Articoli 18/11/2006

SPECIALE EXTRA VERGINI A DOP. IL CONSORZIO "TERRE DI SIENA" PUNTA A INIZIATIVE MIRATE, COINVOLGENDO RISTORAZIONE E NEGOZI SPECIALIZZATI

Intervista a Francesco Bonfio: "Le aspettative di qualche anno fa erano poste su base erronee. C’era il pensiero comune che il riconoscimento Dop automaticamente portasse a risultati immediati. Il reale valore aggiunto può certamente esserci se il consumatore finale viene edotto che la Dop è l’unica garanzia totale di provenienza certa (3. continua)


Prosegue, con questo numero di "Teatro Naturale", la terza puntata dello speciale dedicato alle denominazioni di origine dell'olio extra vergine di oliva prodotto in Italia.
Le domande rivolte ai rispettivi presidenti dei vari Consorzi di tutela sono le medesime, così da avere un quadro di risposte unitario, onde poter disporre di un profilo generale circa lo stato della nostra olivicoltura. A partire da tale inchiesta ci aspettiamo ovviamente le personali riflessioni da parte dei nostri lettori.
Questa settimna è la volta di Francesco Bonfio, presidente del Consorzio olio extra vergine di oliva Dop Terre di Siena.




FRANCESCO BONFIO

Nato a Padova il 4 agosto 1956, Francesco Bonfio studia al liceo scientifico Ippolito Nievo, dove si diploma nel 1975. Inizia Giurisprudenza a Padova e si trasferisce a Monteriggioni per seguire la vendemmia 1980, nella fattoria di famiglia. Dal 1980 al 1999 produce Chianti e olio extravergine di oliva nella citata fattoria, occupandosi anche della commercializzazione. Sceglie di concentrare gli sforzi sul mercato statunitense del quale diventa profondo conoscitore.
Nel 1987 aveva aperto a Siena l'Enoteca Le Bollicine, il primo, e per molti anni unico, wine bar della città. Nel 1990 apre davanti alla basilica omonima l'Enoteca San Domenico specializzata nella vendita di vini e prodotti tipici.
Nel 2004 apre un'altra Enoteca nel prestigioso Palazzo Piccolomini che da' ad essa il nome. Nel 2001 inizia la produzione di olio extra vergine di oliva a Dop Terre di Siena.
E' stato ed è molto impegnato nell'associazionismo agricolo. Consigliere dell'Unione provinciale Agricoltori Confagricoltura di Siena dal 1986, è membro di Giunta dal 1992 e vice presidente dal 1994 al 1997.
Membro, in rappresentanza della Toscana, della Federazione Nazionale Olio di Confagricoltura dal 1995 al 2000, diventa presidente di AgriSì (Consorzio per la valorizzazione del prodotto agroalimentare tipico senese) dal 1992 al 1998.
Presidente del Consorzio per la tutela dell'olio extra vergine di oliva Dop Terre di Siena dal 1995, è stato inoltre consigliere nazionale Vinarius dal 2003 e, dal 2006, presidente nazionale Vinarius.



La sensazione generale è che le denominazioni di origine per gli oli extra vergini di oliva italiani non stiano ancora decollando, contrariamente alle aspettative di qualche anno fa. Percepisce anche lei questo stato di incertezza e di difficoltà?
Le aspettative di qualche anno fa erano poste su base erronee, c’era il pensiero comune che il riconoscimento Dop automaticamente portasse a dei risultati immediati.
Certamente si, l’incertezza e la difficoltà perdureranno fin tanto che non ci saranno forti investimenti sul piano della comunicazione del concetto di Dop in generale e applicato all’olio in particolare.

C’è un reale valore aggiunto per gli oli certificati Dop o Igp, oppure non cambia nulla di concreto sul piano commerciale? Anche in questo caso, si ha la sensazione che i produttori siano costretti a sopportare maggiori costi, legati alla necessità di certificazione, senza per questo guadagnare quel qualcosa in più cui legittimamente sono state riposte tante buone speranze e attese... E’ così?
Il reale valore aggiunto può certamente esserci se il consumatore finale viene edotto che la Dop è l’unica garanzia totale di provenienza certa e cioè il consumatore è disposto a pagare di più in cambio di questa garanzia.
Sì, ma i produttori non devono cadere nell’errore di pensare che “guadagnare quel qualcosa in più” sia legato ai soli costi di certificazione. Il produttore che certifica a Dop lo fa per evadere dalla grande massa di olio anonimo il cui prezzo è così basso da non permettere alcuna competitività, in altre parole la certificazione è l’unica opportunità di sopravvivenza per quella tipologia di produttori che fanno alta qualità nel territorio.

La Dop che lei rappresenta in qualità di presidente del Consorzio, in che modo intende muoversi, e di conseguenza proporsi, sul fronte della commercializzazione e della conoscenza del prodotto?
Il Consorzio di Tutela della Dop Terre di Siena pone in essere iniziative mirate coinvolgendo quasi esclusivamente i ristoratori e i negozi specializzati (gastronomie, enoteche, negozi di prodotti locali)

Come giudica i disciplinari di produzione delle Dop dell’olio in Italia? Sono fatti bene, o sono suscettibili di miglioramento?
I disciplinari delle Dop in Italia sono a nostro avviso piuttosto disomogenei, soprattutto per quanto riguarda la qualità assoluta. Tutto è suscettibile di miglioramento.

E il disciplinare di produzione della sua Dop, in particolare?
Il Disciplinare della Dop Terre di siena necessita di alcune modifiche alla luce dell’esperienza dei primi 5 anni di certificazione.

Un suggerimento ai suoi colleghi presidenti dei rispettivi consorzi di tutela?
Meno vincoli con le associazioni di categoria che sembrano per prime non essere ancora entrate nell’ottica delle certificazioni a Dop.

In conclusione, ci dia il quadro generale del territorio e della forza produttiva in cui opera la sua Dop...




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La precedenti puntate dell'inchiesta sugli oli extra vergini di oliva hanno riguardato:

- la Dop "Tergeste", il 4 novembre:
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- la Dop "Chianti Classico", l'11 novembre:
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di Luigi Caricato