Economia 07/10/2015

Il food italiano cresce quando è certificato

Le imprese certificate della filiera agroalimentare italiana durante gli anni della crisi hanno incrementato la quota di fatturato per export di 9 punti percentuali, passando dal 27% del 2007 al 36% nel 2014


Sale al 36% la quota di fatturato per l’export delle imprese certificate della filiera agroalimentare e al 70% quella imputabile direttamente ai prodotti certificati. Il 41,6% delle imprese certificate prevede un fatturato in crescita nel prossimo triennio. Per l’84% delle imprese le certificazioni possedute hanno permesso di migliorare la reputazione aziendale. Il 73,4% aderisce ai consorzi per la tutela del marchio, il 32,8% alle organizzazioni di produttori, il 16,5% alle cooperative e il 10,8% alle reti d’impresa, denotando una forte propensione all’associazionismo.

E’ quanto emerge in sintesi dall’Osservatorio “Certificazione e qualità nella filiera dell’agroalimentare”, realizzato da Accredia, l’ente unico italiano di accreditamento, in collaborazione con il Censis, che ha coinvolto circa 1.000 imprese certificate.

Le imprese certificate della filiera agroalimentare italiana durante gli anni della crisi hanno incrementato la quota di fatturato per export di 9 punti percentuali, passando dal 27% del 2007 al 36% nel 2014, e quella imputabile direttamente ai prodotti certificati al 70%. Nello specifico, nel 2007 per il 37% delle imprese interpellate la quota dell’export incideva meno del 5% sul fatturato e solo per il 10% delle stesse superava il 70%. Nel 2014, il fatturato export ha inciso per meno del 5% solo per il 19,6% delle imprese, mentre per il 16,4% delle stesse ha superato il 70%.

Il 36,7% delle imprese certificate ha dichiarato che durante la crisi è riuscita a crescere e il 45,3% ha confermato una sostanziale tenuta. Per il secondo semestre 2015, il 20,7% prevede un fatturato in crescita e il 65,7% sostanzialmente stabile, mentre per il prossimo triennio la quota degli ottimisti sale addirittura al 41,6% e quella di chi si attende una sostanziale stabilità passa al 40,8%. Per gli imprenditori intervistati i fenomeni maggiormente significativi che hanno connotato gli ultimi tre anni con grandi impatti diretti sulle imprese sono stati: la crescita di appeal dei prodotti made in Italy (36,3%), l’introduzione di nuove normative e regolazioni (26,9%), il consolidamento dei rapporti all’interno della filiera agroalimentare (25,5%), l’aumentata concorrenza a livello internazionale (25,3%)e la crescita del ruolo della grande distribuzione (21,1%).

L’Italia si rivela tra i primi paesi al mondo per la sicurezza alimentare: solo lo 0,4% dei prodotti controllati presenta residui chimici oltre il limite, contro una media europea dell’1,5% e mondiale del 7,9%.

Le prime tre azioni che le aziende interpellate intendono attivare nel breve periodo per fronteggiare al meglio i mercati e la congiuntura economica sono: migliorare la propria capacità commerciale (50,5%), aumentare la presenza sui mercati esteri (33,4) e rafforzare le relazioni con clienti, fornitori e altre aziende (28,2%). Il 39% delle aziende certificate intervistate che ha un proprio sito internet lo utilizza per vendere i propri prodotti e circa l’80% di tutte le aziende intervistate li distribuisce direttamente al consumatore finale.

Dall’Osservatorio Accredia-Censis emerge inoltre che l’Italia è al primo posto in Europa per certificati DOP e IGP e che la GDO, che commercializza in Italia il 65% del prodotto agroalimentare, impone a tutta la filiera certificazioni di processo a garanzia della sicurezza e della tracciabilità. Il sistema italiano dei controlli sugli alimenti e la prevenzione delle frodi, che fa riferimento da un lato al Ministero della Salute e al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e dall’altro alla fitta rete di organismi e laboratori accreditati da Accredia per rilasciare le certificazioni, è uno dei più efficaci in Europa.

di C. S.