Economia 20/06/2013

Il vino italiano in Africa? Più che una provocazione


Nel 2012 le importazioni di vino nel continente africano hanno raggiunto il valore di 534,5 milioni di dollari, evidenziando una crescita del 7% rispetto all’anno precedente e di ben il 445% rispetto al 2002.

Sebbene si tratti di un valore che complessivamente risulta inferiore alle importazioni di vino della sola Danimarca, i tassi di crescita che stanno interessando l’import in molti paesi africani inducono a guardare a tale area con occhi differenti rispetto al passato. E questo per diversi motivi.

La crescita degli investimenti esteri nel continente africano, soprattutto nei Paesi con forti attività estrattive, infrastrutturali ed anche di coltivazione agricola, sta conducendo ad uno sviluppo economico spinto soprattutto dalle esportazioni di commodity (petrolio, minerali, derrate agricole, ecc).

I primi 3 paesi africani per valore dell’import di vino (Angola, Nigeria e Costa d’Avorio) hanno visto un incremento nei propri redditi pro-capite negli ultimi dieci anni rispettivamente pari a +1.087%, +230% e +79%. Certo, i livelli assoluti non sono comparabili con i nostri: si va dai 1.200 dollari annui della Costa d’Avorio ai 5.300 dollari dell’Angola, contro gli oltre 32.000 dollari degli italiani, ma quello che deve essere monitorata è la crescita della cosiddetta “classe media” africana.

Diversi studi internazionali concordano nel prevedere uno sviluppo rilevante delle famiglie africane più “agiate”, sottolineando al contempo come già oggi la “classe media” (persone con più di 20.000 dollari di reddito annuo) presente nel continente sia comunque più numerosa che in India. Al pari di quello che sta accadendo nei BRIC e nelle altre economie asiatiche, questo sviluppo economico porterà ad una crescita dei consumi e, tra gli altri, di quelli di vino.

Fonte: Winemonitor

di C. S.