Turismo 05/02/2011

Turismo italiano in affanno, cresce la preoccupazione per la nuova stagione

La flessione del 2010, rispetto al 2009 è dell'1,2%, con gli alberghi a -0,8% e l'extralberghiero a -1,7%. Per Agriturist c'è una "grave sottovalutazione della crisi". Bene solo la prossima classificazione unica nazionale degli agriturismi


Il turismo italiano, che contribuisce per il 9,5% al PIL nazionale, continua a perdere colpi senza che si avvertano -secondo Agriturist (Confagricoltura)- segnali di concreta reazione. Lo confermano i dati dell'Osservatorio Nazionale per il Turismo (ONT) e dalla Banca d'Italia: la flessione del 2010, rispetto al 2009 (che già era stato un anno "nero"), è dell'1,2%, con gli alberghi a -0,8% e l'extralberghiero a -1,7%.

Per l'agriturismo il calo di presenze è stimato dall'ONT a -2,1%. Considerando la crescita dell'offerta di settore, valutata da Agriturist al 2,8% nel 2010, e i prezzi fermi a fronte di costi crescenti almeno del 3%, il taglio dei redditi aziendali è vicino all'8%.

A metà anno, sembrava delinearsi una consistente ripresa della domanda dall'estero. I dati della Banca d'Italia relativi al periodo gennaio-ottobre 2010 dicono l'esatto contrario: la spesa dei turisti stranieri in Italia è diminuita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2009. Le stime dell'ONT sull'andamento di novembre e dicembre fanno ritenere che questo dato possa ulteriormente peggiorare con riferimento all'intero 2010.

I riflessi della crisi turistica sull'occupazione sono ormai allarmanti: secondo Federalberghi, nel 2010, i licenziamenti di lavoratori a tempo indeterminato del settore alberghiero, sono arrivati al 3,6%, interessando circa cinquemila addetti. Si può stimare che nell'intero comparto turistico, tenuto conto dell'indotto, siano stati oltre 20 mila i posti di lavoro perduti. L'agriturismo può contare su una maggiore flessibilità legata al forte impegno di lavoro familiare; ma gli effetti della crisi sull'occupazione si fanno sentire, soprattutto per quanto riguarda le aziende che offrono ristorazione, con una riduzione delle ore retribuite, a parere di Agriturist, del 10%.

"Non è possibile proseguire con una gestione approssimativa e spontaneistica del turismo italiano, - sostiene il presidente dell’associazione agrituristica di Confagricoltura, Vittoria Brancaccio - soprattutto per quanto riguarda le strutture ricettive extra alberghiere (e quindi anche l'agriturismo) che, seppur con offerte frammentate, rappresentano oltre la metà dei posti letto, mentre raccolgono solo il 33% delle presenze. L’extralberghiero, per la dimensione ricettiva generalmente modesta (21 posti letto per azienda contro i 65 degli alberghi), è poco idoneo al ricevimento di gruppi organizzati: deve dunque essere sostenuto con una vigorosa politica d'immagine della “destinazione Italia” e da una efficace attività di formazione degli operatori soprattutto nell'uso di strumenti promozionali individuali, come internet".

Bene la classificazione unica nazionale degli agriturismi
Spighe, margherite, fiori, quadrifogli e perfino picchi. Per gli alberghi ci sono le stelle; per gli agriturismi, invece, via libera alla fantasia. Un sistema di classificazione disomogeneo, a seconda delle regioni, che per anni ha creato non poche difficoltà, disorientando il pubblico. Ora il ministero delle Politiche agricole, attraverso l’Osservatorio nazionale dell’agriturismo, sta elaborando un sistema unitario di classificazione nazionale, tenendo conto delle esperienze maturate nelle varie regioni.

Agriturist, soddisfatta del lavoro che il ministero sta portando avanti, grazie anche alla collaborazione con le Regioni, auspica che entro la fine dell'anno si possa giungere alla soluzione definitiva, trovando l'accordo sulla simbologia e sul numero delle categorie, nemmeno sul quale attualmente c’è armonizzazione: prevalgono le cinque, già da tempo applicate agli alberghi, ma in alcuni casi sono previste quattro o tre.

"Dieci regioni su venti - dice il direttore nazionale di Agriturist, Giorgio Lo Surdo - avevano già attuato un proprio sistema di classificazione dell'agriturismo, adottando tre scale di valori e cinque simboli diversi, con difformità anche nella scelta dei requisiti necessari per l'attribuzione delle categorie. Era davvero necessario un intervento di riordino della materia per offrire ai potenziali ospiti un punto di riferimento più comprensibile".

Per unificare un quadro così eterogeneo sono stati effettuati sondaggi sulle motivazioni della domanda (curato dall'ISMEA) e sulle caratteristiche dell'offerta (curato dall'INEA in collaborazione con le Associazioni nazionali di categoria), in base ai quali i requisiti già adottati dalle Regioni sono stati opportunamente valutati e selezionati, in modo da coniugare semplificazione ed efficacia del sistema.

"L'agriturismo - prosegue Lo Surdo - non può essere classificato soltanto sulla base al comfort dei servizi, che peraltro deve tenere presente le peculiarità del contesto agricolo. Il lavoro fin qui svolto ha interpretato efficacemente questa esigenza, attribuendo significato rilevante anche alle caratteristiche del paesaggio circostante e dell'attività agricola. Ora le Regioni dovranno consultare le rappresentanze delle imprese per apportare le rifiniture finali".

di C. S.