Libri 02/06/2007

"LA VITA OBLIQUA", IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI ENZO SICILIANO IN FORMA DI ROMANZO

Il libro postumo di una delle voci più autorevoli del secondo Novecento tocca temi e paesaggi esplorati nella lunga carriera dello scrittore. Un viaggio in una Calabria ancestrale, divisa tra un'anima torpida, sensuale, velleitaria e capace di ogni bassezza e conformismo


Antonella Casilli vista da Filippo Cavaliere de Raho

E’ venuto a mancare, un anno fa, colto da improvvisa e prematura morte, Enzo Siciliano, una delle voci più autorevoli nel panorama culturale del secondo Novecento.
Ci piace celebrare la triste ricorrenza leggendo insieme La vita obliqua romanzo pubblicato postumo da Mondadori.
Per chi, come me, ha iniziato una lunga e costruttiva frequentazione con la scrittura di Siciliano, nel lontano 1980, con La Principessa e l’antiquario, rappresenta un’ indubbia emozione recensire quello che si sa l’ultimo romanzo dell’autore.

Enzo Siciliano

Non è un romanzo, è molto di più, è il testamento spirituale dell’autore, atteso che con “elegante registro espressivo” sono toccati temi e paesaggi esplorati nella lunga carriera dell’autore.
In una Calabria sofferta e sofferente, nel periodo immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale, si muove una moltitudine umana esaminata con
spietatezza dall’autore.

Incontriamo Saverio, l’uomo dalla vita obliqua, il figlio “spurio” di don Nicola, ricco possidente. Saverio, pur erede delle fortune paterne nutre per la sorella Rosina, figlia dell’unica moglie di suo padre, un rapporto sostanzialmente di invidia che trasferisce nel marito di lei, Gabriele, uomo dalla vita retta.
Saverio, pur attratto dal Fascismo o più che altro dalla camicia nera è
sostanzialmente “uno che non aveva mai colto nel segno”, un cinico che
attua il proprio riscatto imitando la firma di Gabriele: fa un rilevante prelievo in banca mandandolo in rovina.

Gabriele l’uomo dell’antitesi, non il protagonista atteso che la sua retta presenza è funzionale nel cogliere ed evidenziare i tratti negativi della
personalità di Saverio.
Gabriele, socialista filantropo, ha avuto una meritevole iniziativa, raccoglie e fa fruttare i pochi denari che tanti umili gli affidano.
Contrasto personologico e contrasto politico, dunque.

Tra loro si insinuano altre riuscitissime figure.
Lina la fattoressa di Saverio che lo cura con la deferenza che si deve ad un
adulto ma con l’accortezza da persona matura nel mantenere saldi rapporti con la famiglia.

Rosina, sorella di Saverio e moglie di Gabriele, donna silenziosa e sollecita “ con una fragranza d’emozioni come fosse ancora la ragazza che aveva abbracciato con fuoco e timoroso fra le lenzuola fresche della prima notte di nozze”.

Giuseppe il prototipo del lato brutto della Calabria “lasciate perdere, professore, con quella cassa. Pensate a voi, alla terra che avete, e al
vostro lavoro. Lasciate perdere la filantropia… Voi siete onesto , ma l’onestà ha bisogno d’aiuto oggigiorno, non si aiuta più da sè.”

E poi tante altre figure. Su tutti la Calabria quasi Siciliano volesse stringere in un ultimo abbraccio la terra delle sue origini, una terra in cui Gabriele dalla poltrona “vedeva il mare, il profilo di Stromboli e la morbida di Capo Vaticano sospesa nella foschia” solo alzando lo sguardo dai libri che rappresentavano il suo riparo dal male.



Enzo Siciliano, La vita obliqua, Mondadori, pp. 207, euro 17

di Antonella Casilli