Italia 18/10/2017

L'Italia olivicola deve tornare a crescere per fermare la perdita di quote di mercato

Mentre nel resto del mondo creascono consumi e impianti olivicoli, negli ultimi vent'anni in Italia la produzione è calata del 12% e i consumi sono in declino da oltre un decennio. Necessario investire in nuovi oliveti utilizzando le conoscenze e le tecnologie alla base del processo di intensificazione colturale


"Il consumo mondiale di olio di oliva è aumentato del 54% negli ultimi 20 anni grazie soprattutto ai consumi in Paesi non tradizionali consumatori. Nello stesso arco di tempo la produzione mondiale è più che raddoppiata grazie al contributo della Spagna e di altri Paesi mediterranei e non, che hanno investito nel settore olivicolo, mentre in Italia la produzione è calata del 12% e i consumi sono in declino da oltre un decennio". Lo ha detto Riccardo Gucci, docente del Dipartimento di Agraria dell'università di Pisa, tra i promotori del quarto convegno nazionale su Olio e olivo.

"E' evidente che l'Italia - ha aggiunto Gucci - sta perdendo quote di mercato. Per invertire la rotta è quindi necessario investire in nuovi oliveti utilizzando le conoscenze e le tecnologie alla base del processo di intensificazione colturale, come avvenuto per altre filiere frutticole attraverso nuovi modelli olivicoli ad alta e altissima densità di impianto anche attraverso un'irrigazione adeguata e per questo servono misure per consentire di captare l'acqua piovana mediante invasi artificiali".

"L'olivicoltura toscana ha di fronte una sfida non più rinviabile: aumentare decisamente la produzione dell'olio, mantenendo alto il livello qualitativo maturato in questi anni". Lo ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi nel suo intervento al IV convegno nazionale dell'olivo e dell'olio organizzato a Pisa dalle università di Pisa, dalla Scuola superiore Sant'Anna e dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana.

L'assessore, nell'intervento pronunciato in apertura dei lavori in corso presso l'aula magna del Polo Piagge, ha puntato il dito sull'esigenza di rilancio delle produzioni: "Vogliamo invertire il trend delle più recenti campagne – ha detto - in cui molti fattori (soprattutto climatici) hanno limitato le potenzialità di sviluppo del nostro olio sui mercati".
Remaschi ha accennato per punti le priorità su cui concentrare le azioni e ottenere il potenziamento della filiera, "dal vivaio allo scaffale": materiale genetico sicuro e autoctono, nuovi impianti olivicoli con schemi di allevamento innovativi, introduzione degli impianti di irrigazione, adeguata meccanizzazione in campo, strutture di trasformazione, logistica e di commercializzazione adeguate e organizzate, promozione sui mercati (interno ed esteri), sostegno al biologico, trasferimento dell'innovazione, aggregazione delle micro-imprese.

"Il nostro obiettivo nel breve periodo – ha concluso Remaschi - è ridare fiducia agli olivicoltori, soprattutto quelli professionali, per rilanciare gli investimenti nei nuovi impianti olivicoli e soddisfare così la "fame di Toscana", che quotidianamente registriamo sui mercati".

di C. S.