Associazioni di idee 15/07/2021

La paralisi del mercato penalizza l'olio d'oliva italiano

La paralisi del mercato penalizza l'olio d'oliva italiano

In un’annata di scarico come questa avere giacenze di olio importanti a luglio è preoccupante. La sensazione è che ci siano fenomeni speculativi che danneggiano la produzione


“Dopo la Xylella, il colpo finale per l’olivicoltura italiana può arrivare dalla paralisi (indotta) del
mercato. Lanciamo un appello all’unità alle organizzazioni che rappresentano tutta la filiera:
frantoiani e produttori sono chiamati ad unirsi in una battaglia per la sopravvivenza del comparto.”
E’ l’annuncio che l’associazione nazionale dei Frantoiani Italiani di Qualità fa congiuntamente ad
Agrocepi.

La FIOQ che rappresenta quasi una cinquantina di imprese frantoi ha da tempo preso una posizione chiara, rappresentata con diversi interpelli anche al Mipaaf: “L’intento dei frantoiani – afferma il Presidente Guglielmi- è quello di valorizzare (e quindi promuovere) la qualità del prodotto pugliese e nazionale. La nostra strategia è stata quella di puntare tutto sulla qualità del Made in Italy al fine di posizionare l’olio ad una giusta quotazione che potesse permettere un degno ristoro agli agricoltori. Purtroppo il mercato sta imponendo una scissione tra gli operatori, ovvero tra coloro i quali intendono continuare nel percorso intrapreso nella valorizzazione del Made in Italy e tra quelli che, ragionando da imprenditori, badano a limitare i danni abbassando le quotazioni delle olive. La FIOQ - continua Guglielmi – anche nell’ultima campagna ha indotto i propri soci nel non desistere dalla valorizzazione della qualità, ma siamo consci del fatto che se non interverranno le istituzioni nella prossima campagna si andrà
incontro a decisioni drastiche, come quelle di abbassare il prezzo delle olive o, addirittura, mantenere
chiusi gli impianti. Non è quello che vogliamo, perché sarebbe tradire la missione che ci siamo dati
ed i valori in cui crediamo. Ma è tempo che gli operatori della filiera olivicola uniscano le forze,
produttori e frantoiani devono mettere in campo azioni forti per far sentire la propria voce. Il conto
alla rovescia è iniziato e, con la campagna olivicola non troppo lontana, non possiamo perdere altro
tempo”.

Alla base c’è un problema di non poco conto: la paralisi del mercato dell’olio 100% italiano.

“Il mercato dell’olio extravergine di oliva 100% italiano in superficie è immobile -spiega Guglielmima c’è la sensazione che sotto qualcosa si muova. In un’annata di scarico come questa avere giacenze di olio così importanti a luglio è preoccupante. La sensazione che abbiamo è che ci siano in atto fenomeni speculativi che stanno inquinando il mercato. E’ urgente l’intervento di tutte le autorità competenti con il sostegno fattivo anche del mondo agricolo che deve essere al nostro fianco in questa vera e propria guerra in difesa del Made in Italy. Il comparto rischia di implodere e questo rischio palesa una minaccia imminente. Se il mercato paga l’olio italiano allo stesso prezzo del comunitario non si potrà chiedere ai frantoiani di continuare a riconoscere il plus valore che hanno sempre garantito ai produttori per l’alta qualità delle olive, col rischio che intermediari, grandi marchi e la stessa GDO speculino ancora sulla pelle dei trasformatori. Di olio se n’è prodotto poco, ma a luglio gli impianti sono pieni. Delle due una è vera: o l’olio italiano non interessa al mercato, oppure il mercato continua a ricorrere all’ormai collaudato sistema della compravendita di olio di carta.”

Guglielmi si riferisce ad un sistema ormai accertato dal Nucleo Repressione Frodi che configura un illecito in materia di impiego ingannevole della designazione di origine. “Nonostante i numerosi ed efficaci controlli da parte degli enti ispettivi quantitativi – spiega Corrado Martinangelo, Presidente nazionale di Agrocepi – quantitativi sempre più grandi di olio estero sfuggono alle maglie dei controlli e diventano italiano, anche se le olive sono state coltivate, raccolte e trasformate in Turchia, Tunisia, Grecia o Spagna. Una doppia truffa perpetrata sia ai danni dei consumatori che pensano di acquistare un olio di alta qualità, sia ai danni dei frantoiani che hanno acquistato olive ad un prezzo più alto al fine di ricompensare gli olivicoltori della qualità assicurata dalle cultivar italiane. Il mercato viene così inquinato da criminali che preparano il terreno a speculatori senza scrupoli che hanno la faccia tosta di presentarsi ai frantoiani quando sono costretti ad acquistare olio realmente italiano. Come Agrocepi – continua Martinangelo- stiamo lavorando affinché l’Europa emani una legge che stabilisca che l’olio importato da paesi extra unione segua lo stesso disciplinare di produzione e trasformazione in tema di salubrità e sicurezza del prodotto. E’ un passaggio fondamentale perché dal rispetto delle nostre norme passa un aggravio di costi che incide sul prezzo finale dell’olio”.

La chiosa di Guglielmi è un appello all’unità: “Mi rivolgo a tutti i frantoiani, ma anche a tutti i produttori olivicoli ed alle loro organizzazioni di rappresentanza. Per anni abbiamo difeso il comparto agricolo dalle dinamiche di un mercato scorretto, pagando di tasca nostra questa volontà di garantire un surprus di valore ai produttori che coltivano olive di qualità. Ma ciò ha comportato perdite ingenti che si sono accumulate per troppo tempo: fino a ieri abbiamo continuato a pagare le olive italiane per quello che valevano, ma se il mercato paga l’olio italiano allo stesso prezzo del comunitario, prima o poi si sarà costretti a pagare le olive pugliesi come quelle turche, tunisine, greche o spagnole. E’ questo che vogliono? Noi non lo vogliamo e faremo di tutto affinchè cio non accada. Ma alle istituzioni dico: se non agite subitaneamente, non veniteci a raccontare la favoletta della difesa del Made in Italy. Come diceva De Andrè: non vi sentiate assolti, perché siete tutti coinvolti!”

di C. S.