Mondo 09/03/2017

Gli agrofarmaci causano danni scientificamente dimostrati secondo l'Onu

Secondo un rapporto degli inviati speciali dell'Onu il cattivo utilizzo dei presidi fitosanitari in agricoltura, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, causa 200 mila morti l'anno e non fa incrementare la produzione agraria


L'agricoltura intensiva può uccidere.

Secondo un rapporto degli inviati speciali dell’Onu per il Diritto al cibo, Hilal Elver, e per le Sostanze tossiche, Baskut Tuncak, presentato al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, le morti causate da un errato uso di agrofarmaci sarebbero 200 mila all'anno, il 99% delle quali nei Paesi in via di sviluppo.

Secondo Tuncak e Elver è stato dimostrato scientificamente che “l’esposizione cronica ai pesticidi provochi cancro, il morbo di Alzheimer quello di Parkinson, disturbi ormonali, disturbi dello sviluppo e sterilità”. Ad essere a rischio sono soprattutto gli agricoltori e le comunità che vivono nei pressi delle piantagioni, all’interno delle quali i soggetti più vulnerabili sono le donne incinte e i bambini.

Inoltre, secondo gli inviati speciali dell’Onu, questi composti chimici destabilizzano l’ecosistema, alterando addirittura il rapporto fra prede e predatori, e limitano la biodiversità. Nello specifico alcuni pesticidi possono persistere nell’ambiente per decenni arrivando all’effetto controproducente di ridurre il valore nutrizionale degli alimenti oltre che uccidere animali che non sono propriamente dei parassiti. Ad esempio i neonicotinoidi, secondo Tuncak e Elver, sarebbero i responsabili del crollo sistematico nel numero di api in tutto il mondo. Una diminuzione che minaccia le basi stesse dell’agricoltura, essendo il 71% delle specie coltivate frutto in parte dell’impollinazione di questi insetti.

Inoltre, prosegue il rapporto “si ritiene comunemente che l’agricoltura intensiva industriale, che si basa pesantemente sui pesticidi, sia necessaria per aumentare i raccolti per sfamare una popolazione mondiale in crescita”. Una convinzione sbagliata, secondo gli inviati dell’Onu: “Nei 50 anni passati, la popolazione globale è più che raddoppiata, mentre la terra arabile disponibile è aumentata solo del 10%”. “L’utilizzo di più pesticidi non ha niente a che fare con il problema della fame – ha spiegato Elver – secondo la Fao allo stato attuale produciamo alimenti in grado di sfamare 9 miliardi di persone. Un ulteriore aumento della produzione potrebbe essere d’aiuto ma il vero problema rimane la povertà, le disuguaglianze e la mancata ridistribuzione”.

Le conclusioni del rapporto sono lapidarie: "un trattato generale che regoli i pesticidi altamente pericolosi non esiste". Eppure, "senza, o con un uso minimo di sostanze chimiche tossiche, è possibile produrre cibo nutriente e più sano, senza inquinare o esaurire le risorse ambientali".

“È arrivato il momento – si legge nel documento – di attivare un processo globale in grado di guidare un transizione verso una produzione agricola più sicura che garantisca cibo più sano”.

di C. S.