Italia 10/04/2014

Segnali di ripresa per il mercato olivicolo. Zoccolo duro il nord Europa

Secondo Confagricoltura il mercato sembra essersi finalmente risvegliato. Sotto la lente anche i dati dell’export dell’olio d’oliva con un incremento dell’8,2% in valore, ma una flessione in quantità del 7,6% nel 2013 rispetto all'anno precedente


l mercato sembra essersi finalmente risvegliato per l’olio d’oliva, con il prezzo medio dell’extravergine che, a febbraio, in base ai dati Ismea, è aumentato del 4,5% rispetto al mese precedente. Da gennaio a novembre 2013 era proseguita una flessione progressiva delle quotazioni, poi finalmente il prezzo è cominciato a risalire. Lo ha evidenziato la Federazione di Prodotto Olivicola di Confagricoltura, che si è riunita a Verona, in occasione del Sol - Salone internazionale dell’Olio d’Oliva, concomitante al Vinitaly.

"Il mercato dell’extravergine – ha osservato il presidente della Federazione Donato Rossi – sta facendo piccoli passi avanti che danno fiducia e stimolano a progredire, a programmare nuovi investimenti, ad ottenere risultati migliori". Il trend positivo è la molla che spinge a migliorare.

Sotto la lente di osservazione di Confagricoltura anche i dati dell’export dell’olio d’oliva con un incremento dell’8,2% in valore, ma una flessione in quantità del 7,6% nel 2013 rispetto all'anno precedente. Lo zoccolo duro sono i mercati del Nord Europa (con buone performance in Regno Unito, Olanda) ma – come ha rilevato Rossi - "ci sono nuove realtà interessanti, connesse anche al mutamento della geografia del consumo, come l’Australia, la Cina, il Giappone; qualche segnale positivo viene pure dalla Russia". Lo ha confermato la partecipazione alle degustazioni di numerosi buyer stranieri provenienti da Usa, Gran Bretagna, Germania, Messico, Paesi Baltici e Scandinavi, Ucraina e Iraq.

La Federazione Olivicola di Confagricoltura ha ampiamente dibattuto sulla nuova categoria di extravergine, in aggiunta a quelle esistenti, “Olio di alta qualità”. Oggi nell'offerta di extravergine ci sono variazioni qualitative troppo ampie ed è quindi opportuno disporre di norme più rigide. Si pensa pertanto, per il “made in Italy”, ad una categoria “100x100 italiano” (di base), poi a quella di “Olio di alta qualità”, quindi agli oli a denominazione di origine (che si fregiano di Igp e Dop e specifici disciplinari di produzioni).

"La carta vincente sul mercato nazionale ma anche per quello internazionale è quella – ha commentato Rossi – di ottenere un prodotto con tracciabilità certificata. Una tracciabilità legata al prodotto più che al processo, relativo agli aspetti che tendono a qualificarlo, a descriverlo". Connesso a questo progetto quello di estendere la “Carta degli oli” nei luoghi di ristorazione; con essa gli oli si possono è presentare al consumatore, si “raccontano”.

di C. S.