Italia 04/04/2018

Anno record per il Parmigiano Reggiano

Crescita record della produzione, con un incremento del 5,2% nel 2017. L'aumento produttivo deve però essere contingentato per garantire la giusta redditività, quindi verrà punito il “grande splafonatore”: l’allevatore con uno splafonamento superiore al 20% rispetto alla quota assegnata 


Crescita record della produzione per il Parmigiano Reggiano: un incremento del 5,2% che corrisponde a 180.697 forme in più rispetto al 2016. Un record assoluto per il Parmigiano Reggiano che chiude il 2017 con 3.650.562 forme (contro le 3.469.865 dell’anno precedente). Sono conseguentemente aumentati i ricavi (27.342.237 contro i 23.037.945 del 2016) che derivano principalmente dai contributi che i caseifici devono versare al Consorzio per produrre la Dop.

Proprio per accompagnare questo sviluppo e collocare il prodotto sul mercato, il Consorzio già dal 2017 si è dato da fare per trovare nuovi spazi di mercato, investendo in comunicazione per trasmettere al consumatore le distintività di prodotto. Nel 2017 gli investimenti in comunicazione hanno infatti superato i 15,2 milioni di euro contro i 12,6 milioni dell’anno precedente.

“Il mercato sta premiando il nostro lavoro, ma gli aumenti di produzione sono significativi e non possono non delineare un rischio di calo dei prezzi. La sfida che ci attende è quella di collocare il Parmigiano Reggiano sul mercato ad un prezzo remunerativo: nei primi mesi del 2018 abbiamo già riscontrato un ulteriore incremento della produzione che porterà il numero delle forme a superare quota 3,7 milioni. Per questo motivo abbiamo presentato un piano di regolazione dell’offerta innovativo, semplice ed efficace che ci permetterà di crescere in modo razionale e con flessibilità, così da potere reagire prontamente ai cambiamenti del mercato” ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

Varato il nuovo piano di regolazione dell’offerta

In primo luogo è stata definita la “produzione di equilibrio comprensoriale” (PEC) che corrisponde al livello produttivo al di sotto del quale il Consorzio non applicherà alcuna contribuzione aggiuntiva in caso di produzione superiore alle quote assegnate.

Per l’anno 2019, così come per il triennio 2020-2022, la PEC base viene stabilita in 17,8 milioni di quintali di latte trasformato.

Nel caso in cui il comprensorio superasse la PEC base, gli allevatori saranno soggetti ad una contribuzione aggiuntiva che sarà pari a 15 euro a quintale. Scompaiono pertanto gli scaglioni percentuali di contribuzione in favore di un più semplice unico importo di contribuzione che potrà essere modificato dall’Assemblea secondo le evoluzioni del mercato.

Ciò garantirà una maggiore flessibilità e la possibilità di accompagnare la crescita in modo più oculato.

Compare altresì la nuova figura del “grande splafonatore”: all’allevatore con uno splafonamento superiore al 20% rispetto alla quota assegnata verrà imputata una contribuzione unica pari a 25 euro al quintale. Sarà inoltre escluso dalla compensazione di caseificio e comprensoriale, da sconti soggettivi e dall’eventuale franchigia annuale. Anche in questo caso, l’Assemblea potrà modificare il valore della contribuzione nel corso dell’anno per l’esercizio successivo.

Un’altra importante novità riguarda la scelta del Consorzio di non applicare alcuna franchigia di esenzione contributiva per l’anno 2018. Nel 2017 il Consorzio aveva deciso di applicare una franchigia del 3%, ma, considerando la crescita dell’offerta sul mercato, ha scelto di perseguire una via più rigida, evitando qualsiasi tipo di esenzione.

di C. S.