Italia 26/11/2015

Un piano di promozione da 40 milioni di euro per il Made in Italy in Usa

Dopo anni in cui l'Ice poteva contare su un budget di 23 milioni di euro, alzato a 70 milioni nel 2014, ora la sfida è lanciare i prodotti agroalimentari italiani in Nord America


Un piano triennale di promozione del Made in Italy negli Stati Uniti e in Canada, per un costo complessivo di 40 milioni di euro. Sarà parte integrante del più ampio piano di promozione del Made in Italy che vale più di 200 milioni di euro.

E' quanto ha presentato il viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda nel corso della conferenza in cui è stata presentata alla camera la compagna di promozione strategica del cibo 100% made in Italy in Usa e Canada promossa dalla Camera dei deputati, il Mise e le Assocamere estero. 

Tre i livelli dell'attività promozionale: “l’accordo con la Gdo, per portare sullo scaffale il prodotto che oggi non c’è; in America il cibo italiano viene considerato ancora come ’comfort food’, noi vorremmo che il cibo italiano fosse acquistato non solo perché piace ma anche perché fa bene”. Secondo: “un lavoro con un sistema fieristico nazionale che non si faccia la guerra ma che lavorino insieme in sinergia”. Terzo tassello, ha proseguito Calenda, quello dei piani media: “abbiamo concentrato gli sforzi su quattro stati New York, California, Texas e Illinois. In seguito saranno fatti anche in altri stati”.

A questo proposito il viceministro del Mise ha sottolineato il lavoro fatto in accordo con il ministero delle Politiche agricole. “Ora ci aspettiamo passi avanti e collaborazione dal settore privato e consorzi rappresentati. Nella Finanziaria anche quest’anno saranno previste ulteriori risorse e credo che questa sia la scleta giusta. Per la prima volta quest’anno il metodo adottato è stato quello ‘aziendale’”.

“Siamo partiti da un dato, l’export lo scorso anno era di 34 miliardi di euro, quest’anno anche grazie al volano di Exposiamo già a quota 37 miliardi. Questo per dirla con il presidente Renzi testimonia che nel mondo c’è tanta voglia di italianità. Se potessimo registrare il brand Made in Italy sarebbe il terzo più appetibile al mondo. 60 miliardi di Italian sounding sono il doppio del nostro export. Questa la considerazione da cui siamo partiti - ha aggiunto la vice presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della contraffazione Colomba Mongiello - Non si è mai visto una cifra così elevata – 220 milioni di euro – che è stata investita per un progetto”.

Non basta però la sola promozione.

“Si tratta di azioni condivisibili, ma ogni produzione ha target diversi, qui sono state inquadrate azioni fondamentali. È molto importante però la formazione del personale, il problema fondamentale per quanto riguarda l’Italian sounding è che troviamo prodotti autentici e gli altri in canali che fanno sentire sicuri - ha dichiarato Pier Maria Saccani dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche.

Il formaggio Asiago è un esempio lampante: ”oggi ci sono tipologie di asiago di marche americane che costano più dell’Asiago italiano, non c’è neanche un differenziale di prezzo e il paradosso è che quello americano ha la bandiera italiana che l’altro non ha quindi per assurdo sarebbe da dire ai consumatori di non comprare i prodotti che hanno la bandierina italiana. Cercheremo di mettere del nostro per sfruttare tutte le opportunità messe in campo”.

 

di T N