Italia 30/09/2015

La Calabria dell'olio d'oliva a Expo, un comparto da 500 milioni di euro all'anno

Con la nascita dell'Igp di Calabria, l'olio extra vergine di oliva calabrese rappresenterà la "nostra carta d'identità". Cresce l'attenzione verso il prodotto e quindi anche le quantità imbottigliate direttamente da giovani produttori sul territorio


La Calabria investe sull'oro giallo: "i numeri sono quelli della filiera più importante che abbiamo in Calabria: circa 180 mila ettari di superficie coltivata, 500 milioni di euro di fatturato, un numero di piante che conservano una caratteristica e una monumentalità interessante. L'olio rappresenta una filiera da valorizzare, da cui non partire ma da cui continuare, perché la filiera dell'olio in questi ultimi venti anni ha fatto passi da gigante". Così Giacomo Giovinazzo, dirigente della Regione Calabria, interviene all'evento 'The elixir of live. L'olio extravergine delle olive di Calabria' all'interno della settimana in cui la Regione Calabria è protagonista a Expo.

In Calabria si coltiva il 32% circa del totale nazionale con caratteristiche organolettiche riconosciute a livelli internazionale. In testa per coltivazione Reggio Calabria, seguite dalle province di Catanzaro e Cosenza per una produzione annua che nell'intera Calabria è pari a circa 10 milioni di quintali di olive da cui si ottengono circa 2,2 milioni di quintali di olio. Il patrimonio olivicolo autoctono annovera oltre 30 specie.

"Le percentuali di imbottigliamento dell'olio calabrese incrementano di anno in anno, e insieme al settore agroalimentare rappresenta una sorta di asset strutturale dell'economia regionale. L'agroalimentare - sottolinea Giovinazzo -, insieme alla cultura e al turismo, possono diventare la carta di identità economica di una regione che ha le caratteristiche di una regione mediterranea ma 'vive' in Europa".

In un Expo che ha al centro il tema dell'alimentazione, la Calabria punta a fornire un contributo non folcloristico, ma di "un brand da diffondere", capace di dare opportunità di lavoro ai giovani e di proteggere i prodotti 'made in Calabria'. Un lavoro che spiega Giacomo Giovinazzo, dirigente della Regione calabrese, si muove su due fronti: da un lato una struttura aziendale in cui la formazione professionale deve avere un ruolo sempre più marcato, dall'altro garantire un 'bollino di qualità', dando al prodotto un nome e un cognome d'origine.

"Abbiamo avuti tre Dop che hanno avuto un ruolo importante, ma ci siamo accorti che i quantitativi di oli non erano commisurati alla grande quantità di olio prodotto in Calabria, quindi abbiamo iniziato un percorso per la costruzione dell'Igp che è in fase di valutazione transitoria, cioè abbiamo ottenuto il riconoscimento italiano, sono state fatte delle osservazioni dalla Comunità europea a cui stiamo rispondendo. Ci auguriamo di riuscire, al più presto, a dare un nome e cognome a questa produzione - ha affermato Rosario Franco,  funzionario del Dipartimento agricoltura, anima e cuore dell'Igp in Regione - Questo non risolve i problemi della filiera, però, è un primo passo per dire chi vuole utilizzare il nome olio calabrese deve adeguarsi a determinati standard, quindi offre una forma di protezione assolutamente in linea con quello che è il sistema della regionalità e della qualità europea".

Tradizione e innovazione messe in mostra con la guida del carrello degli oli extravergini di Calabria o il panettone all'olio d'oliva offerto ai visitatori dell'Esposizione universale.

di C. S.