Italia 07/09/2017

Tempo di venti di guerra, potrebbe tornare il Vino della Pace

Dal 1985 al 2012, è stato inviato ai potenti della terra e ai Capi di Stato di tutto il mondo "quale segno di pace e fratellanza fra i popoli". Poi è rimasto per quattro anni chiuso in cantina e forse, proprio il 2017, potrebbe segnarne il ritorno


Rinasce il "Vino della Pace", prodotto con le uve di oltre 600 diversi vitigni provenienti dai cinque continenti e coltivati nella "Vigna del Mondo" a Cormons (Gorizia), da dove, ogni anno, dal 1985 al 2012, è stato inviato ai potenti della terra e ai Capi di Stato di tutto il mondo "quale segno di pace e fratellanza fra i popoli", impreziosito dalle etichette disegnate da grandi artisti di fama internazionale.

A riportare nelle bottiglie questo vino della Cantina Produttori Cormons, che negli ultimi quattro anni, benché prodotto é rimasto chiuso nelle vasche in cantina, sarà la vendemmia 2017 che, alla fine di settembre, potrebbe celebrare il ritorno, sulle colline del Collio, di un altro simbolo di pace e fratellanza. A raccogliere le uve nei due ettari della "Vigna del Mondo" che circondano la cantina di Cormons, infatti, potrebbero essere gli studenti del Collegio del Mondo Unito di Duino (Trieste), proprio come è successo tante volte in passato.

"Questo - spiega il nuovo direttore della Cantina, Andrea Russo - non è ancora sicuro, ma è assolutamente certo che il "Vino della Pace" del 2017 tornerà in bottiglia, con una veste nuova rispetto al passato".

Da definire anche le etichette della rinascita, per rinnovare una tradizione che ha visto grandissimi artisti apporre la propria firma sulle prestigiose bottiglie: dai tre maestri della prima edizione, nel 1985 - Zoran Music, Arnaldo Pomodoro ed Enrico Baj - fino ai nomi di una galleria che comprende Dietman, Minguzzi, Fiume, Consagra, Celiberti, Manzù, Sassu, Fini, Vedova, Anderle, Rauschenberg, Corneille, Treccani, Nagasawa, Tadini, Ceroli, e finanche Dario Fo e Yoko Ono.

di C. S.