Mondo 29/09/2016

La colonizzazione dell'olivo in nuovi mondi non si ferma più

Ormai sono 56 le nazioni al mondo dove si coltiva l'olivo. Le superfici dedicate alla coltura sono spesso esigue ma affascina e conquista la grande duttilità della pianta mediterranea che ora ha trovato casa anche a El Salvador, in Etiopia, Kuwait, Uzbekistan e Azerbaijan


L'olivo ha conquistato tutti i continenti, eccezion fatta per l'Antartico, dove il clima non si confà a nessuna coltura.

Dalle Americhe all'Asia, dall'Africa all'Oceania, fino alla vecchia Europa.

Recentemente si sono unite, tra le altre, all'elenco delle nazioni dove si coltiva l'olivo El Salvador, Etiopia, Kuwait, Uzbekistan e Azerbaijan.

Lo studio di GEA Iberia conferma che i cambiamenti climatici stanno spingendo l'olivo sempre verso nuove latitudini. La crescita dei consumi, triplicati in trent'anni, ne fa un business appetibile.

In Paesi dove si fatica a rintracciare qualche dato storico relativamente alla coltivazione dell'olivo, come a El Salvador e in Yemen, hanno istituito una Giornata nazionale dedicata all'olio, proprio per rimarcare le radici culturali di questo prodotto nel loro territorio.

Complessivamente la coltura dell'olivo ha superato gli 11 milioni di ettari, in crescita del 15% negli ultimi 15 anni. A impressionare, però, è soprattutto il trend degli ultimi cinque.

Ovviamente il varo bacino di coltivazione resta l'Europa (60%), seguita da Africa (27%), Asia (10%), America (2%) e Oceania (meno dell'1%).

La maggiore espansione della superficie olivetata si è avuta per la crescita delle superfici in Cile e Argentina, seguite dall'Australia.

di C. S.