Italia 23/11/2017

Anche la Basilicata chiede il riconoscimento IGP per il proprio olio d'oliva

Le sei organizzazioni di produttori che rappresentano insieme oltre 11mila olivicoltori, circa 8300 ettari di uliveti e 35 trasformatori, hanno costituito l’Associazione IGP olio lucano. Il disciplinare di produzione è fortemente orientato ad identificare il prodotto e il territorio regionale


“Aggregazione, tracciabilità, identità territoriale e difesa della tipicità dell’olio extravergine di oliva lucano. Si apre oggi un nuovo capitolo per la storia dell’agroalimentare di qualità della nostra regione con la presentazione della domanda di riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta “Olio Lucano” che l’Associazione di Organizzazioni di produttori del comparto oleario invierà insieme alla documentazione ed al disciplinare di produzione al Mipaaf”.

Lo ha dichiarato l’assessore alle Politiche Agricole e Forestali, Luca Braia nel corso della conferenza stampa che si è svolta presso il Dipartimento Politiche Agricole e Forestali, sede di Matera, cui hanno preso parte i rappresentanti delle Op olivicole costituenti l’Associazione IGP Olio Lucano, il dirigente generale Giovanni Oliva, i dirigenti del Dipartimento Agricoltura e Alsia.

“Abbiamo voluto dare evidenza pubblica – ha continuato l’assessore Braia - alla presentazione del dossier di candidatura della domanda perché giunge a conclusione del percorso intrapreso in questi ultimi due anni dagli uffici dipartimentali insieme ad Alsia ed alle organizzazioni produttive del comparto, per il riconoscimento del marchio Igp e del relativo disciplinare di produzione da parte del Ministero delle Politiche agricole, forestali ed alimentari.

Le sei organizzazioni di produttori (Apo; Olivicola Lucana, Oprol, Assoprol, Olivicoltori lucani e Uprol) che rappresentano insieme oltre 11mila olivicoltori, circa 8300 ettari di uliveti e 35 trasformatori, hanno costituito l’Associazione IGP olio lucano che invia ufficialmente al Mipaaf il dossier contenente le relazioni storica, socioeconomica e tecnica oltre che il disciplinare di produzione con le specifiche atte a delineare l’olio lucano che potrà fregiarsi di tale denominazione di qualità, rispettandone le caratteristiche organolettiche e chimico-fisiche sia in fase di produzione che di trasformazione.

Il disciplinare di produzione è fortemente orientato ad identificare il prodotto e il territorio regionale oltre che a difenderne la tipicità dalle incursioni esterne di altri oli non italiani. Sono infatti incluse tutte le varietà di olivo regionali autoctone e non e la zona di produzione riguarda tutta la Basilicata. Dai produttori ai frantoiani ai confezionatori, il disciplinare prevede un legame ambientale e sociale con la regione per le caratteristiche che vanno a determinare proprio la qualità del nostro prodotto e la buona reputazione dell’olio lucano sul mercato, che si può far risalire al 1988.

Cinque milioni di piante di olivo in tutto il territorio regionale, per nostra fortuna sane e lontane da problemi che invece affettano le regioni vicine, distribuite su 28mila ettari di territorio, oltre 27 varietà autoctone tra cui le più famose Ogliarola del Bradano delle Colline Materane, la Maiatica di Ferrandina e l’Ogliarola del Vulture.

Sono circa 30mila le aziende e 145 frantoi attivi, gran parte ancora aperti per la campagna olivicola 2017 in corso, in Basilicata presente una DOP riconosciuta per l’olio del Vulture su 46 marchi a denominazione dell’Italia.

Sono questi i numeri del comparto di Basilicata. Produciamo oggi l’1,4% dell’olio nazionale con una previsione stimata per la campagna 2017 di circa 5000 tonnellate. La Basilicata è, per Ismea, tra le poche regioni in ripresa dopo l’anno terribile, in tutta Italia, che è stato il 2016, nel quale si è toccato il punto più basso di produzione di olio, pur avendo raggiunto solo l’anno prima, invece, oltre 8 mila tonnellate.

L’olio extravergine di oliva ha già un marchio, presentato qualche mese fa e frutto di un concorso di idee volto ad interpretare l’olio lucano nelle componenti storia-natura-territorio sintetizzate nel logo vincitore, del giovane designer Danilo Varriale, nell’anfora che in sé contiene le radici e l’albero di ulivo ma anche le onde dei 4 principali fiumi lucani. Una volta ottenuta la denominazione IGP, - ha concluso Braia - le organizzazioni di produttori potranno utilizzare il marchio “Olio Lucano” per la promozione e valorizzazione del prodotto”.

di C. S.