Bio e Natura 20/11/2015

L'Italia è vulnerabile al rischio climatico: danni per 14 miliardi di euro in dieci anni

Tutto il territorio italiano è soggetto a estremi climatici, con il range che varia da 150 giorni fino a punte di anche 1.150 giorni dal 2003 al 2012. Le aree maggiormente colpite si trovano nel Nord Italia, seguite dal Centro


Siccità e forti piogge a carattere alluvionale rappresentano gli eventi climatici che si sono maggiormente abbattuti sulle Regioni italiane nel periodo 2003-2012, procurando enormi danni alla produzione agricola, alle strutture e alle infrastrutture per un totale di danni riconosciuti pari a più di 14 miliardi di euro a livello nazionale (1,4 miliardi l’anno) e circa 111 euro/ha di SAU l’anno. Tali danni rappresentano un fabbisogno riconosciuto, ma non completamente erogato, perché il contributo dipende dalla disponibilità finanziaria, non rappresenta quindi un dato di spesa pubblica. Il 77% dei danni è relativo alle produzioni, di cui il 62% è causato dalla siccità, mentre il 20% è legato a eventi estremi di pioggia e di natura alluvionale. Per quanto riguarda le infrastrutture, il 90% dei danni sono causati da eventi estremi di pioggia.

Per quanto riguarda l’esposizione agli eventi e la loro distribuzione geografica, tutto il territorio italiano è soggetto a estremi climatici, con il range che varia da 150 giorni fino a punte di anche 1.150 giorni nella decade. Le aree maggiormente colpite si trovano nel Nord Italia, seguite dal Centro, mentre nel resto del Paese le punte massime appaiono più localizzate. La distribuzione geografica dei danni invece non corrisponde a quella dell’esposizione: le aree maggiormente danneggiate, infatti, si trovano nel Centro Italia e in alcune aree del Sud (Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Calabria), con punte massime di 500-900 milioni di euro nelle province di Ferrara e Siracusa.

La siccità rappresenta l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura italiana in termini di danni economici a carico soprattutto delle produzioni, con due eventi gravi, nel 2003 e nel 2012, interessando maggiormente le aree del Nord e del Centro Italia, con valori di dai 500 ai 700 giorni di siccità dichiarata (dai 50 ai 70 giorni l’anno di media). Per quanto riguarda i fenomeni precipitativi forti, i danni riguardano sia le produzioni, sia le strutture e le infrastrutture, con rispettivamente il 30, 40 e 30% dei danni complessivi. Le aree maggiormente colpite si trovano Nord Italia, con un range che varia da 121 a 480 giorni di calamità naturale dichiarata. e nel Sud (Campania, Puglia e Sicilia).

L’esposizione e la vulnerabilità al rischio climatico comporta una crescente domanda di analisi per valutare quali siano le misure e gli interventi più adeguati in termini di adattamento e quali di gestione del rischio, contribuendo così anche al necessario passaggio da interventi emergenziali ad azioni di riduzione del rischio stesso.

Su questi temi è intervenuta oggi, in occasione della due giorni del Science Symposium on Climate svoltosi alla FAO, la ricercatrice del CREA Antonella Pontrandolfi, responsabile del progetto di ricerca “Attività di ricerca e supporto tecnico in materia di calamità naturali, rischio climatico e fitosanitario e politiche collegate”, finanziato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali tra il 2010 e il 2015. Il progetto è centrato sull’analisi del rischio climatico e sulla valutazione dell’esposizione e della vulnerabilità delle aree agricole agli estremi climatici.

di C. S.