Italia 29/07/2014

Boom della soia in Italia, ai minimi storici le semine a mais


L’Italia riscopre la soia: più 45% gli ettari seminati quest’anno se confrontati con la media dell’ultimo decennio; più 22% se il raffronto è con la scorsa campagna.

Secondo l’Ismea, che in collaborazione con l’Unione seminativi ha condotto a metà giugno un’indagine sul campo per valutare l’entità degli investimenti 2014, le superfici seminate a soia in Italia hanno sfiorato 226 mila ettari, contro i 184 mila del 2013.
Ne sono usciti penalizzati mais e girasole. Il primo, con 830 mila ettari, ha perso quest’anno - sempre sulla base delle previsioni - quasi il 9% delle superfici registrate dall’Istat nel 2013, portandosi al minimo storico. Per il girasole Ismea stima invece una contrazione del 20% su base annua, con meno di 103 mila ettari seminati, il livello più basso dall’inizio degli anni Duemila dopo il minimo toccato nel 2010.

Le motivazioni legate ai cambiamenti colturali - spiega l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - sono da ricercarsi nei bassi prezzi internazionali del mais e nella migliore redditività della soia che, seppure con rese unitarie inferiori, garantisce in questa fase prezzi più favorevoli per gli agricoltori e minori costi di produzione.

A livello territoriale il mais perde superfici in tutte le regioni del Nord tradizionalmente legate a questo coltura, dal Veneto (e Friuli Venezia Giulia) alla Lombardia, dal Piemonte all’Emilia Romagna.

Riguardo alla soia, è il Veneto, dove si concentra quasi la metà delle superfici nazionali, a riportare in auge l’oleaginosa, di cui l’Italia è il primo produttore a livello europeo, ma contributi arrivano anche da Friuli, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.
In generale, conclude l’Ismea, lo stato delle colture primaverili risulta più che soddisfacente. Non si registrano fitopatie nella maggior parte degli areali di produzione; segnalati solo problemi legati a fenomeni di ristagno idrico in alcune regioni, in prevalenza del Centro Italia.

di C. S.