Mondo 19/07/2008

A Meknès l'olivicoltura del Marocco parte in grande volata

Un viaggio soprendente in un'areale produttivo che diventerà presto centrale e determinante. Gli extra vergini degustati si apprezzano infatti per bontà e finezza. Ed è Noureddine Ouazzani, il responsable dell’Agro-pôle Olivier, a rappresentare l'anima del rilancio


Meknes è una città ubicata a nord del Marocco, a circa 130 Km dalla capitale Rabat e a 60 da Fes. Visitarla è d’obbligo, per il fascino che ispira, ma soprattutto per chi, amante degli olivi, intende rendersi conto in prima persona di come proceda, con grande successo, il felice corso dell’olivicoltura nei Paesi del Nord dell'Africa.



Meknes appare sontuosa nella sua semplicità e immediatezza. E’ sufficiente varcare la soglia della città per percepire l’atmosfera di un passato di primo piano, quando sotto il regno di Moulay Ismail (1672–1727) era stata scelta quale capitale del Marocco.
E' solo più avanti che le vestigia di città-capitale sono toccate a Fes, che ha saputo mantenerle a lungo, fino al 1912, fin a quando, in coincidenza con il periodo della dominazione francese, è stata poi la volta di Rabat - l'attuale capitale del Paese, appunto.

La presenza dei francesi la si avverte in maniera evidente, non soltanto per la lingua che affianca l’arabo, ma anche per l'evidente passione per l’olivo. Passione che qui si traduce anche in intraprendenza e fattiva operosità imprenditoriale. E la città di Meknes, d'altro canto, non sentendosi affatto marginale e periferirca, anche per via dei suoi oltre 530 mila abitanti – resta comuqnue capitale della regione di Meknès-Tafilalet. Un’area assolutamente da vedere e apprezzare, da percorreren lungo e in largo, in ragione anche di un paesaggio così inusuale per gli occidentali, ricco com'è di storia e di storie.

Il nome della città – come mi ha comunicato tra l'altro una giovane e graziosa produttrice – rimanda ad un’antica tribù berbera conosciuta con l’appellativo di Miknasa, come d’altronde risulta da alcune fonti medioevali arabe; e, da una parte la perfetta eufonia del nome, dall'altra gli occhi penetranti di lei, con lo sguardo vivo e luminoso dai lineamenti del viso gioviali e allo stesso tempo riservati, mi sento ancora riportare idealmente a quella presenza berbera di un tempo, così ben radicata nel territorio e che ancora si osserva nei tratti fisognomici di molti tra gli abitanti del posto.

La città storica di Meknes, la Medina, affascina e cattura il visitatore, tanto da essere stata non a caso inserita nell'elenco dei luoghi considerati dall'Unesco patrimonio comune dell'umanità. Ed è dunque da qui, dal centro antico di questa città variopinta che prende corpo il nostro viaggio, in compagnia degli esperti oleari Franca Camurati e Fabrizio Vignolini. Un viaggio tra gli olivi e i frantoi di questa mugnifica regione del Marocco così centrale e determinante per le sorti dell’olivicoltura marocchina e con oli, quelli degustati, davvero sorprendenti. A fare da padrone di casa ospitale e premuroso di attenzioni è
Noureddine Ouazzani, un personaggio di prim'ordine, responsable dell’Agro-pôle Olivier Meknès e, indiscutibilmente, anima motrice della spinta innovativa e propositiva del comparto oleario in Marocco: link esterno

Fabrizio Vignolini impegnato nei lavori di degustazione degli oli

Fabrizio Vignolini, direttore dell’Onaoo, l’Organizzazione nazionale assaggiatori olio di oliva, con sede a Imperia, è largamente soddisfatto per i risultati raggiunti a Meknes. Con l’Onaoo ha voluto fornire la propria competenza in materia di analisi sensoriale e nell’organizzazione dei corsi di degustazione. Con lui Franca Camurati, olive oil consultant, che dopo anni di intenso lavoro presso la Stazione Sperimentale Oli e Grassi di Milano, nonché in qualità di Capo Panel in prestigiosi premi internazionali, è anch’essa appagata e piacevolmente sorpresa.

Franca Camurati chiarisce le procedure d'assaggio alla giuria dei ristoratori

La Camurati, in particolare, è rimasta “colpita dall’entusiasmo volenteroso” che ha percepito nei giorni dedicati agli incontri di formazione e di confronto. “Sono bravi, molto bravi e altrettanto buoni sono gli oli che ho degustato. Hanno un avvenire di sicuro, già nel breve termine”, dice. “Certo – aggiunge – occorre poi sapere se il livello generale degli altri oli sia equiparabile agli extra vergini che gareggiavano al concorso, ma intanto, tuttavia, va registrata l’unanimità dei giudizi espressi da parte di assaggiatori professionisti provenienti da Paesi e da esperienze diverse. Un riscontro che lascia ben presagire una fase di rilancio dell’olivicoltura marocchina davvero significativa”.

