche controllore. La molteplicità di responsabilità in capo al mondo produttivo può provocare tendenze suicide, come le certificazioni multiple e l'esasperazione della biodiversità, o imperdonabili ingenuità, specie sul fronte della comunicazione.”

Qualche esempio?

“Non mi pare che nessuna organizzazione abbia battuto ciglio sulla piramide alimentare americana. Questa vede in posizione dominante l'olio d'oliva. Sì proprio l'olio d'oliva, non l'extra vergine d'oliva. Vi sono poi le imperdonabili leggerezze dei produttori che vendono oli di diversa origine spacciandoli per propri, oppure che fanno asserzioni non sufficientemente documentate. Vi è l'errata convinzione che il consumatore sia ignorante e che, in fondo, qualche piccola bugia non nuoccia a nessuno.”

E invece?

“Finchè non si modificherà il modo di pensare, finchè non si rovescerà il paradigma tutto è destinato a rimanere com'è ora. Alle volte credo, però, che la situazione attuale sia comoda e utile a molti. Sono quelli abituati a convivere con qualche utile bugia, essendo praticamente sicuri dell'impunità.”

di Alberto Grimelli

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Commenti 2

Raffaele  Giannone
Raffaele Giannone
02 marzo 2012 ore 18:07

Cari amici di TN, egregio Grimelli, ineffabile Peri,
ho cercato notizie di crolli o lesioni alla prestigiosa Accademia fiorentina, ma pare abbia retto anche a questo "vile attentato" !
Cosi,pare, si definiscano oggigiorno, le azioni insensate e pseudo-rivoluzionarie .

Chi, come me conserva gelosamente e orgogliosamente, pergamene dell'Accademia non di venti o di cinquanta anni fa, ma di ben prima della nostra sofferta unità nazionale, ha iniziato a sospettare che persino simboli aurei della nostra cultura agraria,siano ormai vittime della demagogia e pressapochismo dilaganti.

La qualità dell'olio deve essere fissata dai consumatori o dai "benemeriti" distributori?? Ma siamo davvero alla BABELE, all'apri la bocca e dai fiato !

Concordo pienamente col precedente,anche se succinto, parere del sig.Breccolenti.
Povero Caricato,poveri studiosi di TN, poveri cultori dell'olio d'oliva,povera Italia,povero..olio d'oliva...poveri noi !
Anni di studi, statistiche, ricerche,promozioni e divulgazioni culturali...tutto inutile... Per l'ineffabile Peri..decide l'ignaro consumatore finale o,meglio ancora,il meno ignaro,ma più interessato cosiddetto Grande Distributore!
Perchè poi quel Grande? Perchè non affibbiargli un bel Distributore "Magno" ?

Voglio augurarmi che qualche saggio accademico abbia quantomeno arricciato il naso, magari sollecitando il buon Peri a spiattellare a Marchionne di far stabilire agli automobilisti i parametri di qualità e sicurezza delle auto, o ai pazienti degli ospedali di fissare loro,magari in seduta plenaria, la qualità e i protocolli terapeutici..!

Siamo al ridicolo!

Visto che conoscete ormai la mia "vivacità", alimentata solamente da uno sconfinato rispetto verso l'olivo, l'olio e la natura in genere e certo che il buon Peri abbia almeno una volta nella sua vita degnato della sua presenza un oliveto o un frantoio, passatemi questa punzecchiatina :
se il consumatore, ovvero il destinatario finale,deve stabilire la qualità di un'olio, anche io come lettore o cittadino italiano, immagino destinatario finale di una "olimpica" relazione all'Accademia
(giustamente sovvenzionata dallo Stato), possa e debba decidere sulla qualità della stessa ....vero??

Vi risparmio il mio giudizio sull'uscita del Peri...la sapete...già!

Con simpatia,
Raffaele Giannone,olivicoltore e frantoiano in terra di Molise.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
25 febbraio 2012 ore 12:13

L'alta qualita' nell'olio extravergine è una ed una sola e si puo' riassumere,a grandi linee, cosi':
-Alto contenuto di polifenoli a cui corrispondono un ottimo piccante e un buon amaro con il primo leggermente prevalente sul secondo.L'amaro non deve essere mai medicinale o troppo eccessivo.
-Fruttati freschi con profumi che ricordano erbe, frutti e fiori a seconda delle varietà,dell'epoca di raccolta e delle metodiche estrattive.

Cose semplici da capire,forse un po piu' difficile da imparare visto quello a cui è stato abituato il consumatore;puo' non piacere un olio cosi'e magari preferire oli piatti o con il "magico" sentore di pipi' di gatto, ma l'alta qualita' corrisponde a queste caratteristiche degli oli,c'è poco da farsi domande.