Mondo 21/06/2016

L'olio d'oliva si vende ma gli olivicoltori francesi sono sul lastrico

Alla recente assemblea annuale dell'Afidol, l'Interprofessione dell'olio d'oliva francese, il presidente ha detto che il settore è come la rana in una pentola, con la temperatura dell'acqua che sta inerosabilmente salendo. Le vendite nella GDO salgono però oltre le 65 mila tonnellate


E' record di vendite degli oli d'oliva nella Grande Distribuzione francese, con un volume che ha superato nel 65 mila tonnellate nel 2015 con un prezzo medio di vendita di 5,92 euro al litro, che sale a 6,50 euro al litro per quello biologico.

Il consumo complessivo di oli d'oliva in Francia nel 2015 è stato di 99 mila tonnellate, con un calo di circa 5000 tonnellate rispetto all'anno precedente.

Nel 2014/15 la produzione d'olio d'oliva in Francia, invece, non ha toccato nemmeno le 2000 tonnellate e si è concentrata per il 54,7% in Provenza, per il 24,7% nella regione del Languedoc-Roussillon, il 13,8% in Corsica e il 7,8% nell'area del Rhone-Alpes.

Anche nel caso dell'Italia, anche se in numeri assoluti le cifre sono molto diverse, la Francia esporta molto più olio d'oliva di quanto non ne produce. Le esportazioni, infatti, sono state pari a 8921 tonnellate, praticamente raddoppiate rispetto all'anno precedente.

Il vero problema, per gli olivicoltori francesi è che il loro prodotto è decisamente troppo caro rispetto alla media di quanto venduto ai connazionali.

"E' come avere un costo di produzione di 2 euro - ammette a malincuore il presidente di Afidol, Olivier Nasles - e dover vendere a 1,5 euro. Ci sono troppe frodi sul mercato, come associazione raddoppieremo gli sforzi. L'anno scorso abbiamo visitato 153 negozi e in 19 casi abbiamo fatto una segnalazione per sospetta frode alle autorità competenti."

Il problema, secondo Afidol, è che la stessa olivicoltura francese è a rischio a causa di eventi eccezionali, climatici e parassitari, e di politiche sbagliate di settore.

Nel corso dell'assemblea del 10 giugno scorso il presidente Afidol ha dichiarato: "e non prendiamo noi in mano la situazione, siamo morti. C'è una politica di disimpegno sul comparto da parte delle autorità locali, nazionali e dell'Unione europea. Siamo come la rana nella pentola, con la temperatura dell'acqua che non smette di salire. L'unica domanda che dobbiamo porci è: siamo ancora abbastanza forti per saltare via, prima di finire cotti?"

 

di C. S.