Economia 19/11/2015

E' boom delle bollicine italiane all'estero

L'export vitivinicolo arriva a 3,39 miliardi di euro, con un incremento del 6% rispetto all'anno precedente. Prosegue al contrario il boom della spumantistica. È però ancora troppo presto per parlare di un’inversione di tendenza


E' sempre più a portata di mano il traguardo dei 5,5 miliardi di euro di fatturato all’estero delle cantine italiane. L’aggiornamento ad agosto dei dati dell’export vinicolo diffusi dall’Istat, indicano un incremento del 6% sul corrispondente periodo del 2014, portando gli introiti del settore a 3,39 miliardi di euro.

Le elaborazioni Ismea confermano la battuta d’arresto dei flussi in volume determinato essenzialmente dai vini sfusi. Prosegue al contrario il boom della spumantistica, con un quantitativo poco al di sotto di 1,6 milioni di ettolitri (+16% su base annua) per un controvalore di 556 milioni di euro (+18%). A trainare il segmento, gli “altri spumanti Dop”, voce al cui interno è preponderante il Prosecco e che ha messo a segno un balzo in avanti di oltre il 30% sia a volume che a valore.

Sul fronte produttivo, prosegue il tendenziale di Ismea, le prime stime dell’OIV attestano la produzione mondiale 2015 a 276 milioni di ettolitri, il 2% in più sull’anno prima, con un quantitativo targato Ue di circa 170 milioni, in lieve crescita sul 2014. Tra i big in Europa, oltre al dato positivo dell’Italia (+12% come stimato da Ismea e Uiv), avanza, contrariamente alle attese di settembre, anche la Francia (+2%), mentre subisce un calo di un certo peso la produzione iberica (-8%), indicata a 37 milioni di ettolitri. Una situazione affatto omogenea emerge anche fuori dai confini comunitari. Gli Stati Uniti, nonostante i problemi di siccità sopportati durante l’estate, superano di poco i 22 milioni di ettolitri (+1%), mentre in Sudamerica la vendemmia 2015 ha ridotto notevolmente il gap tra Argentina e Cile; la prima, infatti, ha avuto una produzione di 13,4 milioni di ettolitri (-12%) a fronte dei 12,9 milioni di ettolitri cileni (+23%). Australia e Sud Africa, rispettivamente con 12 e 11,3 milioni di ettolitri, restano sugli stessi livelli del 2014, mentre è la Nuova Zelanda ad aver registrato una decisa battuta d’arresto (-27%) dopo un 2014 da record con 3,2 milioni di ettolitri.
Il 2015, sempre secondo stime Oiv, potrebbe essere anche l’anno della ripresa dei consumi mondiali di vino dopo la frenata del 2014.

Spostando di nuovo il campo di osservazione in Italia, si è osserva da ottobre un prima ripresa dei prezzi all’origine dei vini, dopo un avvio di campagna molto deludente. È ancora troppo presto per parlare di un’inversione di tendenza, sottolinea l’Ismea, ma la minore pressione competitiva del prodotto spagnolo - specie nel segmento dei vini comuni, da sempre il più esposto alle dinamiche internazionali - , potrebbe influire positivamente sull’andamento futuro dei listini nazionali.

di C. S.