Editoriali 03/06/2016

La forza dell'uomo nella diversità degli oli extra vergini di oliva

“Artigianale” ha una storia lunga e bella che parte da lontano, dalle aziende famigliari e dai piccoli segreti che ciascuna nasconde alle altre, convinta di avere l’olio per la lampada di Aladino. Un interessante contributo di Giovanni Abbo intorno alla tradizione olivicolo-olearia italiana


Per una combinazione fortunata, ma non per questo meno importante e significativa, il recente Congresso Aifo ha vitalizzato e offerto la massima visibilità all’Olio Extravergine Artigianale.

La forza dell'uomo nella diversità degli oli extra vergini di olivaSentivo parlare già dalla fine degli anni novanta, quando accompagnavo mio padre Gianpaolo alle riunioni della Corporazione dei Mastri Oleari.

Già allora, con i fatti, ancora prima che con le dichiarazioni, il mai dimenticato Piero Antolini, il mitico Alfredo Mancianti, il dottor Spada della già famosa Coopperativa Agricola Brisighellese, il bravissimo Michele Galantino, Zaramella e i giovani Beppe Ursini e Giorgio Franci, diventati poi simboli del saper fare eccellenza, e tanti altri che ora non cito ma che non dimentico, parlavano di “artigianale” come il naturale riferimento ad un prodotto che era tutto e solo ”artigianale”.

Non solo perché le aziende erano appunto “famigliari”, ma perché il modello di produzione, che iniziava dalla pianta, partiva dalle attenzioni agronomiche (anche se gli ulivi non erano di proprietà) e arrivava ai piccoli segreti nelle tecniche frantoiane, che ciascuno nascondeva agli altri, convinto di avere l’olio per la lampada di Aladino.

Queste persone, ancor prima che aziende, con lo sguardo rivolto al futuro, furono capaci di concepire la prima rivista di settore, Uliveto Italia, uno dei primissimi premi nel settore, il Leone d’oro, che vanta innumerevoli imitazioni, contributi fondamentali nello sviluppo dell’analisi organolettica grazie all’esperienza dei sui membri, ben prima dell’avvento dei corsi di formazione per assaggiatori, e, nel 1998, il primo sistema di certificazione della qualità del prodotto, l’High Standard, solo per citare alcune cose fatte.

Le singole realtà, al di là del sodalizio, si sono evolute cercando di essere leader nei loro segmenti di riferimento, avendo come base il vero prodotto italiano di qualità, quando neanche si parlava ancora di olio extra vergine, e la comunicazione nell’olio si basava su personaggi accattivanti che saltavano le staccionate!

Si è molto discusso sul concetto di Olio Affiorato, oppure la declinazione dell’olio come base di numerose preparazioni come salse di ogni tipo, ed anche i primi riusciti tentativi di vestire un prodotto eccellente con un packaging di grande attrattiva.

Si tornava però sempre, al mastro oleario che è una figura che parte dalla normativa, e mette l’inventiva, la creatività e la duttilità nel capire seguire e spesso anticipare le tendenze del mercato, grazie all’elasticità mentale ed organizzativa tipica dell’impresa di famiglia italiana.

Oggi la realtà è molto cambiata, è necessario l’aggregazione per affrontare le nuove sfide che il mercato impone, ma deve restare comunque la lezione di saper proporre qualcosa di diverso e migliore seguendo la visone innovativa cominciata quasi 40 anni fa!

Per questo il Leone d’Oro 2016 non è solo un Concorso, non è solo una gara a chi è più buono, non è solo un Premio ai migliori oli ma è anche una Ricerca sui consumatori e apre le porte ad un Convegno che vuole essere il primo, grande tributo all’Olio Extravergine Artigianale.

