Salute 01/04/2015

Studiare i ricettari antichi per sconfiggere i superbatteri

Studiare i ricettari antichi per sconfiggere i superbatteri

Lanciato un allarme globale sulla capacità di resistenza di nuovi patogeni agli antibiotici. L'Università di Nottingham decide di guardare al passato scoprendo che una pozione usata nel Medioevo è efficace contro lo Staffilococco aureo


La minaccia del futuro si chiamano superbatteri, ovvero microrganismi che hanno subito modifiche genetiche tali da resistere agli antibiotici.

Vari centri di ricerca e l'Organizzazione mondiale della sanità hanno messo in guardia dall'utilizzo indiscriminato, anche nell'ambiente e in ambito agroalimentare, di antibiotici, col rischio di accelerare la selezione di batteri resistenti.

L'umanità però ha infinite scorte di saggezza che vengono anche da un passato lontano, come testimoniato da una ricerca dell'Università di Nottingham.

In un vecchio ricettario medico, il Bald’s Leechbook, che ha più di mille anni, i ricercatori moderni hanno scoperto una pozione a base di aglio, cipolla, vino e bile di stomaco di mucca capace, secondo questi medici ante litteram, di curare le infezioni agli occhi.

Gli studiosi moderni hanno così deciso di testare il preparato su un pericoloso batterio, lo Staffilococco aureo, resistente alla meticillina.

Gli scienziati dell'Università di Nottingham hanno ricreato quattro lotti separati della pozione, ribattezzata il “collirio di Bald” dal nome del manoscritto, utilizzando ogni volta gli ingredienti freschi suggeriti dalla ricetta medioevale.

Nessuno dei singoli elementi (aglio, cipolla, vino e bile di stomaco di mucca) ha avuto un effetto misurabile sul batterio Mrsa, ma se combinati secondo la ricetta ne hanno cancellato le cellule sui topi usati nell'esperimento. I ricercatori ritengono che l'effetto antibatterico della pozione medioevale sia dovuto appunto "alla combinazione" dei vari ingredienti e "al metodo di fermentazione. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per indagare come e perché funziona" hanno spiegato.

Nel libro c'erano tutte le istruzioni per riprodurre la pozione e farne una soluzione topica da applicare sull'occhio. Si consigliava, per esempio, di lasciare il rimedio a purificare per 9 giorni, in infusione in un vaso d'ottone, prima del suo utilizzo.

Non solo l'unguento si è rivelato utile contro il superbatterio ma è stato anche in grado di curare l'orzaiolo, un'infiammazione delle ghiandole sebacee alla base delle ciglia.

di C. S.