Salute 28/11/2014

Quali sono gli alimenti che causano più frequentemente reazioni allergiche?

L’Efsa ha aggiornato il proprio parere scientifico sugli allergeni alimentari ed esaminato le sostanze la cui presenza deve essere indicata in etichetta, secondo quanto prevede l’Unione europea


Il 75% delle reazioni allergiche fra i bambini sono causate da uova, arachidi, latte vaccino, pesce e noci, mentre circa la metà delle reazioni allergiche fra gli adulti si verificano a contatto con alcuni tipi di frutta e con verdure quali sedano, carote, erbe aromatiche, nonché con noci e arachidi.

Quali sono quindi i prodotti alimentari, o gli ingredienti, che devono essere segnaliati? Per esempio i cereali contenenti glutine, latte, uova, noci, arachidi, soia, pesce, crostacei, molluschi, sedano, lupino, sesamo, senape e solfiti.

Il parere, redatto dal gruppo di esperti Efsa sui prodotti dietetici, la nutrizione e le allergie (gruppo NDA), fa notare che la prevalenza delle allergie alimentari è difficile da stabilire, a causa della scarsità di studi disponibili in alcune aree geografiche e dell’uso di diverse metodologie per raccogliere i dati sulla prevalenza. Tuttavia la prevalenza di allergie alimentari in tutta Europa è stata stimata in circa l’1% della popolazione sia negli adulti che nei bambini.

Il parere si basa dunque sull’analisi dei dati sulle allergie alimentari pubblicati in Europa.

Circa il 50% delle reazioni allergiche tra gli adulti si verificano venendo a contatto con frutti che scatenano reazioni crociate al lattice, con la famiglia delle Rosacee (che comprende mele, pere, ciliegie, lamponi, fragole e mandorle), con le verdure della famiglia delle Apiaceae (che include il sedano, le carote e le erbe aromatiche), con varie noci e con le arachidi.

Il gruppo di esperti scientifici NDA ha osservato come l’opportunità di determinare soglie per taluni alimenti allergizzanti abbia attirato molta attenzione da parte degli organismi di regolamentazione, delle associazioni dei consumatori e dell’industria.

L’Efsa sottolinea che la determinazione del livello di rischio considerato accettabile rappresenta una decisione che non le compete perché riguarda la gestione del rischio, però raccomanda che le indagini sul consumo di alimenti siano mirate a raccogliere dati sui modelli di consumo alimentare in soggetti allergici e a esaminare in che modo tali dati siano da metter in relazione con la popolazione generica che non presenta allergie alimentari. Il parere è inoltre riferito ad allergie alimentari immuno-mediate, a celiachia e a reazioni avverse ai solfiti negli alimenti e non alle intolleranze alimentari.

di C. S.