Mondo 21/11/2017

Un integratore a base di soia e di olio extra vergine di oliva, due culture si uniscono

Dalla soia giapponese, nota per aiutare l’intestino e il sistema nervoso, fino all'extra vergine novello pugliese. Una sinergia di due culture e mondi gastronomici che il laboratorio farmaceutico di Toyama cercherà di unire


Soia, un legume che contribuisce ad abbassare il colesterolo, è benefico per l’intestino e aiuta il sistema nervoso. Olio extravergine di oliva artigianale, una spremuta di olive selezionate dal Mastro oleario e che aiuta ad accrescere il livello del colesterolo buono (HDL), contiene antiossidanti preziosi per il benessere e la prevenzione del cancro.

Dal Giappone alla Puglia, il Consorzio FAPI (Frantoi Artigiani Piccole imprese) punta su conoscenza ed innovazione. Tutto ciò è racchiuso nei campioni di olio appena franto che l’Antica Masseria Caroli sta mandando nel Paese del Sol Levante. Si lavora, dai due lati opposti del mondo, su di un integratore a base appunto di soia e di extravergine di oliva artigianale. E’ una delle novità che uniscono gli uliveti di Martina Franca ai laboratori farmaceutici di Toyama, in uno studio totalmente a carico di privati che mira a produrre un prodotto che unirà i saperi di due culture millenarie: quella nipponica e quella mediterranea.

Da tutta la Puglia, ed anche da Martina Franca, sono in partenza i campioni di olio novello per la realizzazione del cosiddetto naso elettronico. E’ una progettualità dell’università di Kyoto che coinvolge l’università del Molise e l’Università di Bari. A cosa servirà? “E’ destinato alle industrie, per distinguere le diverse cultivar e i blend dell’olio extravergine di oliva”, spiega il prof. Biagio Bianchi, docente ad UNIBA di macchine e impianti per le industrie alimentari.

Il perno dell’attenzione, però, in queste 48 ore della delegazione giapponese di Kawasaki City in valle d’Itria è stata la filiera corta, che differenzia l’olio industriale (a bassissimo costo e di scarso valore per la salute) da quello artigianale, che può essere addirittura venduto in farmacia se si tratta di produzioni di assoluta eccellenza. Le differenze con l’olio industriale? “Quello artigianale è fatto con cura, dal campo fino alla tavola, dal Mastro Oleario”, spiega con orgoglio Stefano Caroli, che è stato fra i primi in Italia a ottenere tale qualifica varata dopo questa estate a livello nazionale, partendo dalla Puglia. I mastri oleari, che in Italia sono meno di un centinaio, scelgono quale olio produrre e quindi in campo individuano le olive adatte, sia come cultivar che come maturazione. Con la stessa cura, da artigiani, il lavoro prosegue in frantoio fino all’imbottigliamento per arrivare sulle nostre tavole.

Lo spettacolo della natura autunnale della valle d’Itria è stato esaltato dalla raccolta delle olive, con la partecipazione della delegazione giapponese della Bridges, negli uliveti di contrada Trazzonara. La famiglia Caroli, che insieme ad altri 11 produttori artigiani in Italia fa parte del progetto FAPI di internazionalizzazione, ha completato l’indimenticabile esperienza condividendo con i buyer giapponesi la raccolta delle olive da friggere Termite di Bitetto e delle erbe spontanee commestibili. Gran finale con la loro degustazione unitamente ad olio novello da cultivar ogliarola e brindisi con Locorotondo Doc.

di C. S.