Mondo 31/10/2014

Investitori o accaparratori? L'Australia si interroga sulla vendita dei suoi terreni agricoli ai cinesi

La Repubblica popolare cinese sta acquistando campi in tutto il globo al fine di crearsi le condizioni per l'autosufficienza alimentare in un futuro in cui ci si contenderanno i generi alimentari


Oggi c'è la guerra sul petrolio, domani ci sarà quella sull'acqua e dopodomani quella sul cibo?

E' su queste basi che l'Australia si sta interrogando sull'opportunità di cedere i suoi terreni agricoli a compagnie cinesi, particolarmente attive, nell'ultimo periodo, a uno shopping sfrenato in giro per il globo alla ricerca di terreni coltivabili.

E' una domanda che sta emergendo anche sulla carta stampata in un paese in cui solo poco più del 6% della sua superficie è coltivabile, contro il 22% dell'Italia, e solo lo 0,05% è effettivamente coltivato, contro l'8% italiano.

Apparentemente, quindi, non vi sarebbero dubbi che sia conveniente vendere, e capitalizzare, alcune delle risorse non sfruttate dal paese per indirizzare quelle risorse verso settori in crisi, o per generare occupazione e sviluppo.

Ha fatto però scalpore la notizia di come l'Australia sia solo una tappa dello shopping cinese che ha acquistato abbondanti fette di territorio in Africa e, l'anno scorso, tre milioni di ettari in Ucraina, attorno a Dnipropetrovsk, la terza città della nazione.

E' infatti noto che questi territori finiscono per diventare vere e proprie farm, ovvero aziende agricole, al servizio della Cina. Il prodotto coltivato viene obbligatoriamente ceduto, a prezzi di favore, ad aziende cinesi. Il modello di gestione delle stesse aziende è molto cinese, con uno sfruttamento intensivo delle risorse e della fertilità, senza troppe remore per temi come la sostenibilità ambientale o la sicurezza alimentare.

L'amletico dubbio che anima il dibattito in Australia è quindi se sostenere l'agricoltura familiare, il 95% del settore primario australiano, oppure se lasciare via libera a un modello agricolo industrializzato.

di C. S.