 

 

Il ruolo che mi onoro di ricoprire mi impone di chiedere a tutti coloro che producono “artigianale” di dare un segnale di presenza e di partecipazione alla proposta che facciamo con il Leone d’oro 2016: non credo che debba interessare per la vittoria, ma ripeto dovrà interessare per l’adesione ad un progetto che vogliamo proiettare ai prossimi anni, ma che sarà tanto più forte domani, quanti più saremo, oggi, a testimoniare.
Parlo a tutti i Consorzi DOP/IGP e a tutti coloro che producono il prodotto “artigianale” per eccellenza: la loro presenza è vitale per dare nuova linfa al progetto che ridisegna i confino del mercato, che definisce una nuova categoria ben circoscritta, che crea una identità di riferimento nella quale i prodotti DOP e IGP hanno un ruolo di riferimento come esempi di qualità territoriale.
Parlo a tutti i Soci Aifo che chiamo ad onorare e a consolidare l’impegno dell’ Associazione: a fianco dei “leoni d’oro” che possono premiano solo alcune eccellenze produttive, vogliamo premiare tutti coloro che parteciperanno (indicando la quantità della produzione dei campioni in gara) con il sigillo del “leone verde” a testimoniare l’adesione alla categoria “artigianale”.
Parlo anche a tutte le insegne della Grande Distribuzione e a tutti i produttori artigianali che forniscono le cosiddette “marche private”, che sono di fatto i precursori del sistema che Aifo ha lungamente curato e felicemente raggiunto.
Mi auguro che tutti sentano il piacere di partecipare: dovremo ricevere i campioni entro il 30 giugno e daremo i risultati entro il 10 luglio.

di Abbo Giovanni

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Commenti 3

NICOLA BOVOLI
NICOLA BOVOLI
04 giugno 2016 ore 17:36

Che dire Giovanni e Giampaolo, sono assolutamente d'accordo con voi. Riprendiamo i valori che ci hanno unito in passato e cerchiamo di realizzare qualcosa di buono per il futuro. Io ci sto!

STEFANO CAROLI
STEFANO CAROLI
04 giugno 2016 ore 16:19

Carissimo Giampaolo come socio fondatore di AIFO voglio ribadire che l'Associazione oltre ad affrontare e cercare di risolvere la burocrazia delle varie leggi alle quali i frantoi venivano sottoposte, aveva l'obbiettivo di valorizzare quello che la natura crea sulla pianta e il mastro frantoiano trasforma con la sua creatività nel frantoio in modo artigianale e differente per ogni regione, proprio in virtù di questo l'AIFO ha promosso la costituzione del Consorzio Frantoi Artigiani & Piccole Imprese per garantire al consumatore tramite un bollino l'identificazione di un olio ricavato dalle olive, chiaramente il frantoiano per poter ottenere il bollino deve rispettare un disciplinare stabilito dal consorzio e sicuramente con la creazione dei due scaffali il consumatore avrebbe la possibilità di scegliere meglio.

giampaolo sodano
giampaolo sodano
04 giugno 2016 ore 08:09

Quando nel 1993 piantai i primi 700 olivi per "arredare" il giardino della mia seconda casa e "coltivare" un hobby non avevo certamente l'obiettivo di costruire un'azienda, nè tanto meno far diventare quell'hobby una scelta di vita. Per informarmi sulla nuova piantagione cercai della buona stampa e mi capitò nelle mani Uliveto Italia. Dalla lettura alla conoscenza di Piero Antolini il passo fu breve e di lì a poco tempo nacque un sodalizio a cui debbo la mia passione per l'olio dalle olive. Con Alfredo Mancianti e Flavio Zaramella feci i primi passi in questo "nuovo" mondo fino all'incontro con Giuseppe Fontanazza e poi Piero Gonnelli e l'AIFO. A questi gentiluomini debbo tutto ciò che conosco dell'olivo e dell'olio. Così come ho imparato dai soci dell'AIFO il "valore dell'olio" che nasce sulla pianta ma si crea in frantoio, da una sapiente e antica arte, dall'esperienza e dalla professionalità del mastro oleario. Ecco perchè è un prodotto artigianale, creatività dell'uomo dopo il lavoro della terra, un alimento di pregio, che fa bene alla salute e piacere al palato (cosa tutta diversa dai grassi per condimento confezionati in laboratorio dall'industria che vanno sotto il nome di olio). Tutto semplice e chiaro, salvo il fatto che a forza di saltare staccionate e distribuire gadget si è creata una notevole e interessata confusione nella testa dei consumatori. Ora il congresso dell'AIFO ha fatto una proposta che taglia la testa al toro: nei supermercati due scaffali per due prodotti. Poi la scelta spetta al consumatore.