Italia 18/10/2016

Si riaccende lo scontro sulla Taggiasca, sarà muro contro muro?

Si riaccende lo scontro sulla Taggiasca, sarà muro contro muro?

La Regione tira dritto e vuole la sostituzione del nome per la creazione di due Dop. Il Comitato Salva Taggiasca non ci sta e attacca l'assessore Stefano Mai e le associazioni di categoria sulla questione Taggiasca-Giuggiolina


Siamo alla “Guerra Santa dell’olio. Dopo le dichiarazioni dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Stefano Mai che ha anticipato ai media la presentazione della richiesta della dop per l’oliva taggiasca oggi scende in campo il Comitato Promotore per la protezione, la tutela e la valorizzazione della cultivar taggiasca nel Ponente ligure.

Quello del Comitato “SalvaTaggiasca” è un intervento a trecentosessanta gradi che affronta le tematiche del problema senza risparmiare accuse al “fronte” che invoca la dop per la taggiasca.

La politica - spiegano i rappresentanti del Comitato - si schiera apertamente e decisamente contro buona parte del territorio che ritiene la sostituzione della Cultivar Taggiasca una forzatura controproducente per tutta la filiera. Noi rappresentiamo una buona parte di operatori che non si sentono rappresentati e tutelati dalle Associazioni di Categoria e, da oggi, neppure dalle Istituzioni della Regione Liguria che invece dovrebbe rappresentarci tutti.

Era stato acclarato (come da iter progettuale a noi presentato dai tecnici della Regione Liguria) che per arrivare alla sostituzione della dop fosse necessaria un’ampia coesione del territorio che ad oggi non c’è. Anzi, una parte è decisamente contraria mentre dall’altra ci sono molti indecisi, a causa delle scarse e fuorvianti informazioni ricevute>.

"Questa sembra una decisione caduta dall’alto - incalza Simone Rossi, presidente del Comitato “Salvataggiasca” -  È chiaro che le istituzioni si stanno assumendo le responsabilità delle conseguenze che ne deriveranno. A cosa sono servite tutte le riunioni fatte, se questo è il risultato? Nell’audizione in Regione bene si erano evidenziate le differenti posizioni presenti sul territorio e si era prospettato un tavolo di concertazione patrocinato da Unioncamere. Dopo l’incontro avuto la settimana scorsa con il Presidente del gruppo promotore Dop Taggiasca De Andreis avevamo ben spiegato e ribadito la nostra posizione di totale dissenso sulla sostituzione, sottolineando però l’ampia disponibilità a realizzare una Dop Liguria condivisa ed accessibile a tutti che però non preveda la sostituzione del nome “Taggiasca” in “GiuggiolinaA” ne ora ne mai, appello caduto nell’indifferenza più assoluta. A noi sembra che tutto sia già stato deciso e che non ci sia alcuna volontà di mediazione tra i favorevoli ed i contrari, Ricordiamo inoltre che la Dop è per legge una certificazione volontaria che però in questo caso effettuando la sostituzione del nome diventa a tutti gli effetti obbligatoria."

Non solo. Oggi viene chiesto a tutti gli operatori di fare una scelta senza neanche essere informati su quali saranno i costi certificazione, le tempistiche di certificazione del prodotto, la burocrazia che si andrà ad aggiungere a quella già esistente che colpirà direttamente olivicoltori, trasformatori ed i confezionatori ed infine il disciplinare di produzione fondamentale per capire se ognuno di noi potrà farcela con gli strumenti a disposizione nelle proprie aziende o se pure dovrà prepararsi a fare grossi investimenti in attrezzature meccaniche utili per avere la possibilità di riuscire a certificare il prodotto.

Se avvenisse la sostituzione della cultivar per potersi fregiare nuovamente del nome “Taggiasca” bisognerà aderire obbligatoriamente alla Dop. e non solo il prodotto dovrà avere tutti i requisiti previsti e richiesti dalla certificazione sia qualitativi che burocratici e se anche solo un passaggio sarà fuori posto il prodotto verrà declassato a “cultivar Giuggiolina” che essendo sconosciuta sul mercato avrà dei valori bassissimi.

"Attenzione…..- conclude Rossi - una gran parte degli operatori della Provincia di Imperia e di Savona non accetterà mai una dop creata dalla sostituzione di una cultivar ed è proprio questo che porterà il territorio nuovamente verso l’abbandono, con buona pace dei produttori di more".

di C. S.