Italia 16/12/2016

80 milioni di euro rubati all'agricoltura siciliana

I falsi e le truffe sarebbero stati realizzati e agevolati grazie alla complicità dei Centri assistenza agricola, con "utili paragonabili a quelli del traffico delle armi o della droga, ma con minori rischi dal punto di vista penale"


Maxi frode sui fondi per l'agricoltura in Sicilia e sigilli a patrimoni. Disposto il sequestro per equivalente di beni per 500.000 euro nei confronti di tre indagati di Capizzi (Messina), accusati, in concorso con altre cinque persone, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e riciclaggio, in riferimento a contributi comunitari per l'agricoltura erogati tramite l'Agea in favore di aziende a loro riconducibili.

L'attività investigativa, ancora in corso nei confronti di centinaia di altri soggetti delle province di Enna, Catania e Messina, ha accertato assegnazioni di fondi indebite per oltre 80.000.000 di euro.

Questi i frutti di una capillare attività di indagine portata avanti dal personale della Sezione di P.G. presso la Procura della Repubblica di Enna del Corpo Forestale dello Stato, con il supporto dei Carabinieri sia della Sezione di P.G. che del Nucleo Investigativo Carabinieri di Enna, oltre che della Guardia di Finanza.

Le indagini riguardano nello specifico la percezione di contributi comunitari per l’agricoltura erogati tramite AGEA in favore di aziende agricole a vario titolo riconducibili agli indagati.

Secondo le risultanze dell'inchiesta "l'inadeguatezza dei controlli sull'agricoltura effettuati in questi ultimi dieci anni ha permesso la creazione di un sistema di frodi con utili paragonabili a quelli del traffico delle armi o della droga, ma con minori rischi dal punto di vista penale". La Procura contestualmente ha proceduto all'applicazione di due misure cautelari dell'obbligo di presentazione.

I falsi e le truffe sarebbero stati realizzati e agevolati grazie alla complicità dei Centri assistenza agricola, che permettevano che le credenziali loro assegnate dal Sistema informatico agricolo nazionale per l'inserimento e validazione dei dati contenuti nei fascicoli delle aziende agricole, e legate in modo esclusivo all'operatore del Caa o al responsabile di sede Caa, venissero utilizzate anche da terzi compiacenti. L'indagine, spiegano gli inquirenti, "conferma in modo inequivocabile che i soggetti interessati non solo utilizzavano indebitamente particelle catastali di terreni ricadenti nel territorio siciliano, ma dichiaravano anche il possesso o la proprieta' di beni demaniali sia in Sicilia che in altre regioni d'Italia, attraverso la presentazione di falsi contratti di conduzione e dichiarazioni sostitutive". Sviluppata un'attenta analisi sull'attribuzione ed il successivo passaggio dei titoli Agea, attribuiti dalla Riserva nazionale, che ha messo in evidenza una falla nel sistema di assegnazione e di attribuzione dei relativi contributi comunitari. La Procura di Enna sta verificando se esista o meno una regia comune in ordine alle consistenti truffe commesse.

di T N