Economia 19/03/2018

Magri guadagni per il commercio dell'olio d'oliva in Italia

Magri guadagni per il commercio dell'olio d'oliva in Italia

L'analisi Leanus-BeBeez svela il bluff della forza del settore del commercio oleario italiano, con fatturati alti, che superano i 700 milioni di euro per otto big del settore, a fronte di margini operativi netti complessivi per soli 4,5 milioni di euro


Il settore dell'olio d'oliva è povero e in difficoltà non sono solo olivicoltori e frantoiani ma anche e soprattutto il mondo del commercio oleario, stando a un'indagine Leanus-BeBeez sui bilanci al 31-12-2016 delle aziende classificate secondo il codice Ateco 10.41.10: produzione di olio di oliva da olive prevalentemente non di produzione propria.

Secondo l'indagine sono 61 le aziende di questo tipo in Italia, per un fatturato complessivo di quasi 1,2 miliardi di euro.

Nonostante l'alto fatturato solo 19 aziende, tra quelle esaminate, hanno un buon profilo di rischio e una buona redditività e generalmente di tratta di aziende medio-piccole, mentre i big del settore manifesterebbero i segni di un'incipiente crisi.

Se consideriamo solo le 8 principali aziende del rapporto scopriamo infatti che, nell'insieme, hanno un fatturato che supera i 700 milioni di euro (727 milioni per l'esattezza), un margine operativo lordo di 15 milioni di euro e un margine operativo netto di 4,5 milioni di euro.

La media del margine operativo lordo per queste otto aziende è del 2,2%, considerata solo discreta dagli analisti di Leanus-BeBeez, ma soprattutto una media del margine operativo netto che è appena dello 0,6%, considerato gravemente insufficiente. Considerato anche inadeguato il rapporto tra liquidità e ricavi, pari al 2,2%, così pure il rapporto tra il cash flow operativo (soldi disponibili nel corso dell'operatività) e ricavi al 3,2%.

Dall'analisi risulta evidente che queste aziende hanno “il fiato corto”, tanto che gli analisti di Leanus-BeBeez stiamo che, nel 2017, abbiamo potuto indebitarsi per non più di altri 15 milioni di euro, per investimenti o altro. Si tratta di una capacità di investimento particolarmente bassa, tanto più se rapportata ai ricavi generati.

Facendo un confronto con un big mondiale del settore alimentare, come Coca Cola, scopriamo che il margine operativo lordo dell'azienda multinazionale è del 24% nel 2016, con un margine operativo netto del 20%. Venendo in casa nostra, Barilla ha fatto registrare un margine operativo lordo del 15% e un margine operativo netto che sfiora l'11%.

Anche nell'ambito alimentare viene considerato soddisfacente un business che possa generare margini operativi, lordi e netti, a doppia cifra, risultato che, evidentemente è assai lontano per le aziende di commercio oleario.

Soprattutto, però, è evidente come tali aziende possano soffrire, in termini di bilancio e di performance, aumenti considerevoli della materia prima,soprattutto quanto al rapporto liquidità/ricavi.

Non resta che capire cosa è successo ai bilanci di tali aziende nel 2017, anno che ha segnato anche un calo dell'export, laddove tradizionalmente si concentra la maggiore marginalità aziendale.

Che tutto questo abbia avuto qualche riflesso sulla dinamica dei prezzi all'ingrosso registrati in Italia e in Spagna negli ultimi mesi?

di T N