L'arca olearia 16/01/2019

Il riscatto dell'olivicoltura toscana: prove di rilancio

Il riscatto dell'olivicoltura toscana: prove di rilancio

I temi sensibili che accomunano i tre principali progetti di rilancio riguardano principalmente la difesa dalla mosca delle olive e la sostenibilità intesa in senso lato, ma con un particolare focus sugli aspetti ambientali


L’olivicoltura toscana da alcuni anni sta vivendo una profonda trasformazione legata ad un passaggio generazionale che vede il progressivo abbandono di vecchi oliveti locati in aree orograficamente svantaggiate ed un aumento di nuovi impianti in terreni dove, fino ad alcuni anni fa, veniva preferita la coltivazione di colture erbacee quali il frumento. Fra questi due estremi, nel modello di coltivazione adottato, proliferano le situazioni intermedie caratterizzate da mille sfumature legate ai sistemi di coltivazione biologico, convenzionale e integrato, alle pratiche ecosostenibili legate alle certificazioni, al metodo di conduzione che è determinato dal legame tra proprietà e imprenditorialità, alle dimensioni degli appezzamenti olivati, fino alla specializzazione dei macchinari e delle attrezzature disponibili. Dopo un forte interesse verso il modello di oliveto superintensivo si sta riequilibrando con il modello intensivo la realizzazione dei nuovi impianti, in parte anche per la preferenza d’impiego di varietà autoctone meglio rispondenti a quest’ultimo tipo di coltivazione. Nel contempo anche le tecnologie di trasformazione stanno vivendo un fervido momento di rinnovamento sotto la spinta della richiesta di prodotti di estrema qualità

Testimonianza del rinnovato interesse verso questo settore è dato dai 3 progetti integrati di filiera (PIF) del bando del 2015, del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana, che hanno visto molteplici investimenti da parte di aziende agricole e di trasformazione che operano nel settore oli-olivicolo.

Per questo motivo la Regione Toscana e l’Accademia dei Georgofili hanno voluto dedicare una giornata di lavoro, svoltasi nel dicembre scorso, rivolta alle misure d’innovazione (sottomisura 16.2) legate ai tre progetti, al fine di delineare un quadro rappresentativo delle necessità d’innovazione del comparto oli-olivicolo toscano ed avere un momento di confronto sulle ulteriori necessità d’innovazione.
Un primo aspetto interessante è stato delineato dal rappresentante della Regione Toscana, Marco Toma, che ha riassunto gli investimenti legati all’innovazione delle ultime 3 programmazioni del PSR 2007 2013 e 2014-2020 compreso l’ultimo bando in corso. Nel loro insieme i progetti d’innovazione finanziati sono stati 13 con oltre 2,7 milioni di € di valore totale.

Dalle presentazioni dei progetti sono emersi invece i temi sensibili comuni che riguardano principalmente la difesa dalla mosca delle olive, Bactrocera oleae (Rossi) e la sostenibilità intesa in senso lato, ma con un particolare focus sugli aspetti ambientali.

Gli aspetti di difesa dalla mosca olearia sono stati trattati da tutti e tre i relatori dei progetti, il Prof. Andrea Vannini dell’Università degli Studi della Tuscia, Il Prof Ruggero Petacchi della Scuola Superiore Sant’Anna ed il Prof. Antonio Belcari dell’Università degli Studi di Firenze. Gli approcci utilizzati per fornire agli agricoltori gli strumenti utili al controllo ed alla difesa sono molto vari e vanno dalla softwaristica avanzata con modelli di crescita e sviluppo, alimentati in tempo reale da dati stazioni agrometeorologiche fino all’accompagnamento degli operatori del settore in un percorso di conoscimento della biologia del patogeno e delle strategie congiunte di lotta, partendo da un monitoraggio territoriale in cui gli agricoltori condividono le informazioni sulle catture al fine di avere un panorama statisticamente rappresentativo della realtà, spesso falsato dall’interpretazione della sola situazione puntuale.

Anche la sostenibilità ambientale e la tracciabilità risultano essere un elemento centrale per la commercializzazione, soprattutto in funzione dell’apertura di canali commerciali all’estero, anche se emergono le criticità legate alla quantità di olio e alla costanza di produzione che spesso minano la stabilità stessa dei rapporti commerciali. Nel progetto AppAGO è stato dapprima condotto uno studio di Life Cycle Assessment (valutazione del ciclo di vita) e poi è stato implementato un modello di sostenibilità, sviluppato secondo quattro pilastri, ambientale, economico, sociale e territoriale, ciascuno espresso attraverso indicatori oggettivi e misurabili. Nel progetto SEMIA indicatori di sostenibilità economica ed ambientale, in termini di impronta idrica, del carbonio ed ecologica, sono stabiliti anche in funzione delle innovazioni proposte legate all’agricoltura di precisione e più in particolare alla gestione del suolo con lavorazioni e pratiche agronomiche conservative e all’applicazione di fitosanitari con rateo variabile, temi che accomunano i due progetti.

Un tema emerso ripetutamente è quello dei cambiamenti climatici, che negli ultimi anni hanno contribuito in maniera sostanziale e nefasta sulla produttività della coltura, sia direttamente con le ondate di calore che determinano sempre più frequentemente problemi di allegazione durante la fioritura e cascola delle olive per siccità, sia indirettamente con un aumentato periodo utile per lo sviluppo delle generazioni della mosca dell’olivo. Risulta quindi indispensabile nella moderna olivicoltura predisporre un piano di approvvigionamento idrico per far fronte alle emergenze, operando quindi con tecniche colturali idonee a quell’adattamento tante volte richiamato quale strategia per fronteggiare i suddetti cambiamenti climatici.

Fonte: Accademia dei Georgofili - georgofili.info

di Marco Mancini