L'arca olearia 16/04/2021

Olivo da innesto o da talea: la tradizione vivaistica italiana di Pescia

Olivo da innesto o da talea: la tradizione vivaistica italiana di Pescia

L'olivo propagato per innesto ha un appartato radicale fittonante, ideale per crescere in terreni collinari che ad oggi coprono il 65% della superficie olivetata Italiana ma anche nei climi aridi e caldi


Da oltre 100 anni Pescia in provincia di Pistoia, è la capitale mondiale del vivaismo olivicolo professionale.

Dal 1800 a Pescia vengono riprodotte per innesto e talea quasi 2 milioni di piante di olivo nelle varietà autoctone regionali Italiane più pregiate al mondo.

Ormai l'olivo viene propagato in tutto il mondo, a costi e prezzi decisamente competitivi, ma nonostante questo oggi ci sono grandi produttori di extra vergine spagnoli, francesi, croati che sono disposti a spendere molto di più pur di avere una pianta di olivo da innesto pesciatino di 18 mesi.

Occorre allora capire perchè l'olivo pesciatino, nonostante la forte concorrenza internazionale è così ricercato.

Merito dell'innesto?

L'innesto pesciatino ormai è un simbolo toscano, patrimonio culturale e storico che ci teniamo ben stretto. Perché ci vogliono 3 anni per produrre una pianta di olivo da innesto pesciatino oltre a competenze che nessun laboratorio sarà in grado di replicare.

Attraverso l'innesto pesciatino è possibile riprodurre tutte le varietà esistenti in Italia. Questa tipologia di pianta ha un appartato radicale fittonante, ideale per crescere in terreni collinari che ad oggi coprono il 65% della superficie olivetata Italiana. Ecco che l'olivo da innesto può diventare il volano per la ricostruzione di una nuova olivicoltura Italiana basata sulla qualità e non sulla quantità. Per tanti anni si è parlato di aumentare la quantità di olio extravergine di oliva Italiano. Lo stanno facendo con impianti di superintensivo con varietà non autoctone. Ma è un olio standard, mentre l'innesto consente, con la riproduzione di varietà minori di produrre tipicità e qualità.
Il sistema di innesto è certamente più oneroso di quello per talea, producendo una pianta che si adatta meglio, specie i primi anni, a climi caldi o con stress abiotici inusuali, come accade sempre più spesso in epoca di cambiamenti climatici. Vi è quindi il vantaggio competitivo di un migliore attecchimento in oliveti in asciutta o in ambienti aridi. Generalmente, da osservazioni agronomiche, gli olivi da talea hanno più probabilità di riprendersi dopo una gelata intensa (es 1985 in Toscana), grazie alla vigoria naturale del portainnesto. Infine, per smentire credenze del passato, non vi deve essere alcun timore che il punto di innesto sia veicolo di infezioni, poiché tutto il processo viene attentamente monitorato, né che sia troppo debole, con pericolo di scosciature. E' consigliabile comunque sempre interrare, da 5 a 10 centimetri, il punto di innesto.
L'innesto si basa su una sinergia, win win direbbero gli esperti di merketing di oggi, tra il nesto e il portainnesto, con la varietà innestata che si avvantaggia della rusticità data dall'olivastro che formerà l'apparato radicale.

La fortuna dell'innesto è di avere 100 anni di esperienza in campo, con le piante pesciatine sparse in tutto il mondo, che sono il biglietto da visita dei vivai pesciatini. Ci vorranno almeno 40 anni prima che le "nuove" tecniche di propagazione producano dei risultati tangibili in campo.

Non bisogna però credere che ci si abbandoni solo alle tradizioni. A Pescia si fa innovazione in olivicoltura con i maggiori centri di ricerca da oltre 50 anni. L'innovazione che ci interessa è quella che porta alla qualità del materiale vivaistico, non al profitto.

Ci sono in cantiere progetti veramente innovativi, che speriamo di costruire insieme all'interno del neonato distretto vivaistico pesciatino.

di Pietro Barachini