Al concorso riservato alle produzioni di qualità c’era alla guida del Panel d’assaggio proprio lei, Franca Camurati, in compagnia di Fabrizio Vignolini, di un altro degustatore italiano, di una portoghese, di due spagnoli, di due francesi e due greche. Un panel dal respiro internazionale, dunque, che ha decretato l’avvenuto salto di qualità, al di là di ogni pregiudizio. “Abbiamo convenuto sugli stessi oli da premiare e non c’è stato alcun motivo di discussione”, spiega la Camurati. “Tutto ci è parso chiaro al primo impatto, ed effettivamente vi sono aziende che lavorano piuttosto bene. Diversi francesi che qui hanno impiantato oliveti sono partiti da una buona base di conoscenze e hanno saputo mettere egregiamente a frutto con risultati evidenti a tutti”.


I ristoratori, e altri panelisti internazuionali, discutono intorno agli oli degustati

L’aria di grande rinascita la si respira nell’aria. C’è voglia di fare, di agire, di aprirsi al mondo. Il Marocco punta in alto e non a caso è proprio un marocchino l’attuale direttore esecutivo del Coi, il Consiglio oleicolo internazionale (link esterno), si chiama Mohammed Ouhmad Sbitri ed era tra l’altro presente in occasione della prima Festa dell’olivicoltore a Meknès, in una intensa tre giorni, il 28 e 29 febbraio e l’1 marzo scorso. Da allora continua a ritmi incalzanti l’attività incessante di Nourreddine Ouazzani a favore dello sviluppo dell’olivicoltura.
“Nourreddine Ouazzani è una persona estremamente attenta e competente”, tiene a precisare Fabrizio Vignolini. “E’ un grande lavoratore dalle idee molto chiare su ciò che occorre e si deve fare; è un ottimo dirigente, capace di decidere e di aggregare tutti quegli impulsi nuovi che vogliono puntare a una olivicoltura moderna in grado di valorizzare il territorio senza però stravolgerlo”. Infatti il la chiave di lettura di tanto impegno si traduce in una spinta innovativa che non dimentica la tradizione di un passato ch’è ormai storia. Lo sguardo è aperto al futuro e lo si ribadisce anche nei segni minimi, nel sottotitolo che aveva trainato la Fête de l'Olivier. Si legge infatti: Renaissance d’un Terroir et d’une Tradition Ancestrale.

Ma qui del passato si conserva soltanto l’anima propulsiva e operosa, in realtà le aziende guardano avanti. “Si registrano dei mega investimenti, davvero spettacolari” precisa Vignolini. “Non c’è il disinteresse che si registra da noi. Qui c’è posto per chi ha voglia di agire. Ho sentito di italiani che iniziano a investire in oliveti, con centinaia di ettari. C’è soprattutto un’accoglienza burocratica, una risposta politica positiva che da noi evidentemente non si trova più. A investire ci sono anche persone nuove all’olivicoltura, provenienti da altri settori, talvolta neanche legati all’agricoltura. Succede dunque che in Marocco si venga per trovare ciò che l’Italia non offre più. Ciò che non si fa in Calabria, in Puglia e in Sicilia, lo si fa in Marocco. Il tutto è avvenuto negli ultimi cinque anni, compiendo un’evoluzione pazzesca, da qui pertanto l’interesse verso i corsi, l’impegno decisivo nella valorizzazione delle varietà autoctone, ma anche lo sforzo di fare di olio di prima qualità made in Marocco”.

Si è registrato un mutamento epocale, per certi versi. Una svolta che forse è partita dall’esterno, anzi sicuramente è così, ma che la gente del Marocco ha accolto con fiducia. “Si è assistito a un “cambiamento di stile imprenditoriale” ammette Vignolini. “Qualcosa ch’è accaduto nell’arco di pochi anni. La realtà di un tempo era ben distante da quella attuale. Nourredine è il testimone concreto di questo cambiamento. E’ lui che ha saputo cogliere gli impulsi e le sollecitazioni”, insite Vignolini. “Aziende moderne, organizzate secondo un sistema di impresa efficiente, sia dal punto di vista agronomico, sia per ciò che concerne le fasi di lavorazione delle olive e di estrazione dell’olio, capacità professionale che si è estesa anche alle fasi del condizionamento del prodotto, attraverso il ricorso alla migliore tecnologia disponibile sul mercato, con il ricorso all’azoto nella conservazione nell’imbottigliamento, ma anche una pulizia assoluta”. Qui d’altra parte i numeri e le potenzialità ci sono. “Le aziende hanno estensioni importanti, dai 200 ai 500 ettari, ma alcuni ne posseggono anche più di un migliaio. Si fanno investimenti importanti. C’è l’intensivo e il superintensivo, pronti a fare la differenza sulla quantità”.
Vignolini esprime ampiamente la sua soddisfazione, da ossevatore esterno. “La situazione ambientale è ottima, facile da gestire. Cosa si vuole di più?


