Gastronomia 21/06/2016

Come cambiano le abitudini di spesa alimentare degli italiani

Dal take away via internet alle spesa on line. Sette milioni di persone di dedicano al take away, almeno una volta alla settimana. Nella scelta del negozio, anche se virtuale, ci si fida dei giudizi di persone in carne e ossa, amici e parenti prima di tutto


È di oltre 7 milioni di persone il potenziale del digital takeaway in Italia, con una percentuale pari al 19% di italiani che dimostrano una “intention to buy” nel mercato dell’online food delivery. Sono queste le principali evidenze tracciate dal 1° Osservatorio Nazionale sul mercato del takeaway in Italia realizzato da Just Eat, il servizio per ordinare online pranzo e cena a domicilio, in collaborazione con GfK Eurisko.

Il consumo di cibo a domicilio risulta essere un fenomeno molto diffuso: il 51% e il 39% degli italiani ha provato queste due modalità, ordinazione di persona e al telefono, almeno una volta negli ultimi 6 mesi.

In quello che viene definito asporto di persona, che non comprende cioè la consegna a casa da parte del ristorante, il 44% ordina di persona, recandosi sul posto, il 31% al telefono, ma la consegna a domicilio è comunque abbastanza diffusa (23% da ordine personale, e 24% da ordine telefonico).

Attualmente il digital takeaway è un fenomeno più circoscritto, che ha coinvolto il 2% circa del campione negli ultimi 6 mesi, ma con dei dettagli di consumo differenti. Si alza infatti la frequenza media di ricorso, circa 4/5 volte al mese contro le circa 1 o 2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, e la spesa media, con circa 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico.

Anche nell’ordinazione digitale prevale il ritiro di persona del cibo, ma la quota di ricorso all’home delivery è comunque rilevante: 65% di chi ha effettuato un ordine digitale ha usufruito dell’home delivery negli ultimi 6 mesi. Ma qual è la propensione degli italiani al digital takeaway? Secondo lo studio i soggetti orientati “certamente” o “probabilmente” a servirsi del digital take away sono il 19% della popolazione italiana adulta, con uno specifico 14% che dimostra una maggiore digital expertise e quindi una predisposizione più accentuata.

Ma a chi affidare la propria spesa?

Nell’epoca degli smartphone, dei blog e dei social network, ci si fida ancora del passaparola, almeno stanto a un'indagine di Cortilla.  Dal sondaggio effettuato emerge che se anche la spesa tramite app e siti di e-commerce sta prendendo sempre più piede, infatti il 20% degli intervistati dichiara di fare acquisti online almeno una volta a settimana, appare altrettanto evidente la tendenza a mantenere le abitudini consolidate negli anni. Si è quindi scoperto che gli italiani continuano a fare affidamento non solo sulla Gdo (67%), ma anche sul fruttivendolo (21%) e sul macellaio (13%), alla ricerca di un vero e proprio rapporto di fiducia con il negoziante sotto casa. E, a sorpresa, non intendono smettere di avventurarsi tutte le settimane tra le bancarelle di mercati rionali (14%) e comunali (10%). Le donne si confermano le regine della dispensa (su 100 intervistati, sono 73 le donne a occuparsi della spesa per tutta la famiglia, online o presso il punto vendita tradizionale), con un’età media compresa fra i 35 e i 44 anni (40% del campione, contro il 25% di 45-54enni e il 22% di under 34).

Viene inoltre specificato in una nota di spiegazione al sondaggio che frutta e verdura sono alla base della dieta quotidiana (l’82% consuma verdura quasi tutti i giorni, mentre il menu del 77% degli intervistati prevede almeno una porzione di frutta al giorno), le caratteristiche imprescindibili per far entrare i prodotti nella busta della spesa sono freschezza (97%), sapore (94%), provenienza (80%) e stagionalità (78%). Il tutto accompagnato da un buon rapporto qualità/prezzo: il 62% del campione, infatti, controlla attentamente anche i costi prima di procedere all’acquisto.

La fiducia? Alle persone.

Ben il 70% degli intervistati fa ancora ricorso al passaparola, ritendendo l’opinione dei conoscenti il parametro di valutazione più affidabile. Solo il 31% si rivolge in questi casi alle pagine social, mentre un più consistente 47% consulta invece blog e community specializzate.

di C. S.