Mondo 23/07/2014

Bozza di direttiva sugli ogm: libertà di scelta per i singoli stati

I motivi per cui i governi possono vietare il transgenico sul proprio territorio sono molto vasti e vari: ambientali, socio-economici, uso del suolo e urbanistica, obiettivi di politica agricola e questioni di politica pubblica


Gli Stati dell’Unione europea avranno la possibilità di decidere se intendono o meno coltivare Organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. È quanto prevede il Consiglio dell’Unione europea che ha approvato oggi in prima lettura il progetto di direttiva che concede agli Stati membri una maggiore flessibilità per decidere se intendono o meno coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm) sul loro territorio. Ora dovranno essere avviati i negoziati col Parlamento europeo.

Questo passo fa seguito all’accordo politico già raggiunto nel Consiglio dell’Ambiente del 12 giugno scorso. Toccherà ora alla presidenza italiana avviare i negoziati con il neoeletto Parlamento europeo, all’inizio dell’autunno. “L’obiettivo della proposta di direttiva della Commissione, in risposta alla richiesta di 13 Stati membri nel giugno 2009, è – scrive il Consiglio in una nota stampa – quello di fornire una solida base giuridica del relativo quadro giuridico dell’Unione per consentire agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione, in tutto o in parte del loro territorio, degli Ogm che sono stati autorizzati o sono sotto l’autorizzazione a livello UE”. Nel marzo scorso, con l’emergere della volontà da parte degli Stati di riaprire la discussione, la presidenza della Grecia ha convocato diverse riunioni del gruppo di lavoro ad hoc sugli Ogm, dimostrando che una nuova modificata proposta avrebbe potuto raccogliere un ampio sostegno.

Fra gli elementi presenti nel testo adottato oggi, è stato introdotto un elenco non esaustivo dei possibili motivi che possono essere impiegati dagli Stati per limitare o vietare le autorizzazioni, fra i quali ragioni ambientali, motivi socio-economici, uso del suolo e urbanistica, obiettivi di politica agricola e questioni di politica pubblica. Sono state stabilite una serie di misure transitorie che possono essere adottate dopo l’entrata in vigore dell’atto: fino a sei mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva, uno Stato può chiedere attraverso la Commissione di regolare la portata geografica di una notifica o di una domanda ai sensi della presente direttiva o del regolamento 1829/2003 prima della data di entrata in vigore della direttiva. Viene inoltre stabilito che entro e non oltre quattro anni dall’entrata in vigore della direttiva, la Commissione presenterà una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’uso di questa direttiva e sulla sua efficacia, anche per quanto riguarda la valutazione del rischio ambientale. La nuova direttiva non ha alcun impatto sul processo di valutazione degli Ogm da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.

L’accordo era già stato raggiunto lo scorso giugno e oggi è arrivata l’approvazione formale. Le critiche però non erano mancate già allora. Secondo Greenpeace e Slow Food il testo della cosiddetta “ri-nazionalizzazione” degli Ogm rischia di trasformarsi in una trappola per i Paesi che non vogliono gli Ogm, perché questi ultimi sarebbero esposti alle ritorsioni legali del settore biotech. La preoccupazione di fondo che c’è dietro la proposta approvata oggi è che la flessibilità concessa ai diversi paesi finisca per aprire alla possibilità di coltivare Ogm in Europa.

di C. S.