Christophe Gribelin, tra i produttori d'olio vincitori del premio qualità

"Il Marocco - afferma Nourreddine Ouazzani- vanta circa 590 mila e passa ettari di terreni olivetati, estesi su tutto il territorio nazionale, e l'olio che si produce assume un ruolo determinante nell'alimentazione della popolazione, anche se il consumo pro-capite per abitante è ancora basso, fissandosi a quota 1 Kg a testa". Ora tuttavia l'olio lo si produce anche in vista di un'apertura dei mercati d'oltre frontiera, motivo di questa alta specializzazione della coltivazione. Ma le olive qui non portano solo a produrre olio, sono buona partte di esse destinate anche al mercato delle olive da mensa, tanto da meritare il secondo posto tra i Paesi esportatori di tale prodotto nel mondo. Il Marocco delle olive da tavola è secondo solo alla Spagna. Un bel motivo per manifestare un sano orgoglio.

"Malgrado l’importanza dell'olivicoltura marocchina", afferma Ouazzani, la produzione nazionale non riflette ancora le potenzialità delle diverse aree produttrici. Intanto i numeri attuali sono comunque molto importanti, raggiungendo quota 50 mila tonnellate d’olio d’oliva e 60 mila tonnellate di olive da tavola. Insomma, il futuro si è appena aperto a nuove concrete opportunità. Basta coglierle. Come per esempio ha fatto magistralmente Christophe Gribelin, amministratore dell'azienda Olinvest, già conosciuto e apprezzato anche con la Vinivest, due realtà produttive molto convincenti, divise tra olio e vino.

La sua tenuta olivetata non è molto estesa, rispetto ad altre aziende del territorio, ma i riconoscimenti per la qualità non sono certo mancati. Sono circa 15 li ettari coltivati a olivo, ma l'olio che se ne ricava, da olive Picholine marocaine in purezza, è davvero sorprendente per bontà e finezza. Un fruttato intenso che all'assaggio si fa notare per eleganza dei sentori che rimandano alla mela e ad altra frutta bianca, e per i toni vegetali e speziati. Al palato si scorge subito un amaro e un piccante piuttosto marcati ma armonici, e un gusto sapido e avvolgente che rimanda al carciofo. L'olio Volubilia colpisce, come ha catturato l'attenzione dei giurati che lo hanno premiato senza esitazioni. Ma Gribelin non è l'unico prodouttore di qualità, il numero dei bravi cresce con rapidità, c'è voglia di emergere; e non sono soltanto gli europei a fare la qualità, ormai il passaggio per ottenerla è praticato da molti. C'è da attendere una presenza più determinata sui mercati internazionali, qualcosa d'altronde si sta già muovendo in tale direzione. Si vedrà.

Noureddine Ouazzani


Staremo a vedre, dunque. Per intanto qualche apertura importante verso il mercato estero già si profila all'orizzonte, complice per esempio la produzione di olio d’oliva di qualità destinata al mercato internazionale, favorita anche in seguito agli accordi di libero scambio stretti tra il Marocco e gli Stati Uniti d'America. Un bel passo avanti, è il caso di dire. Ma le intenzioni sono ben più propositive. Basta percepire il profondo slancio con cui si muove Nourreddine Ouazzani. Occorre solo attendere, i risultati presto si avvertiranno anche sui mercati internazionali.

L'Udom, l'Union pour le Dévoleppement de l'Olivier de Meknès, è l'esempio concreto di tale azione di rilanxio. La messa in atto del polo agro olivicolo da una parte, le nuove piantagioni dall'altra, mettono in luce una realtà estremamente dinamuica e tra breve perfino altamente competitiva, su prezzi, volumi e qualità.

Gli echi sono i più diversi, dalle continue inziiative che si susseguono ai diversi premi conseguiti. Tutto sembra procedere per esaltare a dovere la pianta dell'olivo e fare di Meknès, la capitale storica dell'olio in Marocco, la Meknassa Zaitouna per eccellenza.

Ora non resta che attendere il prossimo appuntamento con la seconda edizione del "Premio Meknassa Zaitouna" al migliore olio d'oliva extra vergine di Meknès e la Festa dell'olivo con tutto ciò che ne deriva, tra conferenze e seminari sulla qualità dell'olio d'oliva e sul forte legame tra olio di oliva, proprietà salutistiche e apprezzamento gastronomico a tavola, a crudo, e in cucina nelle formulazioni alimentari più diverse e disparate.



TESTI CORRELATI
Filière Oléicole de la Région de Meknès: enjeux et perspectives de développement, di Nourreddine Ouazzani:
link esterno

di Luigi Caricato